Stanno drasticamente cambiando i fattori che restituivano un risultato chiaro della capacità ricettiva italiana – ma non solo. L’hospitality, fino a qualche anno fa interpretabile direttamente quale “alberghiera”, adesso s’è fatta anche, e molto, diffusa: secondo una recentissima analisi di Confesercenti (l’associazione che rappresenta le imprese Horeca), sulla base dei dati camerali e dell’analisi dei principali portali di locazione turistica, tra il 2014 e il 2024 le imprese attive come case vacanze, affittacamere e B&B sono aumentate del 146%, raggiungendo le 34.975 unità.



“Un’esplosione che sta trasformando non solo il comparto ricettivo, ma anche le nostre città e i nostri paesi – sostiene Confesercenti -. La diffusione di piattaforme come Airbnb, infatti, ha reso più facile per i proprietari di immobili entrare nel mercato dell’affitto breve, e un maggiore numero di persone vede nelle locazioni turistiche un’opportunità di reddito aggiuntivo: sul solo AirBnB, ad agosto, sono in offerta oltre 700mila sistemazioni, di cui l’85% circa appartamenti riconvertiti all’ospitalità turistica, per la maggior parte gestiti direttamente dal proprietario”.



Il fenomeno è particolarmente forte ed evidente nelle grandi città: nei comuni con oltre 250mila abitanti le imprese della ricettività diffusa passano in dieci anni da 2.823 ad 8.579, con un incremento del 204%. Di poco inferiore quello registrato dai comuni tra 50 e 250mila residenti (+196%) e dalle località intermedie (+182% per i comuni tra 15 e 50mila abitanti). L’ondata del turismo diffuso non risparmia neanche piccoli e piccolissimi: case vacanze, affitti brevi e B&B crescono anche nelle località con una popolazione compresa tra 5 e 15mila abitanti (+136%) e nei micro-comuni con meno di 5mila residenti (+80%).



Le attività di ricettività diffusa sono la tipologia di impresa turistica che registra la crescita maggiore negli ultimi dieci anni. Un risultato in netta controtendenza con quello delle imprese di vicinato, che offrono servizi essenziali, che nello stesso periodo si riducono fortemente: dal 2014 è sparito il 12% dei bar, negozi alimentari, di abbigliamento e delle altre attività commerciali di base. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le nostre stime lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando oltre 734milioni di spedizioni ai clienti, in media quasi 84mila consegne di pacchi all’ora.

“Complessivamente, una tripla metamorfosi per i nostri centri urbani: gli appartamenti diventano attività ricettive, i negozi e i servizi essenziali spariscono e il commercio si dematerializza – commenta Confesercenti -. Un fenomeno che va monitorato con attenzione: la deregolamentazione di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia ha già portato a gravi squilibri, favorendo le non-imprese e svuotando molte località di residenti e sostituendole con turisti. Un processo che contribuisce a rendere meno sostenibili le imprese del commercio di vicinato, già in difficoltà per la concorrenza delle grandi catene e delle piattaforme di eCommerce, che grazie alla loro struttura multinazionale pagano in proporzione meno tasse. Così si rischia di trasformare non solo le nostre località turistiche e i centri storici delle città d’arte in gusci vuoti, privi di servizi per chi vi abita tutto l’anno, ma di desertificare anche le località minori. Località dove sta diventando difficile persino trovare ATM e Bancomat attivi per ritirare denaro”. Per non dire della sperequazione, più volte denunciata dalle associazioni specifiche di categoria, che vede l’hotellerie soggetta a più controlli, imposizioni e regimi fiscali ben più onerosi rispetto alle case vacanze.

Adesso, la sostanziale deregulation che ha caratterizzato il settore degli affitti brevi sembra destinata a una svolta, con nuovi strumenti di lotta al sommerso e all’abusivismo. Da settembre, almeno stando al programma stabilito del ministero del Turismo, sarà obbligatorio il Codice identificativo nazionale (Cin) per la pubblicazione degli annunci online, codice da esporre anche all’esterno delle strutture in locazione breve o turistica. Finita la fase di sperimentazione, dunque, le piattaforme come Booking e Airbnb saranno tenute a non pubblicizzare più gli annunci senza Cin (sanzioni dal prossimo gennaio).

Dallo scorso marzo, inoltre, ha avuto via libera dal Consiglio Ue il nuovo regolamento sulla raccolta e la condivisione dei dati relativi agli affitti brevi, che però sarà operativo solo dal 2026. Si tratta sostanzialmente della creazione di una banca dati unica europea delle locazioni brevi, con dati su un mercato che ad agosto dello scorso anno contava 124,7 milioni di pernottamenti prenotati attraverso le piattaforme online, con l’obiettivo di una maggiore trasparenza e tracciabilità, con una registrazione online unica.

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