Che la burocrazia celeste dell’UE sia in preda a terrore e panico per lo sgretolarsi progressivo di ciò che la sostiene in ultima istanza – ossia le conseguenze controintuitive della scomparsa della politica – è ormai evidente a qualsivoglia scienziato sociale che si rispetti, così come a qualsiasi cittadino degli Stati europei che pensi con la sua testa.



Mi spiego meglio. La tecnocrazia UE dirige quella sorta di macchina celeste di drenaggio e allocazione delle risorse finanziarie che, una volta impossessatasi della parte del drenaggio che ne consente la vita, assicura finanziamenti ai singoli Stati, allocati e distribuiti con le direttive approvate dal Parlamento.

Tali finanziamenti sono il frutto di trattative che distribuiscono ciò che resta delle risorse estratte dai singoli Stati europei grazie al sistema dei Trattati secondo una complessa catena di negoziazioni, di mediazioni, di compensazioni e bilanciamenti che formano il definitivo vettore del fascio di forze economico-corporative che si sfidano nella corsa per l’allocazione delle risorse.



La burocrazia celeste è ora presa dal panico della guerra imperialistica della Russia contro l’Ucraina e dallo sgretolamento crescente del Grande Medio Oriente che si accelera dopo il genocidio del terrorismo antisemita di matrice islamica pilotato dalla potenza teocratica iraniana, sorretto dalla Russia e dalla Cina nel gioco di indebolimento delle potenze anglosferiche e dell’imperialismo franco-africano (o di ciò che ne rimane).

In questo tremore che la pervade, dimentica sempre più che in ultima istanza – ecco dove voglio condurvi, lettori nel ragionamento – essa, la celeste burocrazia, dipende dalla partecipazione elettorale dei cittadini dei singoli Stati europei firmatari dei Trattati.



Il cane si morde la coda. Infatti la burocrazia celeste governa dall’alto e impone a tutto l’ente storico-sociale il suo dominio, ma tale dominio ha la necessità del voto dei cittadini. Questo è il cuore delle poliarchie moderne: le tecnocrazie non elette ma nominate, nominate lo sono dalle classi politiche, ossia elette grazie alla partecipazione al voto dei cittadini.

Questa dimenticanza di quale sia la fonte stessa dell’esistenza del ceto celeste è segno del crescente tremore, quasi folle, che pervade l’UE.

È esemplare ciò che si svolge nelle sale del Consiglio europeo: si assiste all’ascesa di personale non eletto che indica le linee guida che gli eletti dovrebbero perseguire ricorrendo al benevolo consiglio dei non eletti. Il meccanismo disvela il pilota automatico: ricordate il commissario Moscovici che affermò chiaramente che quale che fosse il voto in Italia il pilota automatico delle scelte economiche avrebbe imposto sempre la stessa linea di azione?

L’agnizione di Mario Draghi disvela il trucco ordoliberista della burocrazia celeste e tutto questo proprio mentre le elezioni europee si avvicinano. Mario Draghi è uomo per bene non eletto, ma neppure così geniale e illuminato da assurgere a profeta: eppure lo si invoca come vate della nuova UE.

La burocrazia celeste incoraggia vieppiù, in tal modo, la morte della politica. Ma se si va a un funerale spesso si rinuncia a recarsi alle urne. Anche il commissario Gentiloni, mentore italico, dovrebbe ricordarlo.

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