Il nuovo mondo sarà entropico o non sarà: questo è ciò che si preannuncia dinanzi all’universo planetario. Intendiamoci. Alla base di tutto c’è la questione energetica, che si sta trasformando in una tragedia prospettica. La guerra ora e prima la pandemia esaltano la necessità di un’armonica interrelazione di molteplici fonti e di ancor più molteplici vettori energetici. Le istituzioni internazionali che in questi ultimi trent’anni il mondo si è dato – trasformando la questione della sovranità in una drammatica frantumazione degli Stati – sono stati sostituiti da gruppi di interesse, tecnocrazie, poteri situazionali di fatto, imponendo, secondo direttive senza legittimazione democratica (i Parlamenti dove sono finiti?), un’altra via, una via stretta con poche fonti: l’energia cinetica di onda e di vento e quella termica con un solo vettore prevalente, l’elettricità. 



Tutto allora si decompone, perché questo meccano si incrocia con la valorizzazione capitalistica che non avviene più via domanda e offerta che fa il prezzo in dialettica con il valore-lavoro, ma con le aspettative borsistiche, i futures, i gambling dell’acquisto allo scoperto e non di quantità fisiche, ma di previsioni, ecc.



Il tutto si incrocia con un’altra storicamente determinante questione, potenzialmente entropica: la guerra. La guerra che è entropica pour excellence perché è sempre puro disordine e i militari sono i primi a saperlo. Qui entra in gioco lo Stato, anche se si è prosciugato eliminando le “leve” popolari, sostituendole con la professione della guerra e perfino con i mercenari che operano in tutti i mondi con guerre che si chiamano ibride o per procura, ecc., ma che altro non sono che rigonfiamenti del ventre enorme dello Stato non più imprenditore guerresco, ma finanziatore senza equilibri con l’imposta e l’estrazione fiscale.



Sino a qualche decennio fa le imprese pubbliche, e in primis quelle degli eserciti con le loro industrie, erano un segmento della teoria e della pratica della finanza pubblica “via imposta”. Ora le imposte sono sostituite dal debito, e pur gravano enormemente perché l’entropia aumenta sempre. Ma è proprio il debito che la nuova istituzionalizzazione senza sovranità degli Stati, ideologicamente condanna: vedi il comportamento entropico devastante della Bce e vedi le teorie dello Stato minimo, che risorgono e fioriscono senza memoria di cosa si discusse già qualche secolo or sono su questi temi e su cosa sia stato il mercantilismo che ha fatto la forza di quegli Stati non first comers ma last comers nei percorsi delle industrializzazioni.

Così i tre Re Magi che si sono recati a Kiev al fianco di popoli aggrediti e martoriati dall’assolutismo grande-russo portano, più che la richiesta del cessate il fuoco, promesse di armamenti. Per carità, la guerra si fa con le armi. Ma non si pensa che ciò impone di rivedere le teorie del debito e quindi della vituperata spesa pubblica. Il tutto mentre il picco delle materie prime energetiche e alimentari sale alle stelle e i noli marittimi salgono sino alle super stelle e così fanno i semiconduttori, il litio, il cobalto, il grano e i girasoli…

Insomma, si fa tutto il contrario di ciò che si dovrebbe fare. Negoziare un cessate il fuoco, per esempio, e poi comprendere che il riarmo tedesco non è che l’inizio di un riarmo complessivo delle forze storiche della centralizzazione capitalistica, che si stanno orientando verso il controllo dei flussi commerciali minerari artici, piuttosto che sul vecchio fronte sud della Nato, che pare si affidi ormai alla Turchia: media potenza militare che sarà destinata – dalla Siria alla Libia – a controllare il fondamentalismo islamico con i sauditi e Israele. Certamente con e per gli Usa, ma non in sintonia non entropica con l’insieme di Stati senza costituzione e quindi a basso gradiente di legittimità che si definisce Europa e che è invece l’Ue, che procede smemorata verso l’entropia. Ma di ciò non si discute mentre si affonda.

Allegria, allegria!, avrebbe detto un demiurgo dei tempi che furono (Mike Bongiorno, redivivo oggi più che mai; Umberto Eco docet).

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