In prima lettura il documento presentato da Francia e Germania con oggetto la revisione dell’architettura Ue per gestirne l’allargamento a 35 nazioni, pur obiettivo importante, mostra molteplici difetti di ingegneria istituzionale: la visione è troppo introversa. In ogni caso un’Ue con circa 500 milioni di abitanti, o poco più, resterà un piccolo mercato sul piano mondiale. Alle nazioni europee associate, invece, serve un più ampio mercato sicuro, cioè con almeno un minimo di regole basiche condivise dai partecipanti che diano certezza ai contratti tra aziende private.
Nel gruppo di ricerca di chi scrive è stata formulata una bozza di ipotesi che possa permettere alle aziende e al capitale europei la frequentazione di un mercato molto ampio, in espansione geopolitica e geoeconomica a sicurezza crescente (ombrello di accordi intergovernativi) via inclusioni progressive. Questa visione di un’Ue estroversa ha generato l’ipotesi di una nuova architettura di mercato comune con altre aree del mondo, a partire dal Mediterraneo costiero e profondo (interfaccia con il Pacifico) con estensione nell’Asia centrale, inizialmente definibile come Common Economic Area (Cea). Oppure Ekumene (casa comune), su suggerimento di un giovane ricercatore greco, facendo riferimento al mercato ellenistico mediterraneo nel terzo secolo a.C. prima della totale conquista romana. La sua architettura prevede la partecipazione dell’Ue ad accordi con nazioni non Ue, in progressione, e la creazione di una banca di investimento dedicata, il tutto gestito da un’organizzazione comune.
Il passo geopolitico principale sarebbe quello di rompere il millenario Muro del Mediterraneo tra area cristiana e islamica. Atto che faciliterebbe la connessione tra la nuova linea infrastrutturale che connetterà India, penisola arabica, Mediterraneo con approdo nell’Ue, recentemente annunciata nel G20 in India, con la sponsorizzazione degli Stati Uniti e la partecipazione attiva dell’Italia. Washington sta cercando di velocizzare l’accordo tra Arabia e Israele per velocizzare l’inclusione della prima e il ruolo di interfaccia tra regioni del Golfo e del Mediterraneo di Israele (Egitto, Giordania, ecc.) stessa, anche potenziando l’accordo di Abramo tra questa e gli Emirati. Inoltre, l’America ha lanciato un’iniziativa atlantica verso l’Europa, l’Africa e il Sudamerica. Ciò apre la partecipazione statunitense alla Cea-Ekumene che potenzierebbe la spinta per l’inclusione dell’Africa.
In sintesi, questo scenario – con parecchi pezzi già avviati – darebbe tendenzialmente (25 anni, passo dopo passo con metodo funzionalista) alle aziende europee un’area di mercato strutturato e sicuro di circa 5 miliardi di persone. Ovviamente non va dimenticata la configurazione interna dell’Ue. Ma va valutata con lo scopo di allargare il raggio di mercato sicuro per gli enti europei e non per far mantenere alla diarchia franco-tedesca il dominio su una piccola area di mercato.
www.carlopelanda.com
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