La Cina è in movimento: nell’Impero di Mezzo più profondo i pensionati protestano. Giungono echi di migliaia di rivolte di gruppi che non sopportano più le privazioni. Furono strappati dalle campagne al tempo delle grandi modernizzazioni di Deng e ora sono ridotti alla disperazione per i tagli “modello austerità Ue” che il Partito ha deciso in merito alla sanità gestita dai comuni che non riescono più garantire l’ordine e la pace sociale.



Ma là Cina è in movimento anche su scala mondiale. Wang Yi – il delfino in pectore di Xi Jinping e ora capo dell’ufficio estero del Pcc e quindi al vertice della diplomazia imperiale – partecipa alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza e ha visitato nazioni strategiche e che sono considerate dalla Cina in grado di contribuire a superare il vuoto di potenza mondiale creatosi dopo l’aggressione russa all’Ucraina.



Si è già compiuta una visita strategica in Francia. Macron è pur sempre colui che dichiarò cerebralmente morta la Nato e nonostante i chiari di luna filo Usa attuali resta pur sempre il mediatore per eccellenza tra la Russia, gli Usa e la Germania. La Force de Frappe – ora che il Regno Unito è ritornato al suo ruolo storico di Potenza marittima senza averne più la forza – rimane pur sempre uno strumento negoziale che dà alla douce France un ruolo insopprimibile.

Più sottili e gravi le implicazioni della visita italica. Gentiloni e Renzi – da buoni esponenti del. Sistema di potere finanziario internazionale – posero le basi della subalternità alla Cina cedendo quote importanti di nostre aziende strategiche, energetiche e non, ponendo le basi del memorandum con la Cina che fece sì che l’Italia fosse la sola sola nazione dell’Ue a schierarsi in modo così netto in favore della cosiddetta Via della Seta. Ne paghiamo ancora il prezzo, continuando ad avere il primato di essere una nazione del G7 senza Ambasciatore nordamericano… (E questo sarà il vero banco di prova del Governo Meloni in politica estera). Poi seguirono Trieste e altre siti strategici.



E sarà altrettanto strategica la visita in Ungheria dove Orban continua a contestare le sanzioni inferte alla Russia e si guadagna in tal modo un ruolo che un tempo era monopolizzato dalla sola Francia.

La diplomazia vaticana di stampo gesuitico ora dominante nella Roma Eterna non rimane muta dinanzi a questa visita: L’Osservatore Romano dà grande risalto a questo tour che si concluderà a Mosca. E non è un caso che questo risalto giunga a proposito per riprendere il filo di quell’agognato Trattato sulla nomina dei Vescovi…

Il tutto mentre Scholz si prepara ad andare negli Usa a incontrare Biden e il diplomatico cinese non si reca in Germania per non ampliare il contrasto che esiste tra Usa e Germania proprio sul giudizio da darsi in merito alla Cina.

La Cina di Wang Yi vuole colmare il vuoto di potenza che potrebbe aprirsi sia in Asia Centrale, sia anche nell’Indo Pacifico (Vladivostok non è solo il prolungamento della Siberia ma anche una sorta di penisola Russa sul Mar della Cina come dimostra la storia del potere in Corea del Nord) se la Russia fosse irreversibilmente esclusa dal governo a geometria variabile del mondo. Il declassamento della Russia dal suo ruolo di grande potenza (fragilissima certo, ma grande potenza nucleare ancor oggi e tanto grande territorialmente quando pericolosamente debole demograficamente) non potrebbe essere sostenuto dal sistema internazionale. La Cina perderebbe, infatti, quel ruolo sistemico che ne ha fatto una grande potenza e non solo una grande “fabbrica mondiale”.

Insomma, tutto si muove. Il cessate il fuoco in Ucraina credo sia l’obbiettivo che i cinesi oggi perseguono. E questo è possibile solo se gli Usa costringeranno il gruppo oligarchico ucraino a trattare con gli oligarchi russi: aggressori sistemici, questi ultimi, che possono essere fermati solo continuando a riconoscere alla Russia – imperialistica e imperiale – un ruolo  sino a oggi ancora insostituibile nel mondo, come comprovano tutte le nazioni – a cominciare da Brasile e India con molte nazioni africane – che contestano le sanzioni economiche imposte dagli Usa alla Russia… e all’Ue.

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