L’8 maggio 2022 Edward Luce ha intervistato Henry Kissinger per il Financial Times, distogliendo il più importante intellettuale mondiale del Novecento dal sempiterno suo impegno di far sparire tracce di sangue argentino e cileno dalle stesse mani che avevano prima interpretato magnificamente – con gli scritti – e poi forgiato – in guisa neo metternichiana – la politica mondiale del secondo Novecento.



La sentenza del maestro era cristallina: gli Usa e i suoi alleati non debbono aver due nemici nello stesso tempo. La favola non ascoltata dallo stesso Bismarck, che per primo la raccontò, ritorna, ed è plasticamente aderente a ciò che sta accadendo con l’aggressione revanscista russa all’Ucraina.

Le medie potenze europee scandinave sentono gli echi delle settecentesche battaglie di Poltava e raggiungono la nuova Prussia e la sempiterna Francia sotto lo scudo nordamericano che, mentre protegge, costringe e obbliga alla subalternità mai superabile con i soli Trattati dell’Ue.



L’Impero austro-ungarico non c’è più e tutto è più difficile per la potenza che rivoluzionò con Versailles e contro l’Urss il mondo dopo il 1917, gli Usa, oggi protesi a un disegno neoimperialista di spartizione delle risorse russe energetiche minerarie e alimentari in guisa di materie prime fossili e minerarie e naturali. E qui Kissinger sottolinea il vero problema, perché a questa spartizione è interessato anche l’Impero di Mezzo che anela all’Artico e alla Siberia e che potrebbe volgersi contro la Russia se gli si cedesse Taiwan.

Perché questo è il problema. L’unico atollo del mare delle risorse naturali non conquistato dal capitalismo finanziario dispiegato è quello che Eltsin si apprestava a cedere ai Chicago Boys che sono prolificati ovunque (persino nell’Accademia Pontificia delle Scienze). I contratti take or pay di Gazprom e gli oligarchi di Stato continuano oggi a essere la trasformazione in vesti ortodosse grandi-russe di coloro che dai servizi staliniani sono trasfigurati in intelligence mistico-dittatoriali.



Dinanzi a questa posta il tavolo del gioco si dipana: se riforma dei Trattati deve esserci, dovrà in Ue rafforzare e non diminuire gli squilibri di potenza economica con impulso al duopolio di dominio a spese dell’Europa latina, che mentre cerca di ricomporsi perde giorno dopo giorno l’Italia sotto la subalternità dei sottoposti al liberismo nordamericano piuttosto che tedesco.

Con i francesi si convive da subalterni da sempre e quindi non cambia nulla (Fincantieri ed eliminazione di Bono docet).

È logico che tutto ciò che va delineandosi preoccupi ciò che rimane dell’industria italiana e tedesca, dei Paesi della Lega anseatica e di quelli mitteleuropei (vedi intervista a Carlo De Benedetti), che rischiano di essere soffocati dall’aumento vertiginoso dei prezzi che da questa nuova e definitiva spoliazione deriverà.

Una nuova pax romana si avvicina. l’Europa può divenire un continente di turisti, albergatori e ristoratori? Con tutto il sovrano rispetto per codeste nobili categorie che senza industrie e servizi alle industrie non esisterebbero.

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