“Situazione disperata”, “grave pericolo”, “come una bomba atomica”. Non usa mezzi termini l’economista Giulio Sapelli quando parla del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Resta allibito dal fatto che “non ci sia nessuno che sollevi la questione. Il Mes è come una trappola per topi che è scattata: uscirne sarà molto difficile”. Per Sapelli ci vorrebbe “un Comitato di salvezza nazionale a cui devono partecipare tutti i partiti politici, da Fratelli d’Italia a Liberi e Uguali, per presentare ricorso alla Corte costituzionale, chiedere che qualsivoglia decisione si prenda per equilibri di potenza nel governatorato del Mes debba prima essere approvata dal Parlamento, ma senza mettere in grave imbarazzo il Capo dello Stato”. Non si facesse questo? “Mettiamoci il cuore in pace: sarà un nuovo 1992, sperando però che non ci siano nuove patrimoniali: meglio un furto nottetempo dei conti correnti, fatto in silenzio, per non allarmare i mercati”. Quanto all’Ue, poi, “bisogna mantenere l’euro, ma cambiare tutto, fare una Costituzione e dare poteri legislativi al Parlamento europeo”.



Professore, partiamo dal tema del momento: il Mes. Perché è triste e disperato?

Solo Alessandro Mangia, proprio sul Sussidiario, e lo spagnolo Agustin José Menendez hanno evidenziato una cosa che nessuno dice: con sottile astuzia il Mes non deriva da un Trattato europeo.

Che significa?

È un trattato internazionale che passa per i rapporti diretti tra gli Stati, da cui deriva un veicolo finanziario gestito come se fosse sottoposto al diritto commerciale o al diritto dei mercati. L’astuzia sta nel fatto che, così facendo, questo trattato internazionale può essere firmato in Europa in modo quasi inavvertito, perché non deve passare dal Parlamento europeo. Ma questa astuzia si rivela un grave pericolo per la stessa Europa.



Perché?

Il Mes nasce nel 2011, ma già nel 2012 in Germania ci sono stati centinaia di ricorsi contro il Mes alla Corte costituzionale tedesca, quasi tutti indotti dalle banche tedesche. E la Corte di Karlsruhe ha dichiarato che il Mes è ineffettivo se non viene approvato dal Parlamento tedesco e che garante di questo trattato è il presidente della Repubblica federale tedesca.

Che implicazione ne deriva per noi?

Se solo qualche politico italiano se ne accorgesse e facesse ricorso alla Consulta, verrebbe giù tutto, perché il Mes diventerebbe inapplicabile.

Non se ne sono ancora accorti?

No, non hanno le competenze tecniche. E i politici italiani fanno le battaglie contro i mulini a vento.



Quale battaglia dovrebbero invece affrontare?

Dovrebbero fare una cosa sola: presentare ricorso alla Corte costituzionale. Questo renderebbe difficile per il gruppo di comando nella Commissione Ue poter prendere delle misure con il Mes.

Che cosa la preoccupa soprattutto?

Il cuore del Mes è la ponderazione dei titoli di Stato. Ma un anno fa – ed è stupefacente che non l’abbia ricordato nessuno – tutti i banchieri centrali del mondo, riuniti alla Bri, hanno rilasciato una dichiarazione comune, ribadendo che i titoli di Stato di tutti i paesi del mondo non devono essere ponderati.

Era solo una raccomandazione.

Vero. Però, perché l’unica al mondo a mettere in piedi questo marchingegno complicatissimo dovrebbe essere l’Ue? C’è qualcosa che non va.

Qual è la ratio che può aver ispirato il Mes?

Nessuna ratio, sono completamente impazziti. La burocrazia europea – che è una tecnocrazia mista, tecnici di nomina politica che non hanno vinto alcun concorso e che vengono spartiti in base a un manuale Cencelli a doppia entrata, Stati e partiti – funziona come tutte le burocrazie: pletorica, disinformata, arrogante e che talvolta fa piccoli colpi di Stato.

Solo in Italia il dibattito sul Mes è così acceso? E negli altri paesi?

Anche ai francesi il Mes non va bene, come dimostrano molte parole d’ordine delle manifestazioni di Parigi e di Digione. Non credo che lo vogliano, soprattutto se lo si applica per salvare le banche tedesche. Ma se l’immagina la reazione dei correntisti francesi, che non sono certo come quelli italiani, nel subire misure come il 2 per mille?

