Secondo quanto comunicato dall’Istat, a novembre sono scesi sia il clima di fiducia dei consumatori (da 97,4 a 96,6) che quello delle imprese (da 93,4 a 93,1). Tra i consumatori, si evidenzia un peggioramento soprattutto delle opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura, anche per quel che riguarda l’occupazione. E in questi giorni continuano a susseguirsi gli annunci di tagli dei costi e di posti di lavoro da parte di colossi industriali europei (tra gli altri Bosch, Thyssenkrupp, Beko Europe, Gsk). Il tutto quando ancora Trump non si è insediato alla Casa Bianca. «L’insediamento avverrà il prossimo 20 gennaio e solo dopo – ci dice Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano – si riuscirà a capire meglio come evolverà il quadro internazionale. Al momento c’è un clima di incertezza cui la maggior parte delle imprese risponde muovendosi un passo alla volta con cautela».
Una cautela che in alcuni casi significa già pianificare tagli di costi e posti di lavoro…
Questo la dice lunga su quello che potrebbe succedere qualora la situazione si irrigidisse dal punto di vista economico internazionale a partire dagli Stati Uniti, con una postura da parte di Trump nel portare avanti il suo progetto “Maga” (Make America Great Again).
Se, dunque, non ci sarà possibilità di mediare e passerà una “linea dura” da parte di Trump, questi piani di tagli ed esuberi potrebbero solo peggiorare?
Esattamente. Man mano che passano i giorni il timore di posizioni un po’ troppo forti dal punto di vista occupazionale si fa più serio e pericoloso. Ed è davvero difficile prevedere quali potrebbero essere gli sviluppi. Siamo in una situazione in cui con l’eccessiva cautela rischiamo di fermarci: se non si fanno investimenti, non si rinnovano gli impianti, l’impatto sulla produttività non può che essere negativo.
La situazione è “bloccata” in tutti i comparti?
Alcuni comparti stanno continuando a mostrare un certo dinamismo, basta guardare a quel che succede nel cosiddetto risiko bancario, che tra l’altro può anch’esso avere conseguenze negative a livello occupazionale e anche nella modalità di concessione del credito. In questo senso non so quanto l’auspicato sistema bancario europeo unito con la nascita grandi gruppi possa garantire la stessa attenzione a tutte le realtà e attività, anche piccole, presenti sui territori.
Il quadro politico non è incoraggiante di fronte a questo scenario di stagnazione o addirittura di possibile recessione europea: la nuova Commissione ha raccolto il minor numero di consensi della storia. Cosa ne pensa?
Ursula von der Leyen rischia di aver conseguito una vittoria di Pirro, perché senza una maggioranza solida non so come possa affrontare la situazione. Tra l’altro i tre principali Paesi dell’Ue sono in difficoltà: la crisi dell’economia tedesca, che ancora non dà segni di ripresa, si ripercuote anche sull’Italia, dove comincia ad aumentare il ricorso alla cassa integrazione; inoltre, anche la Francia comincia a trasmettere segnali poco rassicuranti.
La Bce può fare qualcosa di fronte a questo quadro?
La Bce può avere un ruolo molto importante: se svaniscono momentaneamente le esortazioni a una maggiore unità dentro l’Europa, l’Eurotower diventa l’unico vero punto di riferimento unitario. Il suo aiuto potrebbe arrivare tramite una politica monetaria più vicina alle imprese, ma soprattutto alle famiglie, in modo da alimentare la domanda aggregata.
Sarebbe bene, dunque, che nella riunione del Consiglio direttivo del 12 dicembre si varasse un taglio dei tassi più robusto rispetto agli ultimi.
Sì, questo sarebbe d’aiuto, perché in questo momento il credito serve per poter consentire alle imprese di andare avanti e provare a rimettere in movimento l’economia. Aggiungo poi, visto che si sta parlando molto della necessità di un coordinamento delle politiche tra i Paesi europei, che occorre anche una maggiore cooperazione, perché esiste una matrice di rapporti economici e finanziari fortissima in Europa, ma se ogni Paese va per conto suo può anche finire per creare problemi agli altri.
(Lorenzo Torrisi)
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