Dopo un secondo semestre 2022 scoppiettante, con le importantissime elezioni di metà mandato a novembre, il 2023 sarà un anno senza appuntamenti elettorali decisivi negli Stati Uniti, in attesa delle presidenziali che si terranno a novembre 2024 (ma le cui primarie inizieranno a febbraio dello stesso anno).

Il presidente Biden è reduce da un’importante non-sconfitta alle midterm che ha il sapore di una vittoria: se ad inizio 2022 la sua popolarità era in forte calo e il sostegno nei suo confronti del partito democratico scricchiolante, è riuscito, avvantaggiandosi delle divisioni del partito repubblicano, a ricompattare il proprio partito attorno alla sua figura e ad attirare sui dem il voto di una parte dell’elettorato moderato. Anche i recenti dati macroeconomici, con la disoccupazione ai minimi e l’inflazione che sembra, finalmente, rallentare, sono a suo favore. Sul sostegno, anche militare, all’Ucraina incassa il supporto di un’ampia fetta del Paese (anche di una parte importante del partito repubblicano) e nei sondaggi la sua popolarità risulta, finalmente, in ripresa.



Il rischio di nuovi tonfi è tuttavia dietro l’angolo: l’ultima gaffe è stata il ritrovamento, a seguito di un’ispezione dell’Fbi su segnalazione degli stessi legali di Biden, di alcuni documenti classificati, risalenti al suo mandato come vicepresidente durante la presidenza Obama, conservati presso i suoi uffici privati, documenti che avrebbero dovuto essere consegnati agli archivi federali al termine del mandato. Tale fatto, di per sé rilevante ma non particolarmente grave, lo è diventato in quanto si tratta del medesimo episodio capitato a Donald Trump, che ha subito ad agosto 2022 una perquisizione in grande stile nella sua villa di Mar-a-Lago da parte dell’Fbi finalizzata al ritrovamento di alcuni documenti classificati e che per questo è stato incriminato con la nomina di un procuratore speciale dedicato ad indagare su di lui, chiesta a gran voce da tutto il partito democratico ed approvata dallo stesso Biden.



All’interno del partito repubblicano dopo le elezioni sono emerse importanti divisioni, prima tenute sottotraccia: molti esponenti del partito incolpano Trump del risultato sotto le aspettative ottenuto al voto di midterm, in particolare accusandolo dell’incapacità di selezionare candidati in grado di attrarre il voto degli elettori indecisi e dei moderati, definendolo “loser”, perdente, in quanto il partito repubblicano sotto la sua leadership non ha certo brillato nelle ultime tre grandi elezioni. Alcuni dei critici di Trump, e in generale degli esponenti del partito, guardano a Ron DeSantis, giovane leader conservatore e fresco di un trionfo alle elezioni governative in Florida, come futuro leader del partito repubblicano e prossimo sfidante di Biden alle presidenziali, mentre altri preferirebbero candidati più moderati, come quelli che hanno salvato la faccia al partito repubblicano guadagnando seggi importanti in California o nello stato di New York.



L’ex presidente, per ora l’unico esponente repubblicano che ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle primarie, fatica anche a tenere il controllo degli esponenti che vengono considerati a lui fedeli: in particolare, alle elezioni per lo speaker del Congresso (figura simile al nostro presidente e di regola espressione della maggioranza) ci si è trovati per giorni in una situazione di stallo, stante il rifiuto dei deputati repubblicani più oltranzisti (e che devono la propria elezione in buona parte all’endorsement di Trump) a votare per Kevin McCarty, nonostante la richiesta dello stesso Donald Trump. Sono state necessarie 15 votazioni, e numerose concessioni ai 21 deputati per eleggere lo speaker e permettere il funzionamento regolare della Camera. Vedremo poi se l’annunciato ritorno di Trump su Facebook e Instagram, dopo due anni di sospensione, gli permetterà di recuperare popolarità.

La situazione richiede al partito repubblicano una importante riflessione ed un serio lavoro per recuperare unità, necessaria per fare seriamente opposizione al governo e per organizzare al meglio le prossime primarie e la grande sfida del 2024.

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