Nel 2024 si voterà nell’Unione Europea in uno scenario inedito dopo la Seconda guerra mondiale. È la guerra, infatti, a segnare il passo della storia, non solo europea. Tutto il Grande Medio Oriente e il plesso imperiale russo-ucraino sono investiti dai cambiamenti della guerra.

Raymond Aron correggeva il detto famoso che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi ricordando che era la politica a essere a sua volta plasmata dalla guerra. La ragione è oggi dinanzi gli occhi di tutti: la guerra, che ha una dimensione internazionale per sua intima natura (se non è guerra civile), è in gran parte determinata dalle politiche interne delle potenze in gioco, così condizionando i teatri bellici.



Nessun determinismo tecnologico quindi e – tanto più se gli Stati in lotta hanno poliarchie democratiche – tutto può dipendere dai vincitori dell’agone elettorale e addirittura dalle previsioni di vittoria.

Anche di questo abbiamo una conferma oggi: fornire di armi l’Ucraina combattente è e sarà deciso dallo stesso aspetto che assumerà la contesa elettorale Usa, perché nessun Presidente ha mai vinto con una guerra in corso…



In Europa le cose sono più problematiche da prevedere per la diversità delle poliarchie: tutte democratiche, ma tutte non in grado di porre in atto politiche nazionali per via dei Trattati Ue e per la recente trasmutazione del capitalismo di guerra via Nato e, quindi, via crescente centralizzazione capitalistica nordamericana in lotta contro la Cina e la Russia, che impone ai capitalismi nordamericani uno sforzo produttivo prodigioso e mai visto prima.

In fondo, la Terza guerra mondiale è iniziata in Europa, prosegue nel Grande Medio Oriente e incontra nell’Indo-Pacifico la guerra civile di Myanmar, il manifesto obiettivo cinese di determinarne il futuro (dei mari e delle terre indo-pacifiche) con l’occupazione di Taiwan, protesa come è sulla Polinesia e quindi sull’antipodale Australia.



Insomma, si voterà mentre il mondo avanza a precipizio verso una bradisistica guerra mondiale a frattali. In Europa, nell’Europa dell’Ue, nessuno sembra accorgersene. Per questo le elezioni saranno ininfluenti più che mai nella storia mondiale.

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