L’immunologa Rose Leke, in una intervista a Süddeutsche Zeitung, ha parlato di quanto nel mondo ci sia ancora diffidenza nei confronti dei vaccini. L’ennesimo esempio arriva dall’Africa, dove in questi mesi è stato diffuso il siero contro la malaria. Nonostante le numerose vittime di questa malattia, anche tra i bambini, molte famiglie si rifiutano di far somministrare il farmaco ai propri figli. “Ho fiducia, ma è da capire quanto verrà accettato. L’introduzione di un nuovo vaccino porta con sé molte sfide ma è uno strumento aggiuntivo e non vedo l’ora di vedere cosa può fare”, ha affermato.
La speranza è che il vaccino possa debellare la malattia in un futuro non troppo remoto. “Sarebbe prematuro dirlo. Ma le vaccinazioni sono uno strumento a nostra disposizione. La malaria è una malattia che può essere prevenuta e curata. Abbiamo le zanzariere, abbiamo gli insetticidi, abbiamo i medicinali. E ora abbiamo la vaccinazione. Tuttavia l’RTS,S è efficace solo al 30% e sono necessarie quattro vaccinazioni. Non sembra particolarmente impressionante, è vero. Ma se si considera che su 100 bambini morti finora, 30 avrebbero potuto essere salvati, allora è un buon inizio”, ha sottolineato l’esperta.
“Scetticismo su vaccini va combattuto”, l’appello dell’immunologa Leke
Il fenomeno dello scetticismo nei confronti dei vaccini tra l’altro non è una prerogativa dell’Africa né di questi anni. Era accaduto anche con la pandemia di Covid, adesso la storia si ripete con la malaria. “Sui social c’è molta disinformazione. Si diffondono voci secondo cui il vaccino contro la malaria non è sicuro e non è stato adeguatamente testato. Ho parlato con genitori in ospedale che hanno vaccinato i loro figli contro ogni sorta di altre malattie. Ma quando chiedi se vogliono anche la vaccinazione antimalarica, dicono: Assolutamente no! Molti credono che il vaccino sia stato sviluppato negli ultimi due anni a seguito del coronavirus. In realtà ci sono voluti decenni. Ecco perché l’istruzione è così importante”, ha ribadito l’immunologa Rose Leke.
E conclude: “L’Africa deve produrre essa stessa i vaccini per poter influenzare la produzione. Sarebbe anche il miglior rimedio contro lo scetticismo sui vaccini nel continente. Le persone si fideranno più dei vaccini provenienti dall’Africa che di quelli provenienti dall’Europa o dagli Stati Uniti”.