Non si fa che udire alti lamenti di sacerdoti tecno-eurofili invocanti l’impossibile dopo il vuoto di potere nelle relazioni di potenza intervenuto tra il plesso afghano che salda il Grande Medio Oriente con l’Indo-Pacifico. Sono prediche che si sono susseguite dalle torri europee sino a trasformarsi in dichiarazioni rabbiose come quelle del ministro francese Le Drian che ha parlato di pugnalata alla schiena, come si disse stigmatizzando l’intervento in guerra dell’Italia contro una Francia che stava franando nell’occupazione tedesca delle armate di Hitler.
Che succede, dunque? Ma succede quel che si prepara sin dai tempi della seconda presidenza Obama, che aveva indicato nell’Indo-Pacifico il futuro di potenza Usa illudendosi di affidare per delega alla Fratellanza musulmana il controllo per procura delle risorse energetiche e situazionali del Grande Medio Oriente; così suscitando lo spirito di rivalsa neo-ottomana e scatenando – come se non fossero già bastati i disastri libico e iracheno – l’inasprirsi della guerra civile e per procura siriana. Di lì la tragedia libanese.
Ora negli Usa si deve aver riletto Spykman e riscoperto un po’ del realismo kissingeriano; ed eccoci a rivitalizzare un accordo che covava da tempo: l’anglosfera realizzatasi contro la Cina grazie alla potenza sui mari sia delle portaerei, sia dei sommergibili atomici. Essi non potranno prima o poi non attrarre anche l’India, che sarà così costretta ad acquistare un ruolo mondiale, come farà sicuramente il Giappone superando le interne timidezze dinanzi all’aggressività cinese nei confronti di Taiwan.
La Francia è offesa e duramente. Attenti però: non si tratta solo della perdita della commessa all’Australia dei sommergibili francesi (che sarebbero stati pronti non dimentichiamolo tra non meno di sette-otto anni), ma della messa in discussione di fatto dell’impero francese d’oltremare a cui la Francia di ogni parte politica tiene in somma misura, come dimostravano un tempo le manifestazioni di potenza atomica che ivi si svolgevano. Di questo si tratta. E sarebbe un atto di intelligenza se a ciò si rimediasse! La Francia, del resto, non ha pianto in europeo (ossia in esperanto o in inglese – lingua ufficiale anche ora che il Regno Unito nell’Ue non è più), ma in purissimo francese, lasciando di stucco il buon Borrell e la bravissima amazzone von der Leyen. Pensate un po’, proprio quando bisognerebbe cogliere l’occasione della catastrofe afghana per riflettere sulla necessità di riavvicinare Usa e Russia e non indebolire la Nato con sconcertanti forze armate europee mentre le forze armate già esistono e sono quelle appunto di quest’ultima…
Dimenticare l’Afghanistan e ricostruire una potenza d’Occidente: questo il compito che ci attende, non coprirci di ridicolo dinanzi alla Storia con la S maiuscola.
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