Una guerra di droni e di missili che rischia di desertificare l’Ucraina. L’inverno rende difficili le operazioni di terra e allora la guerra continua puntando non più sullo scontro campale ma sulla possibilità di fiaccare il nemico colpendo le sue infrastrutture, in particolare quelle energetiche. Per questo gli attacchi dei russi si sono fatti sempre più intensi su obiettivi come Kiev e Kharkiv: nell’ultima notte si parla di 100 missili, 70 dei quali sarebbero stati abbattuti dalla contraerea avversaria. Non per niente proprio in queste ore il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto l’invio di sistemi difensivi che aiutino il Paese a neutralizzare questi attacchi, e la vicepremier Olga Stefanishina ha manifestato la preoccupazione di essere abbandonati dall’Occidente.



Gli Usa, d’altra parte, non si sa se rinnoveranno gli aiuti e l’Europa, pur avendo fatto la sua parte, non ha la capacità di sostituire gli americani. Ecco perché, spiega Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo con al suo attivo missioni in Iraq, Kuwait, Albania e Kosovo, l’Ucraina alla fine dell’inverno rischia di apparire come un deserto di macerie. Al di là delle intenzioni sbandierate dal presidente Zelensky di far diventare Crimea e Mar Nero il fulcro della guerra, la cruda realtà dice che un Paese già gravemente distrutto può peggiorare ancora la sua situazione. Senza che nessuno, nel frattempo, stia neanche tentando di intavolare trattative di pace. L’interesse ora è soprattutto sulla guerra in Medio Oriente, anche se la prospettiva di una sconfitta per Kiev sembra sempre più vicina.



Colonnello, gli attacchi missilistici dei russi sembrano sempre più intensi: hanno capito che il nemico è in difficoltà e affondano il colpo?

Come previsto, in questo periodo invernale hanno deciso di affidarsi ai droni. Hanno capito che attaccare in massa non è conveniente per loro: la conquista di un borgo come Marinka è costata molto in termini di risorse umane. Gli ucraini hanno fallito la controffensiva ma si sono difesi bene. E lo stesso hanno fatto i russi, interrando vecchi carri per realizzare bocche di fuoco da terra. È una guerra di posizione, in cui gli ucraini non attaccano perché non hanno uomini e i russi non lo fanno perché hanno paura di perderne troppi.



L’ultimo attacco missilistico di Mosca, su Kiev e Kharkiv, sarebbe stato condotto con cento missili: dobbiamo aspettarci altre operazioni così imponenti?

I russi hanno tanti missili. Questo sarà il leitmotiv di tutto l’inverno: consentire alle truppe di rifiatare e attaccare con quello che si ha. Il problema degli ucraini è che sono sempre più a corto di munizioni. O ci si affretta a rimpinguare i loro depositi o l’Ucraina resterà in una condizione precaria.

Secondo la vicepremier Olha Stefanishina l’Ucraina teme di essere abbandonata, mentre il ministro Kuleba ha chiesto l’invio di sistemi di difesa. È una conferma delle difficoltà ucraine?

Sì. Pare che qualcosa l’Europa voglia dare, ma se gli americani, che finora da questo punto di vista hanno fatto la parte del leone, non vogliono più rifornirli, per gli ucraini la vedo davvero molto dura.

Ma i russi in questi attacchi stanno usando armi più potenti rispetto a prima?

No, pare che ne abbiano portate alcune di nuova generazione in prima linea, ma non sono ancora state utilizzate. Il problema è se l’Occidente può fornire all’Ucraina tutto il necessario per impedire alla Russia di fare danni: gli americani, che hanno dato agli ucraini l’80% delle forniture, ora si sono tirati indietro, per loro adesso è molto più importante quello che sta succedendo in Medio Oriente. Se gli attacchi continuano a questo ritmo, l’Ucraina non riuscirà ad arrivare molto oltre l’inverno, alla fine del quale sarà un mezzo deserto. Se non interviene qualcuno in maniera massiccia, con armamenti di ultima generazione che non debbano essere guidati dall’uomo (come per gli F16, nda) le sue forze si ridurranno al lumicino. L’Ucraina si trova a un bivio esistenziale, mi auguro che gli americani ci riflettano in maniera piuttosto seria.

Zelensky cerca di spostare l’attenzione dalla debolezza ucraina dicendo che ora il fulcro della guerra si sposterà in Crimea e nel Mar Nero. Ha intenzione di puntare tutto su queste riconquiste?

Gli ucraini avranno delle riserve, messe da parte in vista dell’inverno. Un attacco deciso, utilizzando l’80% di queste riserve e concentrandosi sulla Crimea, che consenta loro di mettersi al tavolo delle trattative potendo vantare una riconquista, ci starebbe anche come pensiero. Il problema è se sono in grado di fare quello che dicono. Sappiamo anche che i russi la Crimea non la vorranno cedere mai, pronti a combattere fino all’ultima goccia di sangue. Pure Mosca, comunque, ha dovuto sopportare due anni di guerra, la vinceranno per logoramento, ma ne escono molto male.

Ultimamente di pace e di trattative si sente parlare sempre meno, Putin vuole una pace solo alle sue condizioni: che ne pensa?

In questo momento nessuno sta lavorando per la pace. Non ci sono contatti. La guerra in Medio Oriente sta calamitando l’attenzione di tutti, compresa quella dei russi. Credo che dovrà passare l’inverno per valutare poi quello che sarà successo. Di certo l’Ucraina ha bisogno di essere supportata, specialmente con gli aerei, fondamentali per bombardare le postazioni di partenza e impedire che partano missili e droni. Altrimenti gli ucraini avranno sempre di meno fino a che crolleranno. Zelensky non è un tecnico ma i suoi generali sanno benissimo qual è la situazione. Forse dietro il rinnovato interesse per la Crimea c’è proprio il loro consiglio, ma è un piano che vedo poco fattibile.

Con queste premesse come sarà l’Ucraina dopo l’inverno?

Per il 40-50% è solo macerie, dopo l’inverno si rischia che la percentuale aumenti di un altro 20%. Quando finirà la guerra sarà completamente da ricostruire, sarà un deserto di macerie.

(Paolo Rossetti)

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