Adesso c’è anche l’ufficialità e dunque la pietra tombale sui sogni a cinque cerchi dell’atleta azzurro: Alex Schwazer dovrà dire addio alle Olimpiadi di Tokyo dopo che il Tribunale Federale di Losanna ha detto di fatto no alla richiesta di sospensione della squalifica avanzata dal 36enne altoatesino. “Una giustizia sportiva autoreferenziale” è stato il commento a caldo di Sandro Donati, allenatore del diretto interessato che ha parlato anche di un vero e proprio “gioco infernale”, dopo il pronunciamento dei giudici del tribunale svizzero che così negano definitivamente a Schwazer la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi 2021 e di prendersi almeno una rivalsa morale al termine di una vicenda a dir poco kafkiana.



Dunque nonostante sia stato riabilitato dalla giustizia italiana, dopo che il tribunale di Bolzano aveva stabilito che il marciatore già campione olimpico a Pechino 2008 non aveva fatto uso di doping, i giudici di Losanna hanno ugualmente fatto valere i pareri della Wada, l’Agenzia Mondiale Anti-Doping, del Tas e della World Athletics (la vecchia IAAF) che si erano già espressi contro un ritorno alle competizioni ufficiali di Schwazer anzitempo. Una decisione che, va detto, non arriva totalmente inaspettata dal momento che lo scorso 8 febbraio il gip Walter Pelino aveva evidenziato proprio la scarsa collaborazione delle suddette istituzioni.



SCHWAZER, ADDIO TOKYO 2021: ‘NO’ DEL TRIBUNALE DI LOSANNA A SOSPENDERE LA SQUALIFICA

Un altro aspetto surreale di questa vicenda è che il tribunale federale elvetico ha bocciato, in una sentenza datata 11 maggio ma di fatto non comunicata ancora ufficialmente allo stesso Schwazer, il diniego della richiesta della sospensione della squalifica inflitta al marciatore altoatesino nell’agosto 2016. Durissimo il commento del suo tecnico: “Se hai come avversari loro stessi sei spacciato”, ha detto, parlando anche di una ridicolizzazione del giudice di Bolzano. Insomma non è bastata l’archiviazione del tribunale italiano in merito al procedimento penale a carico di Schwazer per “non aver commesso il fatto” dal momento che i campioni di urina incriminati e prelevati all’atleta sono stati alterati al fine di farli risultare positivi e portare alla squalifica del marciatore.



Negli ultimi anni Schwazer e il suo entourage hanno parlato apertamente di un complotto, oltre che di un tentativo di qualcuno di portare discredito non solo alla sua figura ma pure a quella di Donati, impedendo all’atleta italiano di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. “Ho descritto più volte questa cittadella di Losanna che governa tutta la giustizia sportiva internazionale (…) Cosa manca, solo una addetto alla ghigliottina?” ha detto Donati a LaPresse, spiegando che non si tratta tanto di sconfitta o delusione in questo momento. “Abbiamo corrisposto al desiderio di Alex di provare e provare per salvare questa Olimpiade: sia io che l’avvocato gli abbiamo detto che non avremmo fatto questo passo e avrei terminato con la vittoria al tribunale di Bolzano…” conclude, spiegando che quelle degli organi internazionali non sono state indagini ma solo “simulazioni di indagine”.