Qualcosa si muove al centro del panorama politico. No, non parliamo del versante centrosinistra. O meglio,  il movimento che i sismografi della politica registrano vede piccoli ma significativi smottamenti dall’area dell’opposizione a quella della maggioranza. Sono scosse poco più che strumentali, che sfuggono all’attenzione del grande pubblico, ma che gli addetti ai lavori registrano e studiano.



Sono due i segnali da tenere in considerazione. Il primo è il big bang di Azione, da cui in direzione di Noi Moderati si sono mossi in tre, la deputata Mara Carfagna e le senatrici Mariastella Gelmini e Giusy Versace, il cui approdo nella formazione, cui va aggiunto Enrico Costa, fermo per il momento a metà del guado (nel gruppo misto) in attesa di approdare con ogni probabilità a Forza Italia, nelle cui fila ha già a lungo militato. Il secondo segnale riguarda la lenta transumanza verso il partito azzurro di alcuni parlamentari eletti nientemeno che nelle file del Movimento 5 Stelle. I nomi sono meno conosciuti di Carfagna e Gelmini, ma il fenomeno merita attenzione. Si tratta di tre parlamentati del Sud, Giorgio Lovecchio, Antonio Trevisi e Raffaele De Rosa, eletti in Puglia e Campania, aree dove Forza Italia è forte in crescita, come in tutto il Sud. E anche a livello di amministratori regionali e locali si registrano passaggi simili.



A parte il fatto che la maggioranza esce rafforzata in entrambe le Camere da questa transumanza parlamentare, è necessario interrogarsi sulla capacità attrattiva dell’area centrista all’interno del centrodestra. A monte c’è, certamente, il fallimento del progetto centrista autonomo, con il rumoroso divorzio fra Renzi e Calenda, che ha posto fine alla fugace esperienza del terzo polo. Ma la fuga da Azione di quattro esponenti di spicco come Gelmini, Carfagna, Versace e Costa dice molto anche sulla difficoltà di portare le istanze centriste nel centrosinistra. Il campo largo segna il passo, Conte e Fratoianni hanno posto il veto su Renzi, mettendo alle strette Calenda, che si sente fuori dal progetto, meglio andarsene. Spazio politico, zero.



Ecco che Forza Italia diventa attrattiva persino per chi in parlamento c’è arrivato con le insegne grilline, ma si sente a disagio e schiacciato su posizioni eccessivamente di sinistra, anti-americane e a tratti quasi filo-putiniane. Archiviata la fase del padre-padrone Silvio Berlusconi, il partito azzurro ha conosciuto un imprevedibile rilancio. Merito delle opportunità, in termini di “rendita” politica, che il partito – meno identitario che in passato e più contenitore – è in grado di offrire nel Sud, ma anche della spinta discreta ma costante che la famiglia Berlusconi (Marina in particolare) ha impresso sul terreno dei diritti civili. Merito infine di un contesto in cui lo spazio per il centro a sinistra si è chiuso, mentre a destra si è aperto, e sembra decisamente più promettente. Per fare cosa esattamente, è in fondo secondario. Se manca una idea di Paese, ci sono spazi garantiti dal voto locale, e battaglie tattiche anti Meloni-Salvini come quella per lo ius scholae e quella per frenare l’autonomia differenziata sono più che sufficienti per dare una prospettiva.

Forza Italia in questo momento è il più attrattivo fra i partiti del centrodestra, e potrebbe godere di questa rendita di posizione per un tempo relativamente lungo. Un rischio però si intravede dietro l’angolo, quello che l’attivismo e il movimentismo azzurro finisca per scontrarsi con il partito egemone della maggioranza, quello della premier Giorgia Meloni. Perché per continuare il suo processo di accreditamento e “normalizzazione”, Fratelli d’Italia non potrà che spostarsi sempre più verso il centro. Lentamente, ma costantemente. Il muoversi guardinghi in Europa lo testimonia. Si tratta dunque di una concorrenza, quella tra FI e FdI, che potrebbe rivelarsi rischiosa, uno scenario tutto da decifrare, senza dimenticare il continuo chiacchiericcio che avvolge la possibilità che uno dei due figli maggiori di Silvio Berlusconi, Marina e Pier Silvio, alla fine non decida di scendere davvero in politica. Voci sinora costantemente smentite, ma che non cessano. Sarebbe una discesa in campo che cambierebbe di parecchio il panorama politico italiano. Nell’attesa che questo nodo si sciolga, Forza Italia (e il quasi satellite partitino di Noi Moderati)  può tranquillamente continuare a raccogliere i moderati delusi da Renzi, Calenda e Schlein.

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