Orazio Schillaci, Ministro della Sanità, ha recentemente parlato, sulle pagine del quotidiano La Nazione, delle due idee per il futuro della Sanità in Italia, da anni in pesante crisi, specialmente dall’inizio e dopo la fine dell’emergenza Covid. In apertura, in particolare, ci tiene a sottolineare che in passato “sono state fatte troppe scelte sbagliate“, sintomo di “troppo disinteresse verso i cittadini e il loro diritto alla salute”.
In particolare, secondo il ministro Schillaci, “le liste d’attesa dono una priorità assoluta. Abbiamo già approvato”, sostiene, “una norma che permette alle Regioni di continuare a spendere le risorse previste della legge di bilancio del 2022 e aggiunto la possibilità di avvalersi di un’ulteriore quota del fondo sanitario nazionale”. A favore della riduzione delle liste d’attesa, spiega ancora il Ministro Schillaci, saranno previsti “incentivi agli operatori“, oltre che un sistema per far sì che “tutto il privato convenzionato sia davvero partecipe. Ma anche riducendo il numero di esami non necessari che appesantiscono le strutture sanitarie“.
Schillaci: “Basta medici a gettone”
Andando avanti nella sua intervista, Schillaci smentisce categoricamente le voci secondo cui il Governo vuole smantellare il SSN a favore del privato, sottolineando che “già nel 2023 abbiamo aumentato le risorse per la Sanità di oltre 3 miliardi e adottato misure importanti, anche di incentivo economico, per gli operatori dei pronto soccorso”, ovvero i medici in assoluto più carenti nel sistema sanitario.
Parlando, invece, del complesso meccanismo dei medici a gettone, ovvero i privati assunti per limitati periodi di tempo per coprire le carenze di personale nel pubblico, il Ministro Schillaci lo ritiene “intollerabile”. Spiega, infatti, che “svilisce l’impegno di chi lavora solo per le strutture pubbliche e aumenta enormemente i costi”, mentre il suo obiettivo è quello di “rendere impossibile il ricorso” a questa meccanica. Chiudendo, infine, il Ministro Schillaci ci tiene anche a dire che “i medici di medicina generale devono tornare a essere fino in fondo i medici di un tempo, quelli che visitavano anche a casa i loro pazienti, proprio come veri amici di famiglia”.