Dal sostegno all’Ucraina all’emergenza immigrazione in Europa, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg a tutto tondo ai microfoni della FAZ. Il diplomatico di Vienna ha ribadito ancora una volta il sostegno del suo governo a Kiev, sottolineando allo stesso tempo di non nutrire aspettative eccessive nei confronti della parte ucraina, rimarcando la complessità della controffensiva: “I russi si sono trincerati e hanno allestito massicce posizioni difensive […] Abbiamo bisogno di pazienza strategica. Questo è impegnativo per le democrazie occidentali”.



Schallenberg ha sottolineato che secondo i sondaggi austriaci le trattative per la pace hanno i maggiori consensi, mentre meno della metà degli austriaci sostiene l’obiettivo che l’Ucraina combatta fino alla riconquista del territorio. “Penso che volere la pace sia una preoccupazione perfettamente legittima. indipendentemente dal fatto che chiediate alla gente di Vienna o di Berlino se vogliono la pace, la grande maggioranza vi risponderà sicuramente: sì. Ma il punto è: cosa dovrebbe raggiungere questa pace? La posizione dell’Austria è chiara. Tutti vogliamo la pace, il più presto possibile, ma non a qualsiasi prezzo. deve trattarsi di una pace sostenuta dall’Ucraina, che dia a tutti noi la migliore garanzia possibile che non ci sarà un altro attacco russo entro tre o quattro anni. Quindi nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina”, la sua analisi.



Il punto di Schallenberg

Nel corso dell’intervista al quotidiano tedesco, Schallenberg si è soffermato sul dossier immigrazione e ha posto l’accento sull’accordo raggiunto qualche mese fa dai ministri degli Interni dell’Ue: “Ora dobbiamo garantire che quell’accordo non venga annacquato. Il problema di fondo è che quando si tratta di migrazione, si tratta sempre di una politica preoccupante: uno o due paesi sono colpiti e gli altri stanno a guardare. A volte è l’Italia, a volte la Spagna, l’anno scorso l’Austria ha avuto oltre 112.000 richieste di asilo. Adesso è la Germania a discuterne. Ciò mina la fiducia dei cittadini nell’integrazione europea quando sperimentano una crisi migratoria ogni due o tre anni”. Il ministro degli Esteri di Vienna ha aggiunto: “E se il principio “viribus unitis” (“con le forze unite”, questo era il motto dell’imperatore Francesco Giuseppe; ndr), che i nostri cittadini giustamente si aspettano, a quanto pare non vale in questo settore”. Tra le principali contromosse, il confronto delle frontiere e l’accoglienza in centri alle frontiere esterni, in primis serve un accordo con i Paesi terzi: “Sappiamo tutti che abbiamo bisogno di migrazione legale e di lavoratori qualificati. Ma vogliamo promuovere la migrazione controllata e non il business dei trafficanti di esseri umani”.

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