La NATO minaccia la Russia di intervenire. Ma Putin, per tutta risposta, annuncia esercitazioni nucleari proprio per le truppe vicine all’Ucraina. Dopo l’uscita di Macron, che ha ipotizzato l’invio di truppe occidentali, l’Alleanza atlantica ha tracciato alcune linee rosse, oltre le quali prenderebbe in considerazione un coinvolgimento diretto nel conflitto: succederebbe se lo sfondamento dei russi nel Nord Ovest del Paese permettesse di creare un collegamento tra Minsk e Kiev, oppure se Mosca prendesse di mira polacchi, lituani o moldavi. Intimidazioni che però non sembrano scalfire più di tanto il Cremlino, che continua ad avanzare occupando a poco a poco sempre nuovi territori ucraini. In caso di collasso dell’esercito ucraino potrebbe occupare addirittura tutta o la maggior parte della zona a Est del Dnepr.
Il problema vero è che la NATO, spiega Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, dall’Afghanistan al Kosovo, dopo aver previsto la vittoria ucraina ora si trova di fronte a un quadro della situazione che ribalta quanto annunciato all’inizio del conflitto. Reagisce minacciando un intervento, ma in realtà non è strutturata per affrontare una guerra di lunga durata. E la possibilità di trattare non viene presa in considerazione perché sarebbe una dichiarazione di resa, l’ammissione che i piani iniziali di vittoria sono falliti.
C’è una fibrillazione nella NATO su possibili interventi in Ucraina. Quello che prima veniva riferito dai giornali ora viene attribuito anche a esponenti politici come il leader democratico alla Camera Usa, Hakeem Jeffries, secondo il quale se l’Ucraina cadrà gli Stati Uniti dovranno intervenire. C’è davvero la possibilità di un coinvolgimento diretto dell’Occidente?
La fibrillazione della NATO è dovuta a una constatazione: tutte le storie raccontate all’inizio sulla ineluttabilità della vittoria di Kiev, sostenuta dall’Occidente, si sono rivelate delle panzane. Ora la Russia sta spingendo lungo tutto il fronte, occupando altri territori. L’ipotesi di un collasso dell’esercito ucraino è tutt’altro che peregrina. La NATO reagisce come aveva giurato che non sarebbe mai stato necessario e cioè minacciando il suo intervento diretto. C’è uno sforzo a livello politico in tutti i Paesi, e segnatamente in Italia, per preparare le nostre opinioni pubbliche a un intervento in difesa di altri, che fino a qualche tempo fa non avrebbero accettato neanche per difendere sé stesse.
Cosa c’è dietro questa nuova narrazione della guerra?
Quando ci sono queste azioni vuol dire che non c’è soltanto del fumo, ma anche dell’arrosto. I russi potrebbero risolvere la situazione prima che l’Occidente neo-bellicista si decida a mettersi in mezzo. E allora il problema si risolverà da solo. Se i tempi della guerra fossero più lunghi, invece, le cose potrebbero cambiare. Due anni fa certi discorsi che ora sono normali non sarebbero stati accettati. Poi c’è la grande incognita delle elezioni USA. Per Biden presentarsi con una guerra persa in Ucraina e una che non viene digerita dall’opinione pubblica, come quella in Palestina, sarebbe imbarazzante. Siamo in una situazione pericolosissima: le nostre opinioni pubbliche vengono condizionate giorno per giorno con quello che viene detto nei telegiornali e nei programmi tv.
La NATO avrebbe individuato almeno un paio di linee rosse oltrepassate le quali interverrebbe direttamente: lo sfondamento del fronte nordoccidentale da parte dei russi e il coinvolgimento di Polonia, Lituania e Moldavia nel conflitto. Cosa possiamo aspettarci dalla guerra ora?
