“Trump impeachment hearings to be held in open after key vote”, “Wave of bank scandals forces Brussels to toughen money-laundering regime”, “Imperious Macron alienates European allies”. Questi tre titoli del Financial Times – i primi due in prima pagina, il terzo in seconda – sintetizzano bene le isole minacciose tra cui la nave del Governo italiano è costretta a navigare. Il naviglio versa del resto in condizioni precarie: si tratta di un modello solo apparentemente nuovo e invece in realtà composto da un assemblaggio di antichi scafi. La prova di ciò si evince senza bisogno di rivelazione alcuna interpretando la musica che viene dall’armonica fiscale con l’ossessione dei commercianti, degli artigiani, dei piccoli imprenditori tutti corrotti ed evasori e costretti ai doveri fiscali solo dall’obbligazione tecnologica della moneta simbolica promo-bancaria così come era ai tempi dei governi del’ Ulivo. “Le mort saisit le vif”, diremmo con il vecchio Marx, e del resto gli unici esponenti delle classi politiche presenti al governo da quella esperienza provengono e ciò pare abbia subito infranto le mie coraggiose speranze sulla libertà di agire del bravo Ministro Gualtieri.
Ma in verità è il contesto internazionale a scuotere la barca. Macron diventa il nuovo Empereur europeo: sì, è un nuovo Napoleone che approfitta della lenta inesorabile disgregazione tedesca per sfidare la Germania contendendo a essa il primato europeo. Del resto la rinuncia alla mediazione politica tra le famiglie politiche europee aveva impedito l’elezione di un Presidente come Weber, il quale avrebbe potuto accogliere i voti leghisti e di parte degli euroscettici – in primis degli ex stati sottoposti al tallone sovietico -, ed è costato alla von der Leyen il prezzo altissimo di veder cadere come birilli i candidati a Commissario, in primis quello sponsorizzato dalla Francia. E Macron reagisce rincarando la dose: proponendo candidati in flagrante conflitto di interessi – come Breton, assai più di quanto non fosse per la Goulard. Ma se rifiuti la politica per i contratti, anziché le alleanze, certo rafforzi gli “ur leader” dei neo partiti “ur personali” e impedisci quindi ogni composizione dei conflitti.
Non rimane altro che una nuova Guerra dei Trent’anni e saranno dolori. Ma le guerre terminano solo con le spartizioni dei territori più deboli e soprattutto con le periferie dell’Impero. Il Governo italico può garantire una spartizione franco-tedesca delle periferie europee più morbida di quanto non fosse già in passato? È questo l’interrogativo a cui bisogna rispondere. Napoleone-Macron pensa che questo sia più facile da raggiungere ora che il Regno Unito – quasi certamente con la vittoria elettorale di Johnson – si allontanerà dall’Europa, forte – il Primo Ministro inglese – di aver risolto il dramma irlandese grazie anche al miracoloso intervento in extremis dell’alleato storico più fidato di Angela Merkel. Quel tanto bistrattato Juncker che ancora una volta ha dimostrato la capacità tattica eccellente del centro democristiano europeo, che certo tuttavia sta sbiadendo sotto i miasmi che vengono dalla Turingia, dove l’unico governo possibile pare essere un accordo che va dalla Linke alla CDU.
Ma quel centro europeo cristiano è ancora l’unico patrimonio politico che rimane in Europa. Quello socialista è morto con Blair e con la fine di una socialdemocrazia tedesca incantata da una ostpolitik che si è rivelata fatale con la conversione liberale di Schroder e degli ex “compagni”. Il tutto mentre la stagnazione economica avanza al galoppo (ossimoro straziante) e la corruzione endobancaria dilaga sbeffeggiando tutte le regole della Bce, che anche qui misura il suo fallimento oltre alla deflazione che i tassi negativi e le bolle di liquidità non hanno scalfito di un ette.
Il tutto sotto le ali di un’aquila acciaccata quanto mai dal fanatismo dei democratici nordamericani che sostituiscono anch’essi la politica con il politically correct e si avviano non solo a perdere le prossime elezioni presidenziali, ma ad azzoppare l’unica forza che potrebbe pacificare l’Europa: gli Usa, con tutta la loro storia. Mi riferisco naturalmente all’Europa storica, ossia a quella continentale e non all’impiastro senza Costituzione e con due monete (l’euro e la sterlina) che vediamo disgregarsi sotto i nostri occhi.
Il Governo italico è solo affidato a se stesso e quindi non può non essere entrato in agonia. Se sarà lunga o breve lo decideranno le vicissitudini franco-tedesche e quindi con che misura e con che velocità procederà la spartizione dell’Europa periferica sotto il fuoco delle compagnie di ventura che caratterizzano da molto quella che si avvia a essere una nuova guerra europea dei Trent’anni combattuta con le armi del soft power e della corruzione delle varie élite compradores (vendedores) periferiche di cui l’Italia è un prodigioso giardino mediterraneo.