La guerra in Ucraina continua, ma lo stallo sul campo, ci ha spiegato il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, riferendosi al discorso tenuto da Putin il 9 maggio, “ci porta a chiederci se l’uso delle armi atomiche da parte di Mosca sia realistico. La strategia militare russa ne prevede l’uso solo in caso di cosiddetta minaccia esistenziale, ma Putin ha detto più volte che la Russia è stata costretta a entrare in Ucraina perché sottoposta alla minaccia occidentale. A questo punto l’impiego di armi nucleari sarebbe possibile”.
Si è tenuta un’audizione al Senato americano con la presenza dei capi delle intelligence interna e militare. La guerra sarebbe in una fase di stallo dove non sta vincendo nessuno, uno stallo che potrebbe durare a lungo. Cosa ne pensa?
Non c’era bisogno che lo dicesse l’intelligence americana, basta guardare quello che sta succedendo. L’Ucraina riesce a condurre limitate puntate controffensive per recuperare il proprio territorio in prevalenza nella zona di Kharkiv a nordest. La Russia continua a progredire, ma con difficoltà, lentamente, nella zona del Donbass. Sono però più propenso a dire che è l’Ucraina ad avere meno chance di fare una controffensiva su larga scala.
Però il governo di Kiev ha dichiarato che sono riusciti a riprendere possesso di 1200 chilometri di confine.
Mi chiedo cosa intendano: se 1200 chilometri lineari, che equivalgono a tutta la linea di confine dalla Bielorussia fino alla Crimea, e mi sembra esagerato; o 1200 chilometri quadrati. Starei sul generico e direi che abbiano recuperato solo alcuni territori.
Il Cremlino ha detto che la determinazione di Stati Uniti e Ue si può indebolire se peggiora la crisi alimentare si impennano l’inflazione e i costi dell’energia. Noi sappiamo che il popolo russo dai tempi dell’Urss ha sempre fatto fronte a condizioni di povertà, mentre noi occidentali non siamo abituati a fare la fila per comprare il pane. Quale la sua opinione?
Le sanzioni in atto cominciano sicuramente ad avere effetto, e secondo alcuni studi anglosassoni ci sono equipaggiamenti militari russi che non possono essere completati perché mancano componenti elettronici occidentali. Questo sarebbe evidente dal fatto che vediamo sempre impiegati da parte russa mezzi che risalgono ai tempi della guerra fredda.
Quindi?
Putin sicuramente quando ha deciso questa sciagurata aggressione aveva tenuto conto che ci sarebbero state sanzioni, ma le sanzioni c’erano già dal 2014. Le sanzioni funzionano contro una democrazia dove la società è libera di esprimere il proprio malcontento, ma contro una dittatura vengono smorzate. La Nord Corea, sotto sanzioni praticamente da sempre, è riuscita a produrre missili balistici a testata nucleare. Anche l’Iran riesce a produrre equipaggiamenti militari all’avanguardia. Hanno recentemente presentato un nuovo drone che avrebbe un raggio di azione di 2mila chilometri.
Molti suoi colleghi hanno dichiarato di essere rimasti sorpresi dell’incompetenza dell’esercito russo: lo pensa anche lei?
I russi hanno senz’altro dimostrato forti limiti sul campo nel coordinamento tra forze aeree e terrestri, specialmente nel gestire la protezione delle colonne terrestri. Questo è frutto della rigidità che risale ai tempi dell’Urss, dove le decisioni venivano sempre prese ai livelli gerarchici più alti.
Cosa significa in concreto?
Vuol dire che i comandanti sul campo non prendono decisioni se non sono avvallate dal livello gerarchico più alto. Questo spiega anche perché sono morti almeno dieci generali russi: dovevano trovarsi in prima linea per controllare l’attività. Sono problemi già emersi nella guerra in Georgia e in Cecenia, dove i russi hanno prevalso per la superiorità numerica e non qualitativa.
Ma se sul campo rimane la situazione di stallo, la Russia potrebbe decidere di usare armi nucleari pur di non ammettere la sconfitta e accettare il ritiro?
Nella dottrina strategica russa è previsto il ricorso all’ama nucleare in caso di minaccia definita “esistenziale”, ma bisogna capire cosa intendono. L’offensiva in risposta alle forze russe in Ucraina non si può definire minaccia esistenziale ma guardando al discorso di Putin del 9 maggio, dove dice che la Russia è stata costretta a intervenire per la propria sopravvivenza, allora sì, la resistenza ucraina armata dall’Occidente potrebbe essere considerata una minaccia esistenziale.
(Paolo Vites)
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