Orazio Schillaci, Ministro della Salute, in una intervista al Corriere della Sera, ha parlato di ciò che il Governo di Giorgia Meloni sta facendo per combattere i disturbi alimentari, escludendo che l’assenza di un loro fondo nella legge di Bilancio sia una dimenticanza. “Il fondo era stato istituito in attesa dell’arrivo dei Lea (livelli essenziali di assistenza, la lista delle cure rimborsate dal sistema sanitario, ndr) che abbiamo approvato nel luglio del 2023. Loro sì, i Lea, erano stati dimenticati dai governi precedenti. Per applicarli nel complesso è stato da noi previsto uno stanziamento di 50 milioni nel 2024 e 200 milioni nel 2025”.
I fondi dunque ci sono ma in una forma diversa dai precedenti anni. “Sono diventati strutturali, da ora in poi ci saranno sempre. Prima erano temporanei. Non abbiamo ritenuto necessario intervenire con una somma straordinaria”. I Lea però non sono scattati il primo gennaio. “Le Regioni, per motivi organizzativi, hanno chiesto un rinvio della entrata in vigore dei nuovi Lea e questo ha comportato la necessità di rifinanziare il fondo temporaneo a favore dei disturbi alimentari per i pochi mesi del rinvio”.
Schillaci: “Disturbi alimentari? Fondi permanenti e più prestazioni dedicate”. Il nuovo sistema
L’utilizzo del fondo per i disturbi alimentari è tuttavia da analizzare, perché secondo quanto affermato da Orazio Schillaci negli anni precedenti non è stato un successo. “Nel 2022 erano 15 milioni i soldi messi a disposizione più altri 10 lo scorso anno. Fondi che però non sono stati spesi. A dicembre 2023 erano stati utilizzati solo 650 mila euro, il 3%, secondo una prima rendicontazione. Quindi i 10 milioni messi a disposizione dal mio ministero per pochi mesi fino all’applicazione dei nuovi Lea il prossimo aprile sono certamente ben parametrati”, ha spiegato.
L’obiettivo è dunque quello di creare un sistema più efficiente, soprattutto dal punto di vista esecutivo. “Saranno 32 le prestazioni dedicate a queste malattie, 16 in più rispetto al vecchio schema. Ciò consentirà alle Regioni di organizzare centri specializzati per la presa in carico dei pazienti. Potranno quindi essere organizzati dei veri percorsi di diagnosi e terapia autonomi, indipendenti dalle attività dei centri di salute mentale”, ha concluso il Ministro.