Quest’anno, l’Accademia Filarmonica Romana compie duecento anni. La data esatta della fondazione dell’istituzione è il 5 dicembre; i festeggiamenti, quindi, saranno tra la fine di quest’anno ed il prossimo. Molto dipende dalla situazione dell’emergenza sanitaria in corso. In effetti, da tempo si pensava ad un programma speciale per la ricorrenza ma dal marzo 2020, le attività musicali sono state in una nube d’incertezza. La Filarmonica Romana è stata una delle prime a riaprire i battenti, appena i regolamenti governativi lo hanno permesso. E’ ripartita con la musica dal vivo da domenica 9 maggio in Sala Casella con il nuovo progetto Lessico Schumann a cura di Oreste Bossini, sei incontri la domenica pomeriggio alle ore 17 fino al 6 giugno (cui si aggiunge un appuntamento giovedì 3 giugno alle 19.30) per far luce sulla poliedrica personalità artistica di uno dei più importanti musicisti del periodo romantico e della storia della musica.
Giornalista e scrittore, collaboratore di Rai Radio3 e di numerose istituzioni musicali italiane, Bossini sceglie alcune parole emblematiche del rapporto di Schumann con il mondo, “come se fossero un filo d’Arianna da seguire per non smarrire la strada nei meandri di una musica sempre emotivamente tumultuosa” spiega lo stesso giornalista. Negli incontri, il racconto si alterna alla musica di Schumann e di autori a lui cari (come Johannes Brahms e Franz Liszt, ma anche composizioni di sua moglie, Clara Wieck), affidate a giovani interpreti italiani. Il progetto si avvale della media partnership di Rai Radio3 che trasmetterà prossimamente, sulle sue frequenze, l’intero ciclo degli incontri.
Sono andato al concerto del 16 maggio il cui tema era la parola chiave Enigma. Schumann è sempre stato attratto da giochi di parole, anagrammi, codici cifrati, linguaggi segreti. Fin dal primo ciclo pianistico, le Variazioni Abegg op. 1, si è sforzato di stabilire un codice per legare i nomi delle persone alle note musicali, che nella grafia musicale tedesca corrispondono a delle lettere dell’alfabeto. La destinataria della maggior parte della sua fantasia simbolica è ovviamente sua moglie Clara, il cardine della sua vita intellettuale e affettiva. Attorno a Clara, si è sviluppato un intreccio di riferimenti privati, di omaggi impliciti, di dialoghi segreti rintracciabile nei rispettivi lavori. Gli enigmatici rapporti musicali tra Robert e Clara diventano ancora più intricati e complessi con l’arrivo del giovane Brahms, che nell’ultimo scorcio della vita di Schumann assume un ruolo essenziale all’interno dei delicati equilibri della coppia.
Lavinia Bertulli e Costanza Principe si sono alternate al pianoforte nell’esecuzione dell’Impromptus su una Romanza di Clara Wieck op. 5 di Schumann, nella seconda versione che il compositore tedesco approntò nel 1850, le Variazioni in fa diesis minore su un tema di Schumann op. 20 che Clara Schumann compose nel 1853 e le Sedici Variazioni in fa minore su un tema di Schumann op. 9 del 1854 di Johannes Brahms.
Quindi, tre lavori differenti che corrispondono a tre fasi anche esse molto differenti della vita e della esperienza artistica del compositore e teorico della musica romantica tedesca.
Il primo brano, eseguito con grande grazie da Costanza Principe, è un «improvviso» di un giovane innamorato di una ragazza molto più giovane di lui. E’ un «larghetto» in fa composto nel 1833. Schumann compose una seconda versione del 1850; questa seconda versione è quella che è stata eseguita: per se una revisione a distanza da una dozzina di anni dalla prima stesura, suonata da Costanza Principe ha tutta l’esuberanza giovanile dell’omaggio all’amata da parte di un giovane spasimante.
Il secondo brano è la risposta di Clara (sempre nel 1850) all’omaggio: sette variazioni delicate, seguendo lo schema classico, eseguite con dolcezza da Lavinia Bertulli. In breve, un dialogo di due innamorati su cui stava per arrivare l’uragano dell’aggravamento degli scompensi mentali che avrebbero portato il compositore prima ad un tentato suicidio e dopo poco all’internamento in manicomio.
Il terzo brano, eseguito con passione da Costanza Principe, è di Johannes Brahms, allievo di Robert, e composto proprio al momento della tragedia (internamento e dopo due anni morte del compositore. E’ sempre collegato al brano iniziale, variazioni sul «larghetto» giovanile ma non da intendersi in senso classico. Come ha mostrato l’esecuzione di Costanza Principe, è una forma libera, quasi un «capriccio» in cui si alternano vari tempi, da una vivace parte centrale ed un melanconico adagio finale.
Sala piena (nelle norme di legge), molti applausi.
Terminate molte restrizioni la Filarmonica Romana ha un programma intenso in giugno e luglio: un concerto ogni sera in collaborazione con i maggiori istituti di cultura stranieri presenti a Roma.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI