Il discorso pronunciato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz in visita alle fabbriche di armamenti della società Rheinmetal non è solo sconcertante per la sua franchezza (“dobbiamo spostarci dal settore manifatturiero verso la produzione su larga scala di materiale per la difesa”), ma desolante per la crisi ideale e politica che disvela. Mi riferisco alle cuspidi dirigenti tanto dell’UE quanto delle nazioni su cui si fonda il potere continentale.



Il nervosismo, il tremore, l’incertezza non fanno che dilagare. Le sanzioni USA alla Russia e la divisione crescente che traspare dall’establishment nordamericano non fanno che accrescere – con l’incertezza – il panico tra le classi politiche nazionali.

Nel contesto della recessione tedesca – ormai preclara – il ricorso all’economia di guerra e al sostegno del gruppo militar-industriale teutonico dovrebbero sostituire i fattori di ripresa e di sostegno del dramma occupazionale che l’aumento dei costi di produzione per l’incertezza della guerra russo-ucraina e per le scelte isolazioniste del Deep State USA rendono sempre più evidenti.



Lo stesso tremore si avverte in Francia e in Spagna. La prima per la disgregazione partitica macronista e per la conseguente ascesa della destra lepenista ormai sempre più conservatrice anziché estrema; la seconda per la disgregazione istituzionale nazionalistica che la politica dei molteplici forni indipendentisti – alimentata dalla frammentazione a sinistra – non fa che accentuare.

Nel mentre Les plat Pays – tanto arroganti sino a pochi mesi orsono – paiono scomparsi dalla scena, dopo aver – da Rotterdam – dettato il passo alle politiche economiche dell’austerità sempre dilagante (nonostante le crisi e le guerre, non dimentichiamolo).



Il rombo dei trattori, insomma, continua a produrre mostri nei sogni e nei progetti dei gruppi dirigenti nazionali in Europa. Il che non fa che favorire la vera follia dell’UE e della sua burocrazia celeste. La follia di una transizione verde che francamente non si comprende come potrebbe inverarsi, con le prospettive che si delineano tanto  dai discorsi di Scholz quanto dall’impegno polacco di divenire il punto archetipale del riarmo europeo in funzione anti-russa e il rafforzamento della NATO in Europa. Rafforzamento  sempre più fondato sulle risorse degli Stati nazionali continentali piuttosto che sul bilancio USA. E su questo sia Biden che Trump, pur con accenti diversi, sono concordi.

È difficile pensare a un riarmo tutto “elettrico” o verde che dir si voglia…

Non a caso un gigante come Vitol, leader del trasporto di oil and gas e di raffinazione, sceglie di rilevare una delle ultime raffinerie euro mediterranee come la Saras e si appresta a divenire  protagonista del mondo popolato dei sogni alla Goya che abbiamo prima evocato.

Non solo confusione e divisione e disgregazione istituzionale, ma un pericoloso disallineamento dei poteri in Europa e nell’UE della burocrazia celeste. Non ne verrà nulla di buono.

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