Dopo circa dieci giorni, il crollo delle Borse sembra solo un brutto ricordo: i principali listini hanno, infatti, recuperato le perdite. Tutto questo nonostante vi siano i timori di un conflitto in Medio Oriente e la controffensiva ucraina stia spegnendo le speranze di un negoziato di pace tra Mosca e Kiev che sembrava possibile a inizio mese. Come spiega Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, «se guardiamo anche ad altri momenti della storia, dalla Prima guerra mondiale in poi, i mercati non sembrano essere in grado di inserire nelle proprie valutazioni elementi politico-strategici di lungo periodo. In genere, quindi, vengono sorpresi dagli eventi».
Facciamo un passo indietro: cosa crede sia successo una decina di giorni fa sui mercati?
Credo che ci si sia chiesti, senza che sia stata ancora trovata una risposta, se i Big Tech, che in questo momento rappresentano il principale driver dei listini azionari, siano in grado di resistere a una probabile offensiva dei Governi, in parte già iniziata negli Stati Uniti, per togliere loro il controllo del “giocattolo”. Mi riferisco alla volontà di regolamentare l’intelligenza artificiale, di tutelare la proprietà intellettuale rispetto alle sue applicazioni, di far sì che vi siano restrizioni o controlli specifici sull’uso dei social network da parte dei minori, di evitare situazioni di monopolio od oligopolio, ecc.
Non c’è, dunque, da temere una recessione degli Stati Uniti com’è stato detto?
La recessione negli Stati Uniti per il momento non c’è e non si vedono segni che lascino presagire il suo arrivo. Per l’economia americana resta più preoccupante l’andamento dell’inflazione, che continua ad allontanare il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, che certamente sarebbe più che gradito dai mercati.
A questo proposito, la prossima settimana si terrà il simposio di Jackson Hole. Pensa che arriveranno indicazioni da Powell e Lagarde sulle mosse che le Banche centrali di Stati Uniti ed Eurozona intraprenderanno a settembre?
La Fed è in una posizione non facile, perché a settembre mancheranno meno di due mesi alle elezioni presidenziali e, pertanto, dovrà calibrare al meglio le sue scelte. La Bce ha invece davanti a sé condizioni diverse e una piccola riduzione dei tassi, per esempio un quarto di punto, potrebbe anche starci. A livello politico, invece, la situazione in Europa sarà piuttosto complicata.
In che senso?
A settembre l’Ue sarà ancora molto indaffarata nel definire la composizione della Commissione europea, un compito non semplice visto che bisogna tenere conto sia degli equilibri tra i Paesi, sia dei profili dei singoli Commissari. Inoltre, andranno messi a fuoco i principali obiettivi di Bruxelles per i prossimi anni. Nel frattempo, ci saranno da seguire gli sviluppi della situazione geopolitica a cui l’Europa è sicuramente più esposta rispetto agli Stati Uniti.
Passate le Olimpiadi, pensa che riemergeranno i problemi di instabilità politica della Francia?
Secondo me sì, ma non va trascurata nemmeno la situazione della Germania, dove la “coalizione semaforo” si è rivelata incapace di fare qualunque cosa. E così l’economia del Paese sta perdendo posizioni vistose sia nella crescita, sia nelle tecnologie e nei settori in cui è presente.
L’Italia può avvantaggiarsi di questa situazione di Francia e Germania? Quanto meno l’attenzione non sarebbe esclusivamente sul livello del nostro debito pubblico…
Sì. In questo momento l’economia italiana, nonostante l’andamento dell’industria, è ancora favorita dal turismo, che è cresciuto molto anche nelle grandi città come Torino. Non dobbiamo, però, abbassare la guardia, perché se la situazione geopolitica degenerasse e ci fosse un vasto conflitto, il turismo ne risentirebbe sicuramente. Per il momento siamo come una barca che ha acqua in stiva: non riusciamo e non abbiamo tanta voglia di pomparla fuori, anche perché non è un problema così grave da impedire la navigazione, che è comunque incerta, perché non sappiamo bene che rotta seguire; tuttavia, riusciamo a guardare il sole tutti i giorni.
Tornando ai mercati, le perdite sono state recuperate. È davvero tornato il sereno e si può guardare il futuro con più tranquillità?
Credo serva cautela nelle analisi sui mercati, perché la situazione può cambiare rapidamente. Abbiamo anche visto che Elon Musk ha ottenuto un compenso di circa 45 miliardi di dollari da parte di Tesla, una cifra da capogiro che ci fa anche capire quanto sui mercati quello che conta è correre dietro al denaro, curandosi poco di quanto le decisioni prese siano razionali. Mi sembra che sia in atto un degrado della cultura finanziaria, soprattutto americana, per cui non si valuta nulla che non abbia un ritorno immediato.
(Lorenzo Torrisi)
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