Nella conferenza stampa del tardo pomeriggio di ieri, Mario Draghi ha cercato di trasmettere un messaggio di fiducia al Paese. Non solo nel vaccino AstraZeneca (il Premier ha ricordato che lui e la moglie hanno ricevuto quel siero), ma anche nella riapertura delle attività economiche (“la migliore forma di sostegno all’economia sono le aperture, ne sono consapevole”, ha spiegato, aggiungendo che “c’è la volontà del Governo di vedere le prossime settimane come di riaperture non di chiusure”).



Di più, il Premier, come evidenzia l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «ha collegato con molta chiarezza il piano vaccinale con la programmazione delle riaperture». Draghi ha infatti detto che per le Regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni dei soggetti più fragili e vulnerabili sarà più facile riaprire. «Ed era importante – aggiunge Gentili – che Draghi parlasse ora perché ci troviamo, specie dopo quello che è successo con AstraZeneca, in uno di quei momenti che esigono una comunicazione molto forte e chiara per sgombrare il campo dalle zone d’ombra esistenti».



In effetti quanto avvenuto con AstraZeneca richiede di rivedere in parte la campagna vaccinale e nel frattempo proseguono le proteste di chi chiede di riaprire per poter lavorare.

Quella vaccinale e quella economica sono le due principali emergenze del momento. Il Governo è chiamato a uno sforzo importante per mantenere gli impegni presi, visto che AstraZeneca era una colonna portante del piano di immunizzazioni. Mi sembra che Draghi abbia chiarito che entro fine mese si possono vaccinare gli over 80, parte degli over 70 e i soggetti più fragili. Sarà fondamentale dare indicazioni chiare in modo che le Regioni marcino sempre più a in modo uniforme e credo che l’aver collegato le riaperture all’andamento delle vaccinazioni potrà stimolarle a fare bene. Nel frattempo le categorie che sono state più colpite dalla crisi premono per poter vedere almeno in calendario la speranza di una riapertura.



Draghi ha però detto di non avere una data…

Ma ha dato comunque un orizzonte. È chiaro che non basterà continuare sulla strada dei ristori che pur ci saranno con il prossimo scostamento di bilancio. L’Istat in settimana ha fatto chiarezza mettendo nero su bianco le cifre sull’occupazione che in tanti in fondo si aspettavano: è stato perso un milione di posti di lavoro, soprattutto tra gli under 34. È un’emergenza nell’emergenza. Draghi, evidenziando che le aperture sono il miglior sostegno all’economia, ha dimostrato di esserne cosciente. Come insegnano i casi di Gran Bretagna e Israele, c’è uno stretto collegamento tra somministrazione dei vaccini e riapertura delle attività. Ed è un bene che il Premier abbia evidenziato questo nesso. Ovviamente prima di riaprire bisognerà anche guardare all’andamento dei contagi.

Intanto non dovranno mancare nuovi interventi di sostegno alle imprese e le parole del ministro dell’Economia Franco a conclusione della riunione dei ministri delle Finanze e Governatori del G20 di mercoledì fanno ben sperare sulla quantità di risorse che verranno messe in campo…

Quanto detto da Franco si inserisce nel solco di quello che aveva dichiarato Draghi nella conferenza stampa di presentazione del Decreto sostegni, quando aveva spiegato che non è il momento di chiedere i soldi, ma di darli. Mi pare che i sostegni non mancheranno, il Premier ha detto che il nuovo scostamento sarà superiore al precedente, l’importante sarà velocizzare l’iter per far arrivare le risorse stanziate sui conti correnti dei beneficiari. Trovo anche positivo il fatto che il ministro Giorgetti stia insistendo molto nel rimettere al centro l’attività d’impresa e la figura dell’imprenditore, che negli ultimi anni è stata un po’ marginalizzata o, peggio ancora, trasformata in obiettivo di attacchi ideologici.

È positivo anche che tra i partiti della maggioranza ci siano discussioni e tensioni su temi “secondari” e non sul piano vaccinale e gli aiuti economici.

Sì, assistiamo addirittura a una sorta di competizione su chi sostiene di più. Sappiamo che la Lega insiste da tempo su questi temi e ora anche Letta vuole farne un tratto distintivo del Pd e ha proposto una riduzione dei costi fissi per le imprese. Mi pare quindi che non ci sia pericolo di fratture su questo terreno. Possono esserci idee diverse, ma che possono essere facilmente ricomponibili, anche perché quando gli interventi si fanno a debito è più facile trovare accordi e il consenso è più vasto.

Forse sarà più difficile per il centrosinistra opporsi alle riaperture su cui insiste il centrodestra.

Il centrodestra da sempre è più aggressivo sul tema delle riaperture. Il Pd, anche se con una certa cautela, come pure M5s, è possibilista. Ci sono quindi posizioni diverse, ma credo sia importante tenere conto di quella di Draghi, che è cauto: guarda con attenzione al mondo del lavoro, alla ripresa dell’attività produttiva, ma collegandola all’andamento della campagna vaccinale.

Draghi ha anche incontrato Salvini e Bersani e ha ribadito la sua stima in Speranza, evidenziando di averlo scelto lui come ministro.

Con questi incontri Draghi contribuisce a tenere compatta la maggioranza. Di fatto ha mostrato di tenere in considerazione sia le istanze degli aperturisti, arrivando persino a non escludere una riapertura del turismo prima del 2 giugno, data indicata dal ministro leghista Garavaglia, sia dei rigoristi, con chiare parole pubbliche di apprezzamento per Speranza. Il Premier di fatto cerca di mediare tra le diverse componenti della maggioranza e ci sta riuscendo bene.

Mentre gli autonomi protestano, Landini ha chiesto una proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre. Non c’è il rischio di creare un solco ancora più profondo tra lavoratori garantiti e non?

La Cgil aveva già espresso la richiesta sul blocco dei licenziamenti prima del Decreto sostegni. Credo che la scossa data dall’Istat coi numeri sull’occupazione e le tensioni in piazza abbiano fatto immaginare a Landini di poter reiterare tale richiesta. Mi sembra però che il ministro Orlando voglia muoversi con una certa prudenza. Sul tema del lavoro a me pare tuttavia che ormai quella degli ammortizzatori sociali non possa più essere trattata come una riforma importante da fare il prima possibile, ma sia diventata un’emergenza assoluta. Su questo terreno ci vuole ben più che un cambio di passo da parte dell’esecutivo, perché non c’è più tempo.

Serviranno dunque decisioni nette e rapide su diversi temi tra loro collegati. Il Governo può farcela o rischia di inciampare?

La sfida è complicata, difficile, ma mi pare che non ci siano le condizioni per poter inciampare. Da una parte, perché viste le condizioni in cui ci troviamo credo che nessuno dei partiti abbia interesse a tirare troppo la corda: ci saranno opinioni diverse, ma non vedo in questa fase il rischio di spaccature. Dall’altra parte, bisogna riconoscere che Draghi, nel momento in cui è stato chiamato a prendere decisioni importanti, lo ha fatto e quindi credo che riuscirà a tracciare una strada per raggiungere gli obiettivi.

(Lorenzo Torrisi)

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