Da anni invoco la creazione di un Fondo italiano di bilanciamento (Fib) a cui conferire (parte) del patrimonio pubblico disponibile (immobili, partecipazioni e concessioni) per ridurre sostanzialmente il debito pubblico nazionale in 10-15 anni, sia valorizzando gli asset, sia vendendoli gradualmente. Un giovane dottorando mi ha stimolato a pensare a un’europeizzazione delle operazioni “patrimonio pubblico contro debito” per dare loro una configurazione di “safe asset” globalmente riconosciuto per la robustezza della garanzia europea, da cui derivare eventuali bond comuni finalizzati alla dedebitazione progressiva dei singoli Stati con beneficio della stabilità finanziaria dell’Eurozona intera, tra cui la facilitazione dell’unione bancaria e dell’integrazione del mercato dei capitali. A cui aggiungere il possibile beneficio della dedebitazione strutturale in relazione allo scenario futuro che rende probabile un aumento della spesa pubblica per la sicurezza militare, la transizione ecologica e investimenti futurizzanti per cavalcare la rivoluzione tecnologica in atto: ridurre il debito complessivo europeo per aumentare lo spazio fiscale per investimenti competitivi delle singole nazioni e dei programmi europei.
La proposta del giovane ricercatore ha molto senso sia nelle contingenze, sia in prospettiva, anche valutando il rischio di perdita di competitività dell’ambiente economico europeo che va contrastato con mega-investimenti che richiedono, appunto, più spazio fiscale conquistato via riduzione del debito. E mi ha fatto riesumare uno studio condotto nel 2005-06 in preparazione del libro La grande alleanza (Angeli, 2006), in italiano e inglese, in cui era proposta una maggiore integrazione economica del G7 e un suo ingrandimento via cooptazione di nuove nazioni compatibili, tra cui un fondo che integrasse conferimenti di patrimonio pubblico nazionali per valorizzarli e dismetterli nel tempo come asset di garanzia intermedio di ultima istanza precursore di un più remoto accordo tra Banche centrali e conseguente metamoneta (tipo l’Ecu europeo). Ma il tema fu stralciato dal libro perché i commenti preliminari lo valutavano troppo “fantafinanza”.
Ora andrebbe ripreso – e c’è una vaga tendenza collaborativa iniziale -, ma sarebbe fondamentale un esperimento anticipativo a livello Ue. Idee? Per iniziare ogni euronazione dovrebbe fare un Fondo nazionale di bilanciamento (Fnb) in collaborazione con la Commissione e la Bce da cui ottenere un bollino blu come certificazione dei valori base degli asset e loro eventuale incremento. Da cui potrebbe conseguire un numero Isin per quotazione su Borse titoli con una forma di garanzia europea. I risultati delle vendite andrebbero alle nazioni conferitarie, ma prima tale meccanismo dovrebbe aumentare il rating dei debiti sovrani.
A chi interessa: il programma “Dedebiting EU” è stato avviato nel think tank Stratematica.
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