Gli Usa hanno reso manifesto, alla fine di luglio di questo anno, una trasformazione del loro orientamento geopolitico che più chiara non poteva essere. A tutti è evidente il significato delle esercitazioni navali che si sono contemporaneamente svolte nell’Oceano Indiano, in cooperazione con la Marina indiana, e nello stesso tempo nel Pacifico in stretta cooperazione con la Marina giapponese. Esse sono dirette contro la Cina.
Inizia un nuovo corso della politica estera mondiale che vede gli Usa porre le basi, nello stesso tempo, sia dell’abbandono dell’unilateralismo rovinoso su cui David Calleo ha scritto anzitempo pagine antiveggenti, sia nel contempo di una nuova Guerra fredda. Essa, mentre ha la Cina come bersaglio, non potrà non portare a un inarrestabile rafforzamento dell’avvicinamento degli Usa con la Russia di Putin. L’Indo-Pacific Command, con sede nelle Hawaii, tiene sotto controllo il 52% delle acque del pianeta e più di ogni altro esempio rende manifesto il potere talassocratico (marittimo) degli Usa. Contemporaneamente, più a est, nel Mare delle Filippine, la Marina americana si è impegnata, come dicevo, in una manovra che ha visto unite la Royal Australian Navy e la Forza navale d’autodifesa giapponese. Tutto si è svolto su quel varco orientale del quadrante del Mar Cinese Meridionale che il Pentagono e ora – a quanto pare – anche il Dipartimento di Stato hanno individuato come antemurale di contenimento di Pechino. L’accordo bipartisan Usa è sancito, nonostante il durissimo confronto elettorale.
Gli Usa dimostrano ancora una volta la loro centralità mondiale insuperabile. La debolezza delle potenze che fondano il loro dominio sul mare, come bene spiega la storia a partire dalle guerre del Peloponneso sino a quelle napoleoniche e alla Seconda guerra mondiale e come ricordava Alfred Thayer Mahan, ancora insuperato teorico della lotta di potenza marittima, è tuttavia fondata sulla necessità di difendere territori eterogenei e lontani fra loro. La talassocrazia è una forma di esercizio del potere, quindi, estremamente costosa e per comprenderlo basta pensare quanto una flotta bene armata nel crescente confronto tecnologico mondiale enormi investimenti richieda, non solo in materiali, ma altresì in addestramento di truppe specializzate quanto mai.
Lo spostamento di risorse dalle truppe di terra a quelle di mare e di cielo (con le conseguenze nella distribuzione del potere militar–industrial–burocratico che ne derivano) dovrà essere, se si accetta definitivamente il confronto con la Cina, enorme. Come il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha recentemente affermato e come dimostrano gli incidenti diplomatici che si sono susseguiti negli Usa nei confronti della rete spionistica delle diplomazie parallele cinesi, la via scelta da Washington è ormai tracciata e le conseguenze in ogni campo della vita associata saranno enormi.
Anche Xi Jinping dovette affrontare il problema del controllo delle forze armate, diminuendo di molto il potere dell’esercito di terra – principe della guerra quando il nemico era l’Urss e poi la Russia – per spostare il peso delle armi e quindi del complesso militar-industriale centralizzato del Pcc sulla marina e sull’aviazione, che sono gli strumenti per eccellenza della potenza marittima. In fondo gli Usa affrontano questo problema con la Nato: alla caduta dell’Urss non ha fatto seguito la possibilità di diminuire il prezzo da pagare alla difesa terrestre per spostare, invece, tutto l’asse delle risorse verso le armi del mare e del cielo a cui appartiene il futuro della minaccia della guerra e quindi della pace mondiale.
l’Europa, come dimostrano i recenti avvenimenti, sta affogando nelle sabbie mobili della potenza di terra. Solo l’atlantica Francia e la mediterranea Italia, con gli Stati del Sud, Spagna e Portogallo compresi, potrebbero affrontare le nuove battaglie che attendono gli Stati europei nel Mediterraneo quando le spinte neo-ottomane e neo-faraoniche della Turchia e dell’Egitto minacceranno il potere degli Stati europei in Libia, a Cipro, persino nella stessa Israele, stretta tra un Libano in decadenza e una Siria fragilissima e con pericolose tendenze allo smembramento in tutto il Grande Medio Oriente.
l’Italia ritorna, con la Francia, ad avere un ruolo fondamentale – lo voglia, lo capisca o no –, mentre la potenza solo terrestre tedesca non può assolutamente riuscire a rappresentare e a unificare i suoi destini economici con tutta l’Europa. Senza esercito, il peso geopolitico tedesco può rafforzarsi solo nel vuoto della potenza militare e quindi solo alleandosi sempre con i nemici degli Usa, così com’è stato sempre nella storia tedesca sin dalla Prussia, che trova le sue alleanze contro l’Impero Austroungarico e con il Regno Unito contro la Francia. Alla storia non si sfugge.
La Cina è ora questa potenza “di risulta”, che serve alla Germania per assumere quel ruolo geopolitico che senza esercito non può assumere, se non combattendo contro quelle medie o grandi potenze che dovrebbero essere, invece, i suoi alleati. Ora e sempre si ripete la stessa vicenda. La Cina è molto più debole di quanto non appaia. Ma, come dimostra la storia degli ultimi trent’anni dell’Europa, ossia dopo la caduta dell’Urss e la riunificazione tedesca che nessuna di quelle storiche potenze desiderava, l’alleanza tra tutti gli Stati europei e gli Usa è essenziale per l’ordine mondiale. Una potenza senza esercito come la Germania può perdere la testa e far più danni di quanto non si pensi, proprio perché è una potenza disarmata ma potente economicamente.
Il vuoto che essa provoca nel sistema delle alleanze talassocratiche deve essere colmato da potenze vassalle della potenza marittima imperiale. Per questo il Governo italiano diventa strategico nella nuova bilancia del potere mondiale, quale che sia il suo Governo. Anzi, più è tecnicamente sprovveduto, meglio è. La potenza della Cina va contenuta, infatti, anche nel Mediterraneo, che è di già l’Africa e il Grande Medio Oriente, e non solo negli Oceani. E questo è il vero pericolo che corre il Governo italico formato dalle compagnie di ventura pluriaffiliate internazionalmente alle potenze che si contendono ciò che si può conquistare nel sistema di potenza internazionale mentre la nuova Guerra fredda si delinea.
Ma il perno delle potenze talassocratiche è sempre stata la necessità disporre di alleati fedeli con cui affrontare i costi e le sfide strategiche del dominio del mondo attraverso i mari e i cieli. Dell’Italia va rimessa in ordine la casa. Non si tratta del debito, ma delle alleanze nel sistema di potenza mondiale. Il ministro Guerini ha lanciato chiari messaggi in questo senso con le sue visite negli Usa. Ricordiamoci della storia politica italiana recente. Anche le guerre balcaniche costituirono un imprevisto e, per i più, un imprevedibile punto di svolta. Si dovette agire e il dominio dei cieli e dei mari fu di nuovo essenziale.