Dopo che a fine novembre il ministro degli Interni Gerhard Karner ha annunciato il blocco all’allargamento dell’area Schengen a Croazia, Romania e Bulgaria, il governo federale ha cominciato a fare marcia indietro. Prima ha detto sì alla Croazia, poi il cancelliere Karl Nehammer ha fatto sapere che non c’è un significativo problema di migrazione. «Dato che la Croazia sta facendo un lavoro esemplare di protezione delle frontiere, non vedo alcun problema». Ma stando a quanto riportato da Die Presse, ora il governo è ancora fermo sulla Romania, anche se sta diventando chiaro che questa posizione non può essere mantenuta ulteriormente. Bucarest dal canto suo ha replicato con veemenza alle accuse di Karner di essere la principale responsabile del trasferimento dei migranti verso l’Austria.



Infatti, il suo ambasciatore Emil Hurezeanu ha scritto in una lettera al Presidente federale Alexander Van der Bellen che la Romania si sente una «pedina nella politica del giorno». Giovedì, comunque, i ministri degli Interni dell’UE voteranno sull’allargamento dell’area Schengen. Dopo un esame approfondito, la Commissione europea ha dato il via libera a tutti e tre i Paesi. L’Austria è attualmente l’unico Paese che si oppone a più di un Paese aderente. Olanda e Svezia, che erano scettici, probabilmente cederanno almeno nel caso della Romania.



SCHENGEN, LE RESISTENZE DELL’AUSTRIA

Questo complica le cose per l’Austria, perché la Romania può dimostrare che l’accusa di essere la principale responsabile del passaggio dei migranti verso il nord non può essere comprovata. Infatti, come riportato da Die Presse, la maggior parte dei migranti è giunta in Austria di recente attraverso la Serbia e l’Ungheria. La maggior parte di loro è arrivata tramite l’aeroporto di Belgrado, un’altra parte dalla Grecia, dalla Bulgaria e poi dalla Serbia. L’ambasciatore rumeno Hurezeanu ha evidenziato in un’intervista alla “Presse” che secondo l’Austria il 40% dell’attuale migrazione passerebbe per la Romania e la Bulgaria. Un’affermazione giudicata «senza alcun legame con la realtà» da Bucarest. Infatti, secondo i dati di Frontex, l’agenzia europea per la protezione delle frontiere, nei primi nove mesi dell’anno sono stati registrati in Romania solo 3.404 migranti irregolari. Ciò corrisponde al 2,65%. In ogni caso, per rassicurare l’Austria, la Romania sarebbe disposta ad accettare un periodo di monitoraggio di sei mesi. Durante questo periodo, i rappresentanti austriaci possono valutare la situazione.



LE CONTROMOSSE DI ROMANIA E UE

Sarebbe anche possibile una divisione per l’immediata inclusione degli aeroporti nell’area Schengen e una successiva apertura delle frontiere del Paese. Inoltre, per rispondere alle richieste austriache, la Commissione Ue ha anche annunciato che elaborerà un piano d’azione sulla rotta dei Balcani occidentali per ridurre la pressione sull’Austria. Ad esempio, l’impegno di Frontex alle frontiere esterne potrebbe essere rafforzato. Inoltre, il piano prevede un rimpatrio più consistente dei clandestini. Se poi Croazia e Romania dovessero essere accettate nell’area Schengen con fase transitoria, è probabile che cresca la pressione politica sull’Austria affinché rinunci anche alla sua resistenza generale nei confronti della Bulgaria. Anche se registra ancora movimenti migratori un po’ più consistenti rispetto alla Romania, ha eretto una barriera di confine sorvegliata nei confronti della Turchia e, secondo il rapporto della Commissione UE, è in grado di adempiere sufficientemente al controllo della frontiera esterna in conformità con i requisiti di Schengen.