Il primo passo è stato fatto. Ieri lo Studio legale Lévy-Kaufmann Kohler di Ginevra ha inviato al Tribunale federale della Confederazione elvetica una istanza affinché sia sospesa in via cautelare d’urgenza l’esecutività della squalifica comminata a Schwazer dal Tas nel 2016. Ma allo stesso tempo si chiede – previa ammissione del giudizio di revisione – che tale squalifica sia annullata. Nelle 66 pagine dell’istanza – redatta dallo studio legale associato Brandstätter di Bolzano – ampio spazio hanno i fatti giudiziari ed extragiudiziari avvenuti dopo il lodo arbitrale di Rio de Janeiro che impedì la partecipazione di Schwazer alle Olimpiadi 2016. Tali fatti, secondo i legali del marciatore, dimostrano l’ innocenza dell’atleta italiano “e, contestualmente, la fondatezza dell’ipotesi manipolatoria del campione d’urina prelevatogli il Capodanno 2016”.



L’istanza indica anche gli appuntamenti utili a Schwazer per conseguire il limite di tempo necessario per poter disputare le Olimpiadi di Tokyo 2020: tra gli inizi di marzo e quelli di maggio le gare di Bergamo, Dudince (Svk), Podebrady (Cze) e Minsk (Blr). Un modo per dire che la “sospensiva” deve arrivare entro il mese di febbraio. E in effetti una decisione sulla cosiddetta cautelare dovrebbe arrivare a metà gennaio. Un’eventuale bocciatura lascerebbe sì ancora aperta la strada del procedimento non d’urgenza, ma i tempi a questo punto sarebbero a rischio e potrebbero diventare incompatibili con la qualificazione olimpica.



Nel frattempo – a proposito del processo Schwazer – fanno discutere le dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Wada Olivier Niggli nella sede de La Gazzetta dello Sport: ”Ci sono troppi tentativi di mistificazione, restiamo ai fatti, alla realtà. Dubbi non ce ne sono. Faccio inoltre presente che è il contribuente a sovvenzionare certi studi…”. Espressioni molto interessanti, giacché da un lato confermano che non ci sarà cambio di strategia processuale da parte dell’Agenzia Mondiale Antidoping, dall’altro ci mostrano l’arroganza di un dirigente che liquida l’inchiesta della magistratura italiana come ‘tentativo di mistificazione” e spreco di denari pubblici. Da che pulpito! Quello di una Fondazione che all’ultima udienza ha fornito dati di concentrazione del Dna impossibili senza manipolazione, questa sì una mistificazione…



O forse va spiegato a Niggli che il database con le prove del doping occultato dei russi, fatto sequestrare nel 2013 dalla magistratura di Bolzano e consegnato all’Agenzia Mondiale Antidoping fu ignorato dalla stessa Wada, la cui posteriore commissione d’inchiesta poté venirne a conoscenza solo grazie a un programma televisivo 9 mesi dopo!

Senza contare che a questi signori lo stipendio lo paghiamo noi contribuenti, appunto…