Il ministero alla Salute è alle prese con il trattato dell’Oms e non vive giorni facili neppure per l’addio di Palù come presidente dell’Aifa. Orazio Schillaci, sulle pagine di Repubblica, spiega: “Onestamente sono trasecolato alla notizia. In questo anno lo ho incontrato spesso, anche se non nell’ultimo mese. Era il presidente, ha collaborato a ridisegnare l’agenzia. Non so come mai ha lasciato, ci teneva all’incarico. Comunque, rispetto il volere di tutti”. Il futuro? “Di nomi oggi non ne ho, ero convinto che Palù sarebbe rimasto un anno. Questi giorni li prendo per riflettere e trovare una persona che voglia misurarsi con un’agenzia strategica, non solo per la sanità” spiega ancora il ministro. “L’Aifa è importantissima”, sottolinea Schillaci, “tanto più adesso che l’innovazione tecnologica e farmaceutica cambia il mondo. La Commissione si metterà subito a lavorare e si potrà integrare con altri esperti”.
Non solo Aifa: la sanità italiana si trova anche a fare i conti con la crisi di organico degli infermieri. “L’arrivo dei professionisti indiani è un argomento portato all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni. In Italia gli infermieri sono il vero problema per quanto riguarda le carenze di personale. Siamo tra gli ultimi in Europa per il loro numero rispetto agli abitanti, nell’immediato è indispensabile far giungere personale dall’estero” spiega il ministro. È importante, però, anche pensare in prospettiva, dunque lavorare affinché “la professione torni ad essere appetibile. Ed è anche necessario modificare il percorso formativo. Adesso tutti gli infermieri hanno la laurea triennale e a volte anche la specialistica biennale. Bisognerebbe dare loro delle mansioni in più rispetto a quelle svolte oggi. Chi ha studiato cinque anni deve avere mansioni all’altezza dei sacrifici che ha fatto”.
Schillaci: “Posti per Medicina destinati a crescere”
Carenza di infermieri ma anche di medici in Italia. Riguardo il tanto discusso numero chiuso a Medicina, Orazio Schillaci spiega a Repubblica: “Lì il problema è diverso perché mancano in misura minore rispetto agli infermieri. Ci saranno però grandi difficoltà nei prossimi tre o quattro anni, a causa della gobba pensionistica. Ecco, se in passato ci fosse stato un maggiore accesso a Medicina, oggi avremmo avuto meno carenze. Comunque, i posti per Medicina all’Università sono destinati a crescere. Ma mi fa riflettere che il pubblico non trova professionisti e le cooperative sì“.
La situazione è dunque complessa ma i tanti specializzandi sembrano far ben sperare in vista del futuro: “Dobbiamo far entrare questi giovani nel pubblico, cosa che magari, grazie alle soddisfazioni che dà il lavoro nel sistema sanitario nazionale, li fidelizza e poi li farà restare anche da specializzati. Soprattutto le carenze riguardano certe discipline, un problema diffuso in Europa e negli Usa”. A preoccupare il ministro della salute, però, c’è il fatto che ci siano delle specializzazioni poco scelte. Tra queste “l’anatomia patologica, la radioterapia, la chirurgia che sono fondamentali per gli ospedali. La situazione è preoccupante. Bisogna intervenire durante il corso di laurea e far capire a chi sceglie di fare il medico che il profitto economico non può essere l’unica leva”.