La controffensiva ucraina, purtroppo, non ha funzionato e sul campo di battaglia russi e ucraini sono praticamente in fase di stallo da tempo. Ora che poi, con l’imminente stagione delle piogge, sarà più difficile manovrare con mezzi pesanti, si potrebbero creare le condizioni giuste per ipotizzare un cessate il fuoco. Una speranza che si mantiene tale, anche se proprio in questi giorni il segretario della Nato Stoltenberg e il presidente ucraino Zelensky si sono incontrati per vedere di dotare l’esercito di Kiev di una migliore protezione aerea.
L’Ucraina, insomma, non sembrerebbe tanto disposta ad accettare l’offerta russa di negoziare, anche perché Mosca vorrebbe farlo esclusivamente alle sue condizioni. Il Cremlino, però, proprio mentre annuncia l’ulteriore acquisizione di armi più avanzate, fa intendere di voler lasciare la porta aperta almeno ad alcuni dei Paesi europei: l’ambasciatore russo in Italia, ad esempio, ha dichiarato che i rapporti con il nostro Paese sono deteriorati ma non fino al punto di non ritorno. Un modo forse, spiega Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero, fondatore dell’Igsda e membro del collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation, per tenere la porta aperta con l’Occidente in vista di una possibile ripresa di relazioni nel dopoguerra.
Putin annuncia lo sviluppo di armi nucleari avanzate, allo stesso tempo la Russia sembra non voler chiudere le relazioni con qualche Paese occidentale. Secondo l’ambasciatore in Italia Alexey Paramonov i rapporti Roma-Mosca sono drammatici ma non fino al punto di non ritorno: cercano di rompere il fronte pro-Ucraina?
Le parole di Putin sul nucleare sono un classico episodio di non celata propaganda tesa alla deterrenza. Per quanto riguarda le dichiarazioni relative all’Italia credo che i russi non vogliano chiudersi alcuni mercati e per non compromettere definitivamente i rapporti con certi Paesi lasciano la porta aperta.
Mantengono una porta aperta per l’Europa?
Non con l’Europa ma con alcuni Paesi europei che sono meno coinvolti nel conflitto, soprattutto quelli che non sono confinanti e non sono dell’ex Patto di Varsavia, è plausibile un tentativo di tenere la porta aperta. Quella del Cremlino non è stata sbattuta completamente. Poi, naturalmente, bisogna vedere quale sarà la volontà italiana e di altre nazioni di sfruttare quest’apertura. Se queste dichiarazioni le fa l’ambasciatore russo a Roma, poi, potrebbe averle fatte o avere intenzione di farle anche qualche suo collega russo in altre capitali europee.
In qualche modo cominciano già a pensare al dopoguerra?
Ci pensano da tempo. Nessuno si aspettava un conflitto così lungo e di dover aspettare così tanto tempo per arrivare a un accordo di pace o almeno a un cessate il fuoco. Ci pensano i russi come tutti coloro che tentano di trovare una soluzione alla guerra. Inevitabilmente si deve ipotizzare anche quello che potrebbe succedere dopo un eventuale accordo, per prima cosa la ricostruzione delle aree distrutte e il sostegno delle popolazioni colpite. Anche la nostra Confindustria ha partecipato a incontri sulla ricostruzione organizzati, non a caso, dal nostro attuale governo.
Terminata la guerra, i russi potrebbero iniziare a riallacciare i rapporti, almeno a livello commerciale, anche con Paesi che hanno sostenuto l’Ucraina?
Dopo gli accordi per un cessate il fuoco e poi, ci si augura, per la pace, bisognerà ripensare, ad esempio, alle sanzioni, per tornare a un sistema più bilanciato, che tenga conto di quello che è successo ma anche del fatto che la guerra è terminata. Non potrà tornare tutto come prima, questo è ovvio.
Ma il negoziato, in questo momento, è una prospettiva concreta?
Mosca ha mostrato i muscoli con le sue dichiarazioni sulle armi nucleari. Per il resto il ministro degli Esteri Lavrov ha detto che la Russia sarebbe disposta a trattare per ottenere sia il cessate il fuoco sia un accordo di pace. Adesso non è Mosca che deve decidere di farlo, ma l’Ucraina, anche se è comprensibile il disagio di Kiev. La Russia ha già dato la disponibilità, sta a Kiev e all’Occidente valutare se accettare o meno, questo in considerazione del fatto che il cessate il fuoco congela la situazione com’è in un determinato momento. Al momento la situazione se “congelata” è troppo favorevole a Mosca per essere presa in seria considerazione dagli ucraini.
