Zelensky annuncia trionfante che la flotta di Mosca sta lasciando il Mar Nero occidentale, ma potrebbe essere solo un riposizionamento delle forze. Gli ucraini avanzano a Kherson, i russi però spingono nella zona di Avdiivka. Le notizie dal fronte ucraino fotografano ancora, nella sostanza, una situazione di stallo. Il quadro, a lungo andare, spiega Vincenzo Giallongo, colonnello dei Carabinieri in congedo che ha partecipato a diverse missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, è favorevole alla Russia, perché ha più uomini e risorse per resistere al logoramento causato dal conflitto.
Tanto più che adesso gli Usa hanno altro a cui pensare: nella guerra israelo-palestinese che rischia di infiammare il Medio Oriente devono sostenere un alleato importante come Israele. A differenza che in Ucraina, infatti, non si sono limitati a fornire armi, ma, insieme a due portaerei, hanno inviato nel Mediterraneo orientale anche uomini. Per questo, se il conflitto con Hamas dovesse prolungarsi nel tempo anche gli Stati Uniti potrebbero fare più fatica di prima ad allargare i cordoni della borsa per aiutare Kiev. Zelensky, insomma, forse dovrebbe cominciare a pensare di prendere in considerazione una trattativa.
Colonnello, il mondo è “distratto” dalla grave crisi mediorientale. Ma sul fronte ucraino come stanno andando le cose?
Sta succedendo quello che era stato previsto: la controffensiva non funziona, è molto lenta. Una situazione che non promette niente di buono per l’Ucraina, anche perché, per ovvi motivi, adesso l’impegno maggiore gli americani dovranno darlo a Israele, che per loro è un alleato indispensabile in quella zona. Vogliono impedire che l’area finisca sotto il controllo totale dei Paesi islamici e di quelli a loro vicini come la Russia o in parte la stessa Cina. Ma anche che l’Iran accresca la sua influenza dando seguito alle mire egemoniche sull’intera regione, realizzando il progetto che anni fa è stato dell’allora presidente egiziano Nasser. Gli Usa devono appoggiare in toto Israele, non a caso questa volta hanno mandato anche uomini, non solo armi come in Ucraina. Lo fanno anche perché una larga fetta dell’economia americana è in mani ebree: negli Stati Uniti la comunità ebraica è una lobby fortissima.
Una situazione, quindi, che potrebbe avere riflessi pesanti sulla guerra in Ucraina?
Sì. Dipende da quando attaccheranno gli israeliani e da quanto andrà per le lunghe questa situazione in Medio Oriente. L’Ucraina potrebbe vedersi mancare parte del supporto americano. Gli Usa saranno anche ricchi, ma non hanno risorse illimitate.
Zelensky sostiene che la flotta russa si sta allontanando dal Mar Nero occidentale, attribuendo questo arretramento all’azione ucraina e immaginando una riconquista della Crimea. C’è almeno una parte di verità o è propaganda?
Quello che dice Zelensky in parte è vero, ma si tratta di un’affermazione che va interpretata. Fare delle manovre che comportino un piccolo o medio arretramento non vuol dire che i russi si stiano ritirando, può darsi semplicemente che si tratti di un riposizionamento per pianificare un nuovo attacco, anche più massiccio.
I russi hanno accusato il colpo dei ripetuti attacchi con droni e missili da parte dell’Ucraina?
Sicuramente hanno subito degli attacchi e altrettanto sicuramente non hanno quell’esercito moderno che credevano di avere: è una fortuna per loro aver trovato l’Iran come fornitore di armi. La Russia pagherà a caro prezzo l’esborso che ha dovuto affrontare per sostenere la guerra. Ma con una possibile diminuzione degli armamenti e del denaro a disposizione degli ucraini e la riduzione delle truppe (perché ogni giorno ci sono meno soldati) non sono affatto ottimista per le sorti dell’Ucraina. Kiev deve sperare che almeno si risolva la situazione in Medio Oriente. Non può colpire in territorio russo perché le sono stati posti dei limiti e gli armamenti che vengono forniti non hanno gittata tale da giungere fino al cuore della Russia; quindi, non può mettere veramente paura alla popolazione instillando sentimenti negativi nei confronti di chi li comanda. E comunque, per quanto possa colpire i russi, il problema dell’Ucraina è che non avrà uomini per gestire eventuali riconquiste dei territori, per controllarli una volta che ne ritorni in possesso: in questo modo potrebbe subire una controffensiva e perderli nuovamente.
Nelle ultime ore si parla di avanzamenti degli ucraini nella regione di Kherson, ma anche di un’intensa attività dei russi intorno ad Avdiivka. Come vanno lette queste notizie? Sono movimenti che spostano qualcosa nell’equilibrio generale della guerra?
Logorano soltanto l’Ucraina. Più si va avanti e più ci rimette l’Ucraina, perché non ha uomini a sufficienza. Stanno facendo il gioco delle tre carte. Gli ucraini attaccano in un certo punto perché ci sono pochi russi, i quali si sono spostati per attaccare un’altra zona dove, invece, ci sono pochi ucraini. Non potendo presidiare tutto il fronte le forze vengono concentrate in una determinata area per realizzare un attacco che funzioni.
Di fatto siamo ancora in una situazione di stallo?
Sì, ma è producente soprattutto per i russi.
Secondo gli inglesi la Russia sta utilizzando le unità specializzate Storm Z e questo significherebbe che anche loro hanno qualche problema di fanteria. È così?
Ma nel momento in cui si passerà alla leva obbligatoria la Russia il problema lo risolverà. Sarà una mossa controproducente sotto il profilo politico interno, e si sa che la gente in Russia ce l’ha con Putin perché ha portato il Paese a una guerra di due anni, ma nell’immediato consentirà Mosca di avvantaggiarsi nel conflitto.
Intanto in Russia si registra la morte per un malore improvviso di Vladimir Nekrasov, capo del Consiglio di amministrazione della Lukoil. L’ultimo di una serie di decessi eccellenti. Dopo Prigozhin il dittatore torna a farsi sentire?
È uno stillicidio. Tutti coloro che hanno voce in capitolo per dare contro a Putin in un modo o nell’altro finiscono male. È successo con Prigozhin e la stessa cosa può accadere, agendo in maniera più accorta, con altri. Putin vive sulla paura degli altri e deve coltivare la paura. Credo che, quando la guerra sarà terminata, ci saranno movimenti interni contro di lui, anche sponsorizzati dagli oligarchi, tanto che l’attuale presidente verrà sostituito.
Quali sviluppi possiamo attenderci, alla fine, in relazione alla guerra? A Zelensky conviene trattare?
Sono convintissimo che debba farlo. Biden è già stato contestato negli Usa per i soldi e le armi fornite agli ucraini. Ora deve appoggiare in maniera incondizionata gli israeliani. Zelensky deve ragionare su questa situazione e pensare non dico a passi indietro, ma almeno a passi di lato.
(Paolo Rossetti)
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