Viviamo un periodo di straordinari cambiamenti della macchina dei partiti. È da essi che promanano le trasformazioni del sistema politico. Non possiamo comprendere perché e come tutto ciò sia accaduto se non ricorriamo a un concetto ermeneuticamente strategico formulato decenni or sono da un caro maestro quale fu Paolo Farneti. Mi riferisco al concetto di “società politica”, ossia a quel landscape ideologico che sta tra la macchina e il sistema e ne preforma il funzionamento meccanico e la forma sistemica, appunto. 



Con il crollo dell’Urss e la non volontà della classe politica comunista di adempiere alla sua Bad Godesberg, essa è stata sostituita – ecco il rapporto tra macchina e sistema – dalla controrivoluzione liberista dall’alto via deregulation prima e creazione di pilota automatico delle politiche economiche dopo e di cui esempio preclaro è l’Unione Europea. L’agente primigenio di questa trasformazione fu quella che un tempo era la socialdemocrazia anglosassone e tedesca che ha travolto via via il mitterrandismo francese e poi tutto il socialismo internazionale e i partiti democristiani di cui l’Italia con la Germania e l’Austria, il Cile e il Perù fu uno dei vivai più fervidi di pulsioni sociali, tanto da costituire gli incunaboli teorici dell’economia mista.



La trasformazione avvenne sul ciglio del decennio Ottanta del Novecento e con la devertebrazione della macchina partitica e poi il disvelamento della vertebra angloamericana giudiziaria, come dimostrano storicamente tanto la vicenda italica quanto quella sudamericana, in primis brasiliana.

Oggi assistiamo alle conseguenze della tracimazione del liberismo nella distruzione degli storici partiti di massa interclassisti e alla proliferazione dei partiti personali a base plurima: ideologicamente plurima tra la destra conservatrice classica e la nuova sinistra senza programmi sociali ma solo trasformazioni dei diritti civili: dalla trasformazione sociale alla trasformazione riproduttiva e dalla sacralità del divino alla sacralità del naturale, in una sorta di neo-spinozismo diffuso che assume tutte le forme possibili secondo non più le piattaforme politiche dei partiti, ma – scomparsi i partiti – le pulsioni di potere dei leader e dei loro caucus o gruppi di potere.



Aggiungete una trasformazione inusitata della macchina istituzionale con il dimezzamento dei parlamentari senza che i garanti costituzionali abbiano battuto ciglio ed eccola la crisi sistemica. Senza macchine interclassiste dei partiti prendi-tutto rimangono le volizioni dispiegate di potere. Non c’è più ideologia che raggrumi e unifichi.

E la tecnica dei piloti automatici – che in Italia ha assunto il brand di Agenda Draghi – non basta più a frenare la corsa all’entropia, ossia al disordine da affollamento delle stazioni di reclutamento della nuova classe politica che si sceglie senza programmi o formazione culturale com’era storicamente in un tempo perduto. I sacerdoti di questo tempio nuovo che va costruendosi sono foglie che si alzano con il vento.

Un vento che promana ormai dalle sole forze che reggono le colonne del tempio senza ideologie: i poteri situazionali di fatto, nazionali o via globalizzazione internazionale ch’essi siano.

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