Dal cordoglio per le vittime del recente attentato a Solingen, fino all’annuncio di una nuova linea dure contro i migranti e a nuove regolamentazioni per la detenzione di armi: l’umore del cancelliere tedesco Olaf Scholz cambia rapidamente mentre si trova nella città teatro dell’accoltellamento rivendicato dall’ISIS, che diventa anche un po’ il suo palco per rilanciare una nuova unità nel sempre più diviso governo tedesco; all’insegna di una feroce lotta senza pietà al terrorismo e alla criminalità.
Prima di arrivare a Scholz e alla sua annunciata linea dura contro i migranti vale la pena tornare un attimo indietro nel tempo fino allo scorso venerdì: quella doveva essere una serata gioiosa, con la popolazione che era scesa in piazza per celebrare la ‘Festa della diversità’, partecipando a concerti e spettacoli pubblici. Tutto questo – almeno – fino a quando non è arrivato un uomo che armato con un normalissimo coltello da cucina si è lanciato contro alcuni presenti, ferendone gravemente otto (ora fortunatamente fuori pericolo) e uccidendone tre.
Un vero e proprio attentato che aveva spinto Scholz ad alzare l’asticella dell’antiterrorismo e a lanciare una vera e propria caccia all’uomo: l’autore del reato – dopo una brevissima fuga – si era infine consegnato alle autorità; mentre nel frattempo era arrivata anche la rivendicazione da parte dell’ISIS che aveva collegato quanto accaduto a Solingen ad una sorta di vendetta per “le vittime palestinesi a Gaza”.
Olaf Scholz annuncia la linea dura contro i migranti: “Non permetteremo a chi non può stare in Germania di rimanere qui”
“Questo è stato terrorismo – sono state le prime parole pronunciate da un colmo di rabbia Scholz da Solingen -, terrorismo contro tutti noi” oltre che un vero e proprio “attacco che minaccia il nostro modo di vivere” e che richiede il pugno duro da parte del governo federale: “Ora – ha promesso il cancelliere – dovremo inasprire le norme sulle armi, in particolare per quanto riguarda l’uso dei coltelli” con una norma – che secondo Scholz verrà “approvata molto rapidamente” – che permetta di trasportare in pubblico solo lame inferiori ai 6 cm.
Ma oltre alla stretta sulle armi servono anche regole chiare e precise “affinché coloro che non possono e non devono restare qui in Germania vengano rimpatriati e deportati“, facendo valere lo spesso ignorato regolamento di Dublino e – soprattutto – risolvendo l’inghippo burocratico che aveva permesso all’attentatore di rimanere sul suolo tedesco nonostante il già emesso decreto di espulsione verso la Bulgaria; ovvero il suo paese di primo approdo.
Issa al Hasan – appunto, l’attentatore – era già stato espulso diversi mesi fa, ma dopo la notifica dell’allontanamento si era reimprovvisato latitante, attendendo i 180 giorni necessari a dar seguito all’espulsione per poi ottenere (e qui veniamo all’inghippo che citavamo prima) la “protezione sussidiaria” dallo stesso governo tedesco che solo sei mesi prima l’aveva espulso: prima dell’attentato a Solingen si trovava – infatti – in un centro di accoglienza locale.