L’Occidente deve fare di più per stabilire relazioni paritarie con i Paesi in via di sviluppo. Il monito è del cancelliere tedesco Olaf Scholz, il quale ha ammesso che vi è una percezione di un doppio standard occidentale nella risposta alla guerra in Ucraina scatenata dalla Russia. In occasione del Global Solutions Forum, incentrato sull’inclusività e la sostenibilità, Scholz ha spiegato che i Parsi in via di sviluppo hanno le sensazione che l’Occidente non applichi i suoi principi in maniera uniforme.



Sarebbe questo, secondo il cancelliere tedesco, il motivo per il quale ad esempio India, Vietnam e Sudafrica esitano a criticare la Russia per la guerra in Ucraina: ritengono, infatti, che i principi internazionali non siano applicati in modo equo. «Quando parlo con i leader di questi Paesi, molti mi assicurano che non stanno mettendo in discussione i principi fondamentali del nostro ordine internazionale. Ciò con cui si scontrano è l’applicazione diseguale di tali principi», ha affermato Scholz nel corso del suo intervento al Global Solutions Summit di Berlino.



SCHOLZ CONTRO L’IPOCRISIA DELL’OCCIDENTE

«Ciò che si aspettano è una rappresentanza paritaria e la fine dei doppi standard occidentali», ha aggiunto Olaf Scholz al Global Solutions Summit – World Policy Forum, che si propone di affrontare le principali sfide politiche del G20 e del G7 e di altri consessi sovranazionali. Per il cancelliere tedesco la cooperazione di questi Paesi sarà «limitata nel migliore dei casi» se i loro leader riconosceranno che «ci rivolgiamo a loro solo perché siamo interessati alle loro materie prime o perché vogliamo il loro sostegno a una risoluzione delle Nazioni Unite».



Quindi, bisognerebbe concentrarsi su ciò che l’Occidente può offrire ai Paesi dell’Africa, dell’Asia e delle Americhe per fare in modo che gli interessi convergano. Scholz ha suggerito di garantire ai Paesi in via di sviluppo una voce maggiore negli affari internazionali, perché questo aiuterebbe ad ottenere la loro cooperazione. Inoltre, propone di dare alle nazioni africane una rappresentanza permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e di considerare l’Unione Africana un membro permanente del G20.