Schillaci: “Pelé, l’uomo dietro il calciatore”

Da qualche giorno, il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di Pelé, uno degli idoli calcistici di tutti i tempi. A ricordarlo, a Storie Italiane, è Totò Schillaci: “Sono cresciuto col mito di Pelé. Non ero ancora nato quando lui giocava in Nazionale, ma era un grande atleta, professionista, una persona umile, i grandi campioni si vedono anche da questo. Viene a mancare un grande idolo che ha fatto la storia. Perdiamo un personaggio importante che ha fatto la sua storia con molta umiltà, semplicità, si è messo a disposizione di tutti. Questo mi rispecchia, l’umiltà, la personalità, al di là del grande campione. A molte persone interessa soltanto la vita calcistica ma dietro c’è anche la vita umana e lui è stato un grande campione“.



In studio anche Bruno Pizzul, che il campione brasiliano lo ha conosciuto e incontrato in numerose occasioni: “Pelé fin dai suoi esordi calcistici ha fatto vedere il talento immenso che lo caratterizzava ma di lui va sottolineata e apprezzata soprattutto la straordinaria modesta, il suo porsi a coloro che si avvicinavano contento di dare una mano. Per le esperienze di contatto che ho avuto con lui voglio sottolineare il contatto umano che si consolidava ogni volta che si aveva a che fare con lui. Ricordo il nostro primissimo incontro in occasione di Messico ’70, quando alla vigilia della partita con l’Italia ebbi modo di incontrarlo. Lui, come sempre con mia grande sorpresa, mi rispose. Alla mia sciocca domanda ‘Chi vincerà domani?’, lui mi disse che avrebbe vinto l’Italia. E mi disse ‘So che non giocherà Rivera, questo significa che giocheranno 10 giocatori più bravi di lui’ e mi diede una pacca. Ho avuto altri infiniti contatti con lui”.



Zazzaroni: “Modesto, ma sapeva di essere il più grande”

Anche Ivan Zazzaroni, collegato con Storie Italiane, ricorda Pelé, partendo dall’assenza di tanti giocatori ed ex giocatori in Brasile, dove a San Paolo è stato omaggiato e dove si terranno i funerali: “Non lo trovo fondamentale, tanti giocatori in attività hanno giocatori che non avranno ricevuto il permesso. Io ho conosciuto un altro Pelé, consapevole della sua grandezza. Questa grande modestia la trasferiva alla gente ma era consapevole di essere il più grande. Per molti di noi era un mito ma era considerato il numero uno assoluto”. Bruno Pizzul si dice d’accordo: “Si sentiva il protagonista principale del calcio, pur esercitando la giusta modestia della quale abbiamo parlato”.



Parlando del grande dualismo tra Pelé e Maradona, Schillaci ricorda la semifinale di Italia ’90, dove gli azzurri hanno affrontato e sono usciti sconfitti proprio contro l’Albiceleste: “Quella partita contro l’Argentina la guardo il meno possibile. L’abbiamo persa ai rigori e non ci ha permesso di andare in finale. Devo dire che ogni volta che guardo questa immagine mi viene molta tristezza. Quella partita l’avevamo in pugno, potevamo vincerla e andare in finale ma il calcio è fatto di episodi e abbiamo perso per un piccolo errore, nonostante avessimo la squadra più forte. Purtroppo non siamo riusciti a vincere, il calcio è anche così”.