Sono tanti gli spunti di riflessione offerti dall’esplosivo contenuto dell’ordinanza di mercoledì emessa dal Gip del processo Schwazer. Tra questi ci sono i profili comportamentali che emergono a carico di rappresentanti di istituzioni basilari dello sport come l’Agenzia mondiale antidoping, la Federazione internazionale di atletica e il Laboratorio di Colonia. E sono profili descritti come potenzialmente contra legem!
Fanno impressione infatti le potenziali notizie di reato che si possono desumere dalle 34 pagine scritte dal giudice:
falso ideologico a carico di rappresentanti Iaaf e del Laboratorio di Colonia riguardo la quantità dichiarata di aliquota di urina presente nel campione B della provetta incriminata di Schwazer, con conseguente;
falsa informazione al pubblico ministero, riferibile anche alla Opposizione Iaaf del 15 febbraio 2017 dove si motivava il rifiuto a consegnare le provette di Schwazer con la necessità di conservare a lungo termine i campioni biologici per future cause civili, mentre in realtà a tal fine non era stato ordinato né predisposto alcunché;
inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità quando il direttore del Laboratorio antidoping (accreditato Wada) tenta di spacciare al perito del Tribunale di Bolzano urina attribuita a Schwazer in contenitore non sigillato e fuori dalla catena di custodia;
intralcio alla giustizia inteso come “indebite pressioni” (dice il Gip) della Iaaf sul Laboratorio di Colonia per dettare la linea legale nei confronti delle richieste del Tribunale di Bolzano;
truffa/frode, riferita non solo a chi eventualmente si dimostrerà aver materialmente manipolato le urine dell’atleta, ma anche attribuibile per concorso, se ad esempio la mail di un dirigente Iaaf fosse considerata ammissione di “complotto” ai danni di Schwazer, estensibile persino a chi ha prodotto il documento presentato dalla Wada (screening “chiaroveggente” per usare l’ironia del giudice) in cui i valori di concentrazione del Dna attribuiti a una urina negativa dell’atleta appaiono inverosimili o taroccati.
Ebbene, in un simile contesto e con simili personaggi, appare davvero poco rassicurante affidarsi alla Wada per avere 50 campioni di urina risultati positivi al testosterone per analizzarne i valori di concentrazione del Dna e confrontarli con quelli abnormi di Schwazer. Se la manipolazione delle provette dell’ex marciatore è avvenuta nei luoghi di custodia, che garanzia abbiamo che il tarocco non si ripeta? Val davvero la pena rischiare un’altra beffa, ancor più crudele per le sorti di un essere umano?
Nel frattempo oggi a Bolzano comincia il processo di appello ai medici Fidal e Iaaf Fiorella e Fischetto, associati a Schwazer nella condanna per la prima positività di quest’ultimo. Il loro comunicato di fine settembre invitava a dissociare la deposizione-accusa di Schwazer al loro processo dalla decisione presa dalla Iaaf in quello stesso giorno di controllarlo a Capodanno 2016, ma non ha convinto il Gip, che invece ha giudicato “plausibile” quel movente per la manomissione: screditare il testimone costituiva – secondo lui – “un ottimo motivo per manipolare le provette”.