Ieri sulla prima pagina de Il Messaggero si leggevano due frasi importanti per comprendere l’aura in cui siamo costretti a vivere. A sinistra in alto la frase che Luigi Di Maio avrebbe pronunciato stigmatizzando il comportamento di Salvini: “È solo chiacchiere e distintivo”. Sconcertanti se sorgono dal profondo dell’entelechia dimaiana. E la frase tipica che nel film Gli intoccabili pronunciò Al Capone, condannato in un processo storico che lo condusse in carcere. Era rivolta a colui che l’aveva arrestato, il famoso Ness che si era visto uccidere barbaramente il grande poliziotto Jimmy Malone, eroe della polizia nordamericana. È questo il punto a cui siamo giunti nell’agone non olimpico della lotta tra classi politiche. Il livello culturale è altissimo.



E veniamo all’altra frase. Al centro in alto, riferendosi al caso Metropol, “Gli inquirenti dichiarano che la matrice delle intercettazioni è italiana”. Se è così la mia tesi della disinformacija russa sarebbe confutata. Peggio che mai: anche questo rivelerebbe il livello a cui è giunto lo scontro politico e di quali strumenti si serva. Chissà, tutto è possibile. Bisogna leggere meglio i servizi de L’Espresso.



Ma veniamo ad altre considerazioni che riguardano lo stato della lotta politica europea. Una situazione caratterizzata dalla disgregazione profonda delle subculture politiche. L’elezione di Ursula von der Leyen è avvenuta per una manciata di voti, grazie alla rivelazione definitiva della lineare natura sociologica e internazionale del Movimento 5 Stelle. Un voto a favore che favorisce l’azione difficile delle componenti inglesi del Parlamento e della Gran Bretagna nella sua crisi tutta europea. Se non fosse stata eletta sarebbero state sconfitte le istituzioni europee: per il discredito popolare in cui sarebbero cadute, per il caos che ne sarebbe scaturito e i rapporti internazionali che sarebbero enormemente peggiorati. E questo non aiuta né i Tories, né il Labour party.



Rimane solo forte, anche se periclitante, il centro tedesco, con la capacità dimostrata, grazie al voto polacco a favore, di attrarre a sé e neutralizzare le ali destre dello schieramento politico europeo. Potenza della fragile signora Merkel che ancora determina ben più di Macron i destini europei.

E ora un’altra citazione da pressoché tutte le prime pagine della stampa italica. Mi riferisco alla leggenda dell’isolamento europeo in cui l’Italia sarebbe piombata per l’azione di questo Governo. Mi chiedo quanto si fosse non isolati nel 2011, quando francesi e inglesi uccisero Gheddafi rimarcando l’equilibrio sbilanciato della loro potenza nel Mediterraneo e aprendo di fatto la via alla strategia del posizionamento delle migrazioni dall’Africa verso le coste italiane. E quanto si fosse non isolati quando il bail-in nel primo decennio del decisivo secondo millennio (gennaio 2016), scaturito dalle strategie di dominio franco-teutoniche-anseatico-scandinave, segnò di fatto la distruzione auspicata e non terminata per fortuna del sistema bancario italiano, oltre a sconvolgere il quadro politico italico e aprendo la via all’anticapitalismo di destra che storicamente inizia sempre in tutto il mondo dalle banche e dalle sofferenze dei risparmiatori e dal trionfo dei grandi investitori. Come si dovrebbe ben vedere, ma si è ciechi e orbi, il non isolamento altro non era e non è che dipendenza, subalternità e desertificazione.

Come si vede, la disgregazione della forma politica europea che avrebbe dovuto inverare quella centralizzazione istituzionale idonea al conflitto intercapitalistico globale non si ferma e inizia ad assumere i tratti di una scomposizione dello stesso capitalismo europeo. La ragione è nella crisi incipiente del capitalismo tedesco, che è assai meno globalizzato di quanto non si creda, se non sul piano della sua finanziarizzazione rischiosissima, come comprova la crisi enorme di Deutsche Bank e buona parte dello stesso sistema bancario locale. Senza risparmiare le banche territoriali, lanciatesi in questi anni in pericolose avventure finanziare slegate dall’economia reale.

Si apre una partita decisiva per la tenuta del sistema politico europeo e per affrontarla dovremmo rimeditare e studiare di più e non ripetere filastrocche menzognere. Fermiamoci qui, perché se no dovremmo parlare delle sanguinose guerre balcaniche che sfatano la narrazione per cui l’Europa unita ha assicurato la pace perpetua. A meno di non considerare non umane le popolazioni di quelle terre martoriate e sconosciute ai più.