Lo “spirito tedesco” è tutto racchiuso nel dilemma tra essere “iper-tedeschi” oppure “universali”, dicevano Goethe, Nietzsche e Kantorowicz. E questo ha sempre significato per la Germania vivere come potenza tra oriente e occidente, preparando sia la sconfitta della Prima guerra mondiale sia della Seconda, dopo aver di fatto provocato l’esplosione di entrambe.
I libri più importanti per conoscere e capire la drammatica storia tedesca sono quelli di Heinrich A. Winkler: Der lange Weg nach Westen. Deutsche Geschichte I und II, Deutsche Geschichte vom Ende des Alten Reiches bis zum Untergang der Weimarer Republik e Deutsche Geschichte vom ‘Dritten Reich’ bis zur Wiedervereinigung (l’editore Donzelli ha avuto l’imperituro merito di aver tradotto in italiano la prima opera, che in precedenza godeva solo di una straordinaria edizione francese per i tipi di Fayard). Faticosi da leggere, ma fondamentali per capire non solo la Germania, ma l’intera vicenda europea e, oggi, anche quella indo-pacifica di cui tanto si parla con lo sguardo rivolto verso… il nulla analitico.
Il primo di questi testi ci aiuta a seguire la vicenda dell’uomo politico più importante della Germania guglielmina, Bernhard von Bülow: capire la sua vita vuol dire capire la Germania. Fu il cancelliere tedesco che portò il Reich ai vertici del potere mondiale. Egli condusse quella politica estera che, forte dell’alleanza con la Russia, portò la Germania – dominata dal complesso militar-industriale prussiano – allo scontro inevitabile con Gran Bretagna, Francia e Usa, scatenando la Prima guerra mondiale.
Dopo la tragedia di Versailles, il Terzo Reich seguì, nella sostanza, quella stessa politica imperiale (la Weltpolitik, la Politica Mondiale), politica di sopravvalutazione della potenza tedesca, sfidando così ancora gli Stati Uniti, alleandosi significativamente con il Giappone contro la Cina e – per un decisivo lasso di tempo – con la Russia, per spartirsi con essa la Polonia. Von Bülow (che morì in Italia negli anni Trenta nella sua amatissima Roma), inaugurò la Weltpolitik sul finire dell’Ottocento. Essa portò la Germania, allora come nel corso di due guerre mondiali e ancora, nella guerra mondiale in corso oggi, a conflitti di potenza insanabili con la Francia, la Gran Bretagna, la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti.
Come sempre, quando la Germania vuole ascendere ai ghiacci del potere mondiale, il mondo viene sconvolto e dilaniato, come oggi: e la Germania, di converso, si avvia verso la disgregazione. Essa può essere variamente terribile, ma sempre drammatica per i suoi vicini oltreché per i tedeschi. Oggi, nell’unificazione crescente del mondo, che vuol dire immigrazione, centralizzazione capitalistica e crescita nel contempo dei conflitti economici di potenza e di sicurezza, tutto avviene molto più rapidamente e su scala mondiale in forma ben più potente di quel che fu nei tempi qui evocati.
Sembra incredibile che l’attacco dell’Iran al Pakistan sia la conseguenza anche della conflittualità teutonico-nord americana per il dominio della Cina e della volontà tedesca di essere europei sempre e solo trasformando l’Europa in un nuovo Reich. E quando la tecnocrazia Ue sfugge al completo controllo teutonico, occorre combattere anche la stessa Ue costruita un tempo a immagine e somiglianza dell’ordoliberismo tedesco, ancor più ingigantito – invece che diminuito, come s’illudeva di fare l’orgoglio gallico – dalla furia regolatrice francese, il cui idolo abbiamo ricordato luttuosamente nei giorni scorsi (Jacques Delors).
Ricordiamocene: nel novembre del 1897 la base cinese di Kiao-Ciao venne incorporata nei possedimenti tedeschi e due anni dopo, a seguito di lunghe controversie e incidenti diplomatici, un accordo internazionale assegnava alla Germania le isole Samoa, nel cuore della Polinesia britannica. Seguirono le Isole Palau (a sud-est delle Filippine), le Isole Marianne e le Isole Caroline nel Pacifico. La Germania sfidava il mondo divenendo una potenza marittima… Oggi gli Usa hanno iniziato una guerra economica alla possente economia tedesca, che andava ricostruendo lo stesso impero mondiale grazie all’alleanza industriale con la Cina ed energetica con la Russia.
Il conflitto ucraino, con l’aggressione russa, scatenante le sanzioni Usa per colpire la Germania e il suo dominio europeo via Ue, hanno di nuovo scatenato il conflitto di potenza. Nel mentre, l’attacco genocida contro Israele del complesso fondamentalistico islamico antisemita, ha disvelato la debolezza egemonica tanto degli Usa quanto della retorica Ue: quell’attacco, infatti, con la reazione militare di guerra israeliana più che legittima, gode dell’ immenso consenso dell'”Occidente della globalizzazione”: esso vede nella violenza di Hamas un alleato potente delle pulsioni di morte coltivate dal neo-conservatorismo demagogico-populista che si coltiva negli orti ideologici del popolo degli abissi dell’economia di sopravvivenza, l’astio da caduta di status, l’odio di classe che fa scegliere il delirio violento contro i ricchi odiati, quanto invidiati e imitati, anziché la dignitosa lotta democratica.
La radice di tutto ciò ha una delle sue sorgenti scatenanti nel prolungato dominio ordoliberista tedesco, che ha imposto con la violenza tecnocratica il neo-liberalismo che lentamente sta distruggendo in primo luogo e così la Germania. Sì la Germania, con i treni che non funzionano, le strade che crollano, le inondazioni che continuano, i contadini satolli di carni agli estrogeni che invadono Berlino perché la Pac tanto osannata è ora sconfessata dalle transizioni ecologiche e alimentari. Il gas russo non può essere sostituito che dall’abbassamento drammatico del livello di vita e le merce e i mercati cinesi dalla crisi industriale già tremenda a causa dell’ideologia verde maldestra.
Le classi politiche, verdi o rosso sbiadito che siano, sono le prime a essere colpite, perché l’elettorato del popolo degli abissi preme alle porte dei centri cittadini dove si va in bicicletta e si canta nei cabarets. Come nei disegni di Grosz, ricordate? C’è da farsi venire i brividi.
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