All’Italia è stato concesso un po’ di tempo prima della firma del Mes. Come dovremmo utilizzarlo?

Si dovrebbe creare una Union Sacrée, da Fratelli d’Italia a LeU, tutti uniti per riformare il trattato europeo. Se fossimo un paese normale, dovremmo aver chiaro che il Mes è un pericolo, come ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quando ha parlato di “enormi rischi”.

Poi ha fatto marcia indietro. Perché secondo lei?

Ci sono state delle pressioni. Infatti nessuno ha notato il silenzio della Bce, a cui credo non piaccia il Mes. Tace perché rende evidente che non è la Bce il prestatore di ultima istanza.

Meglio allora non entrarci affatto? Ma così non corriamo pericoli peggiori?

Bisogna stare alla larga dal Mes, non fa tutto quello che dicono i quadrumviri della subordinazione intellettuale: Gualtieri, Gentiloni, Amendola e Sassoli.

In concreto, come ci converrebbe muoverci?

Lo ripeto: dovremmo fare ricorso alla Corte costituzionale come i tedeschi e chiedere che qualsivoglia decisione si prenda per equilibri di potenza nel governatorato del Mes debba prima essere approvata dal Parlamento. Poi, sappiamo bene che per modificare un trattato internazionale deve muoversi il presidente della Repubblica. E questo rende il tutto molto delicato. Ecco perché la modifica deve essere chiesta da tutti i partiti politici, non da una parte sola, perché altrimenti si mette il Capo dello Stato in un gravissimo imbarazzo. Ed è bene che ciò non avvenga. Va assolutamente evitato.

Questa Europa fa ancora da ombrello all’attuale governo Conte 2?

Un premessa: più che di Europa, che non esiste, dobbiamo sempre parlare di Unione Europea, cioè di un insieme di rapporti inter-statali senza Costituzione. Detto questo: loro possono parlare di ombrello, finché la gente non si accorge che invece è un parafulmine. E un giorno o l’altro ne saranno fulminati.

Sulla legge di Bilancio la maggioranza si è spaccata e la manovra è già sotto osservazione della Ue. Che atteggiamento dobbiamo aspettarci dalla nuova Commissione?

Diciamo subito che la Commissione Ue ha subìto un cambiamento radicale, non solo negli uomini, ma anche della sua struttura stessa, per cui i commissari europei oggi dirigono molto meno che in passato. Ursula von der Leyen ha creato dei vicepresidenti con poteri direttivi che possono scavalcare o controllare l’operato dei commissari.

Quindi?

C’è un accentramento in mano all’equilibrio di potenza più rilevante che è quello franco-tedesco. Anche se abbiamo David Sassoli come presidente del Parlamento europeo e Paolo Gentiloni come commissario Ue non per questo dobbiamo pensare che avremo un trattamento di favore, sebbene credo che a Bruxelles siano molto preoccupati della situazione economica. Dunque, monitoreranno con attenzione, ma hanno paura di una crisi politica.

Parliamo di rapporti con la Cina e 5G. L’Italia ha assunto una posizione autonoma che la sta allontanando dagli Stati Uniti. Vale la pena andare avanti su questa strada?

Assolutamente no. È una tragedia. L’Italia è da sempre eterodipendente a geometria variabile, ma l’eterodipendenza dagli Usa era utile perché ci consentiva di svolgere un ruolo. Se oggi invece ci colleghiamo a una potenza non democratica e imperialistica come quella cinese, non avremo più margini di manovra, se non la subalternità. Basta fare un giro per Atene.

Ieri si sono aperti a Roma i Med Dialogues. Nel suo intervento d’apertura il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha ricordato che “il Mediterraneo è tornato centrale nello scacchiere internazionale” e che “in Libia siamo favorevoli al cessate il fuoco”. L’Italia ha ancora un ruolo incisivo nel Mediterraneo e in Libia?

No, non è così, nonostante il buon lavoro della Farnesina e dei nostri servizi di intelligence. Abbiamo commesso degli errori gravi e non abbiamo più una direzione politica. E i francesi sono tutti contenti di questo.

(Marco Biscella)