Trump vuole la pace in Ucraina e l’Europa cerca di uscire dall’isolamento per non restare ai margini della trattativa. Si spiega così la telefonata a Putin del cancelliere tedesco Scholz, concordata con i Paesi del G7 e preceduta da un colloquio anche con Zelensky. L’UE non si è ancora ritagliata un ruolo nella trattativa, anche se l’eventuale negoziato con Mosca potrebbe essere il primo banco di prova per cercare di ritrovare quell’unità necessaria, anche se al momento improbabile, a reggere l’urto dell’arrivo del nuovo presidente americano. Un momento importante per l’Unione, osserva Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri in congedo, con al suo attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo: se non sarà in grado di esprimere una posizione unitaria, rischierà di perdere sempre più peso e, a lungo andare, di avviarsi verso la dissoluzione.
Generale, come si spiega questa iniziativa di Scholz?
La telefonata a Putin è stata concordata con gli alleati, lo sapevano anche gli italiani. È un tentativo dell’Europa per non essere tagliata fuori da una possibile pace in Ucraina. Anche Zelensky ha cercato di entrare nelle grazie di Trump per tentare di ottenere una pace onorevole. Viste le intenzioni del presidente americano, è bene che l’Europa si faccia sentire. Poi, certo, oggi l’Europa è in crisi di identità e neanche la Germania è quella di prima.
La chiamata Scholz-Putin sarebbe stata concordata proprio in questi giorni, in particolare con USA, Gran Bretagna e Francia, anche in vista del G20 che parte domenica in Brasile, dove ci saranno sia il cancelliere tedesco che il ministro degli Esteri russo Lavrov. Non è, quindi, un’iniziativa estemporanea?
Si tratta di un primo contatto da sviluppare in seguito, se ne parlerà ancora, anche se dobbiamo tenere presente che Trump non è ancora presidente. In vista di un eventuale negoziato, c’è tutta un’attività preparatoria da parte di ministri degli Esteri e, prima ancora, dei sottosegretari. Ma siamo agli albori. L’Europa, comunque, deve tentare di avere un ruolo, cercando coesione al suo interno.
Una coesione che finora non ha mostrato. Ci può arrivare?
Il peggiore nemico dell’Europa è l’Europa stessa, che non è stata capace di darsi una struttura veramente unitaria. Adesso ci sarà un’accelerazione in questo senso o almeno un tentativo. L’elezione di Trump è uno scossone per l’UE: o avrà la forza di presentarsi unita oppure andrà verso la sua dissoluzione. Il presidente americano non vuole parlare con l’UE, preferisce farlo con i singoli Paesi. Ma se Bruxelles è in grado di ricompattarsi, dovrà tenerne conto. Il tavolo per la pace in Ucraina sarà il primo banco di prova per vedere se gli europei cambieranno marcia.
Il presidente polacco Tusk, però, in merito alla telefonata ha ribadito che non si può decidere niente sull’Ucraina senza l’Ucraina. Cominciano già i distinguo da parte di altri Paesi?
Di distinguo ne prevedo molti altri. Gli scontri saranno all’ordine del giorno prima che si arrivi a un trattato di pace: passeranno mesi. Sicuramente, comunque, bisognerà ascoltare Zelensky. L’Europa, se vuole dire la sua, deve preparare un piano credibile, ma non sarà un processo velocissimo.
Putin avrebbe anche detto a Scholz che è pronto a riprendere la collaborazione dal punto di vista energetico, se la Germania lo vuole. I tedeschi potrebbero pensare di tornare a comprare gas russo?
La Germania ha anche fatto un passo per sé stessa, facendo credere che Putin vorrebbe fare un favore all’Europa. In realtà, i veri beneficiari di un ritorno al gas russo sarebbero proprio i tedeschi. Comunque, i tedeschi tra poco voteranno e Scholz non è messo bene: degli ultimi tre o quattro capi di governo sicuramente è la figura meno prestigiosa. Questa telefonata è anche un tentativo di portare acqua al suo mulino.
La Russia vuole tenersi i territori conquistati: su che basi si può arrivare a un accordo in cui l’Europa, pur sconfitta politicamente, possa uscirne contenendo i danni?
L’Europa deve convincere Zelensky ad accettare un piano di pace con la Russia, voluto dagli americani, ma comunque passato al vaglio della UE. In cambio, può offrire soldi, l’ingresso nell’Unione e un micro-piano Marshall.
Qualcuno sostiene addirittura che l’Ucraina potrebbe realizzare una bomba atomica in qualche mese, assumendo una posizione di forza. Una fake news o una possibilità almeno teorica?
In Ucraina venivano progettati, ideati e costruiti gli ordigni atomici dell’Unione Sovietica. Non è poi così sprovveduta in questo campo. Fino al 2014, il potenziale atomico ex sovietico era custodito in Ucraina, dopodiché è stato tutto consegnato ai russi. Ci sono i cervelli in grado di organizzare un’operazione del genere.
Se il problema dell’UE è quello dell’unità, anche la NATO ha le sue divisioni. Questa vicenda le farà esplodere?
Sappiamo qual è il pensiero di Trump sulla NATO, per questo ci sarà qualche problema. Le divisioni diventeranno evidenti entro sei mesi. Ora bisogna pensare a Ucraina e Medio Oriente, dopodiché queste contraddizioni emergeranno. L’Alleanza Atlantica è nata dal paritetico concorso di diversi Paesi; nel momento in cui la Germania o qualche altro membro vuole fare la voce grossa, i Paesi più piccoli, specie se a ridosso del confine russo, si sentono sminuiti.
(Paolo Rossetti)
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