LONDRA — Portare il Regno Unito fuori dall’Unione Europea il 31 gennaio e poi avviare interventi nei settori pubblici che necessitano di fondi e di riforme, a cominciare da quello che più sta a cuore ai britannici, il sistema sanitario nazionale (Nhs). Queste le priorità del governo di Boris Johnson, presentate ieri dalla regina Elisabetta II al Parlamento.



Non sono passati nemmeno tre mesi dal precedente Queen’s Speech, quando il principale problema del premier era di non avere una comoda maggioranza parlamentare. In meno di tre mesi tutto è cambiato. Di fronte a un Parlamento bloccato, Johnson ha tirato fuori una mossa d’azzardo mettendo a rischio la sua premiership e ha indetto elezioni anticipate contro il parere di alcuni membri del suo stesso partito, che non la consideravano una mossa prudente.



Invece la scommessa è stata vinta e la strategia elettorale di Johnson (e dei suoi consiglieri) ha pagato, ben oltre le sue aspettative. Ora può contare su 80 seggi in più in Parlamento, una maggioranza da sogno che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher. Westminster si è riempita di volti nuovi che Boris Johnson scrutava soddisfatto durante la cerimonia del Queen’s Speech, che marca l’apertura del Parlamento a Westminster dettando l’agenda per l’anno a venire.

Brexit è la priorità, ha detto la regina. Quindi la prima legge ad essere esaminata in Parlamento è il Withdrawal Agreement, che permetterà al Regno Unito di staccarsi dall’Ue. La legge dovrebbe passare senza grandi modifiche, ora che il premier può contare su un partito allineato e una maggioranza in Parlamento. Sono lontani i tempi in cui Theresa May doveva fare i conti con un partito diviso e litigioso e con un Parlamento che affossava il suo Withdrawal Agreement. La certezza ora è tale che il governo ha annunciato la chiusura del ministero per la Brexit, creato dai conservatori dopo il referendum del 2016. Il 31 gennaio questo ministero cesserà di esistere.



Ma nel programma di governo non c’è solo la Brexit. La regina ha snocciolato diverse leggi e riforme domestiche. Un programma che secondo Jeremy Corbyn, il leader uscente del partito laburista, sembra imitare il linguaggio della politica Labour, ma senza la sua sostanza.

In effetti gli interventi annunciati dal governo conservatore spaziano dalla sanità all’assistenza sociale, da un sistema giudiziario più efficace a maggiori controlli per frenare il dilagante problema degli accoltellamenti. E ancora, sentenze più lunghe per criminali pericolosi come i terroristi, provvedimenti contro la violenza domestica, un innalzamento della soglia oltre la quale scattano le tasse sul reddito, sconti per chi compra la prima casa, e un nuovo sistema d’immigrazione a punti.

Un programma che cerca di non deludere i molti elettori tradizionali del Labour che hanno votato per la prima volta il partito conservatore. Già durante la campagna elettorale sia i conservatori che i laburisti avevano messo la Nhs tra le loro priorità di governo. Gli ulteriori investimenti annuali nel sistema sanitario nazionale promessi dai conservatori ammontano a circa 34 miliardi di sterline fino al 2023/24 (meno di quanto avevano promesso i laburisti). Dopo il 31 gennaio la Nhs – messa a dura prova in dall’austerity imposta dai precedenti governi conservatori e soprattutto dal problema dell’invecchiamento della popolazione – sarà in cima all’agenda di governo.