Mentre pensa alla guerra, Putin deve tenere conto anche degli altri interessi strategici russi in politica estera: a Mosca è arrivato il generale Haftar che controlla la parte Est della Libia. La Russia torna alla carica per avere un’altra base nel Mediterraneo?
Haftar è sempre stato dalla parte della Russia, tanto è vero che godeva e gode dell’appoggio della Wagner, non c’è da stupirsi se va a Mosca. Per quanto riguarda la base navale, i russi ne hanno già una in Siria, non è assolutamente vitale che ne abbiano anche una in Libia ma se si concretizzasse tale ipotesi sarebbe un grosso problema per la sicurezza mediterranea. Con Haftar i russi mantengono semplicemente buoni rapporti, per il momento Mosca non ha energie residue da impegnare in Africa settentrionale.
Invece sulla crisi in Nagorno Karabakh e i rapporti con l’Armenia i russi come si stanno muovendo?
Nell’Artsakh, purtroppo, è in corso la tanto temuta pulizia etnica, La popolazione armena che abita la regione se ne sta andando. La Russia è disimpegnata dall’area: aveva 2mila soldati che dovevano far rispettare gli accordi firmati dopo la guerra del 2020, ma ha preferito non opporsi all’intervento dell’Azerbaijan.
I russi si stanno allontanando da Yerevan?
I russi avrebbero riconsiderato la loro “protezione” al Nagorno Karabakh, anche perché imputano all’attuale Governo armeno una vicinanza con gli Usa che si è concretata da ultimo in un’esercitazione militare congiunta Armenia-Stati Uniti. Mosca non è contenta dell’attuale Governo armeno e forse sta favorendo un cambio con figure a lei più vicine. Ipotesi ardita ma non da escludere.
Di fatto la condotta russa in quella zona sembra favorire l’Azerbaijan e la Turchia. È così?
L’hanno fatto togliendo la protezione alla popolazione armena dell’Artsakh. Ora si rischia che i turchi per mezzo degli alleati azeri ripetano le nefandezze di un secolo fa. Comprensibile chiudere un occhio, per la necessità di continuare a sfruttare le forniture di gas azero e continuare ad avere buoni rapporti industriali con Ankara (più di 20 miliardi annui solo per il nostro Paese). Ma forse chiudere entrambi gli occhi appare eccessivo!
Tornando alla guerra in Ucraina, Stoltenberg, il segretario della Nato, ha incontrato Zelensky. E l’argomento sembra sia stato la mancanza di una difesa aerea da parte degli ucraini. Un problema che ogni tanto torna fuori: c’è una soluzione?
Gli ucraini non hanno quasi nessuna capacità aerea e per loro sarebbe importante mettere un freno al vantaggio russo in questo campo. Si è parlato a più riprese della fornitura di F-16 all’Ucraina, ma bisogna avere gli aerei disponibili in Ucraina e i piloti di Kiev combat ready. Nessuna di queste due condizioni si è verificata. Ci vorrà molto tempo.
Da quando è partita la controffensiva, le due forze in campo sono in sostanziale stallo. Anzi, i russi avrebbero guadagnato a Est più territori di quanto hanno fatto gli ucraini a Sud. L’offensiva ucraina è fallita?
L’offensiva non è riuscita negli obiettivi annunciati. Si proponeva di tagliare i collegamenti fra la Crimea e la Russia ma l’obiettivo non è stato raggiunto. I motivi sono diversi va tenuto conto che l’Ucraina continua a cambiare i vertici della Difesa. Secondo me sono state sottovalutate le capacità difensive dei russi e la negativa influenza sulla determinazione a combattere causata dai cambi di comando.
Ci sarebbe un modo per sbloccare la situazione dal punto di vista militare?
A meno di un improbabile crollo delle forze armate russe è difficile che si riesca a sbloccare.
Ora che arriva la stagione delle piogge, che ostacolerà le operazioni sul campo, le parti potrebbero prendersi tempo per riflettere sull’andamento della guerra e pensare a una soluzione diplomatica?
Dovrebbe arrivare un periodo di stasi da cui si potrebbe trarre l’occasione per considerare un cessate il fuoco, ma ho grossi dubbi in merito.
Intanto la Wagner ha ricominciato a combattere a Bakhmut ed è stato nominato un nuovo comandante, il colonnello Andrei Troshev. Ormai è stata definitivamente integrata nell’esercito russo?
Le migliaia di uomini della Wagner sanno solo combattere e sono formati per tale scopo. Purtroppo continueranno a farlo perché non c’è altra scelta per loro. A Mosca lo sanno.
(Paolo Rossetti)
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