Le penetrazioni della Russia sono sempre nell’ordine di qualche chilometro: questa non è una guerra di manovra ma di economia delle forze. La Russia ha logorato l’esercito ucraino a volte anche ritirandosi temporaneamente. C’è la possibilità teorica che i russi scendano dalla provincia di Belgorod in direzione sudovest fino a ricongiungersi con Zaporizhia. Non c’è la possibilità che si prendano tutta l’Ucraina: nella peggiore delle ipotesi potrebbero prendere tutto il territorio ucraino fino alla riva sinistra del Dnepr. Ma perché questo succeda dovrebbe verificarsi il collasso dell’esercito ucraino. Altre linee rosse sarebbero Kherson e Odessa, ma non credo che Mosca voglia arrivare fino a lì.
Torna di attualità anche il corridoio di Suwalki, quella sottile striscia che collega la Bielorussia con Kaliningrad al confine con Polonia e Lituania: potrebbe diventare un’altra occasione di scontro?
È un corridoio importante perché è importante il Mar Baltico, dove per la Russia si è creata una situazione inaccettabile: la flotta a Kaliningrad che una volta in mare è sotto il controllo della NATO, dopo che anche la Svezia è entrata nell’Alleanza atlantica. Così si sono create le condizioni per un’altra guerra nel Mar Baltico. Un attacco della Russia in questa zona comporterebbe, tuttavia, una partecipazione della Bielorussia, esporrebbe Minsk a un attacco da parte dei polacchi, ma senza che il Paese abbia le stesse risorse della Russia. Ma con la situazione di Kaliningrad la Russia di fatto ha perso una delle sue cinque flotte. Non ora, ma in futuro tutto questo potrebbe portare a un conflitto.
La NATO, alla fine, potrebbe veramente intervenire con delle truppe in Ucraina? In quali condizioni?
Credo che la NATO non abbia la mentalità per affrontare il tipo di guerra che c’è in Ucraina: una guerra di attrito in cui vince chi riesce a economizzare le sue forze più a lungo. L’Ucraina, che ha provato ad adottare le teorie occidentali, in realtà ha perso moltissime forze senza ottenere nulla di significativo. La NATO, per contro, ha eserciti professionali di dimensioni limitate che puntano sulla qualità e su una capacità di manovra che nel breve periodo permetta di occupare territori, ma non è pronta a una guerra che duri e produca molte perdite. La nostra popolazione, d’altra parte, è sempre più vecchia. Questo vale anche per la Russia, ma in misura minore. La NATO sente di dover fare qualcosa perché tutte le sue previsioni sono state smentite. Pone continuamente delle linee rosse, forse nel tentativo di intimidire la Russia e fermarla. Mosca però ha accelerato le operazioni con risultati tattici dal suo punto di vista molto significativi.
Alcuni siti danno i francesi già presenti a combattere. Ci sono già soldati occidentali impegnati?
Magari ci sono specialisti e istruttori. La NATO ha dato carri armati performanti che hanno i loro limiti anche perché sono sofisticati e non è così facile addestrare gli ucraini. Penso che la NATO sia spaventata dalla possibilità di arrivare alle elezioni USA con questa situazione, ma lo sarebbe ancora di più se ci fosse un coinvolgimento diretto in quel teatro. L’Alleanza sta svolgendo un’opera di intimidazione nei confronti della Russia dicendo, nella sostanza: “Non continuate altrimenti interveniamo”. Tuttavia, mai dire mai. È una situazione in cui stiamo scrivendo su un foglio bianco.
Possibile che nessuno pensi a trattative di pace o almeno a iniziare una sorta di negoziato?
Nessuno ne parla più perché equivarrebbe alla resa: acconsentire a una trattativa dal punto di vista dell’immagine da parte della NATO equivarrebbe a questo. Ha voluto la guerra a tutti i costi, diventa difficile far accettare ora un negoziato. Forse Trump, in caso di elezione, potrebbe negoziare, a meno che anche lui non cambi completamente registro.
(Paolo Rossetti)
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