Non manca l’ironia ai magistrati del Tribunale federale svizzero. Allegano alla sentenza il bollettino postale per il versamento delle spese processuali. Naturalmente in bianco. Come se non sapessero che se non li paghi in anticipo il tuo ricorso non lo puoi nemmeno presentare. E che i 5.000 franchi Alex Schwazer li ha dovuti versare a dicembre contestualmente alla domanda di annullamento della squalifica. Sarà per questo che compare un bel “kiss” in calce alla sentenza.
Nessuna licenza romantica: è il cognome di Khristina, la presidente della Prima Corte di diritto civile. Sarà per lo stesso ironico motivo che nelle loro mani il paese di residenza del marciatore diventa “Racines di Furori”… In effetti questa vicenda tutto sembra tranne che una cosa seria.
Eh sì, perché uno si sarebbe aspettato una sentenza, che tradotta in discorsetto amichevole sarebbe potuta suonare così: “Caro Alex, capiamo la tua disperata corsa contro il tempo per cercare di non perdere il treno delle Olimpiadi di Tokyo (a dicembre ancora non si sapeva del coronavirus, ndr), ma suvvia! Chiederci di sospendere una squalifica sulla base di un pronunciamento della Giustizia civile italiana che non è una sentenza, non è un rinvio a giudizio, ma solo una semplice ordinanza di un Giudice per le indagini preliminari a incidente probatorio neppure ancora concluso dopo 4 anni di indagini… Ma per chi ci hai preso?”.
Chi se la sarebbe sentita di dare torto ai giudici di Losanna? Forse neanche l’avvocato di Schwazer… Ma udite, udite! Le sei paginette redatte dal cancelliere Piatti dicono papale papale: ”Caro Alex, non possiamo annullare la sentenza di un arbitrato del Tas in base a una perizia genetico-forense del Tribunale di Bolzano prodotta dopo la sentenza stessa. A Rio vi siete messi d’accordo voi e la Iaaf per una procedura d’urgenza di rito abbreviato e non vi potete lamentare adesso che non avete avuto tempo e modo di peritare le urine dell’atleta risultate positive. Noi neanche la guardiamo la perizia. Semplicemente ce ne laviamo le mani!”. Ma come?
1. Non era stata respinta la richiesta di procedura d’urgenza a dicembre con la motivazione dell’assenza di una “verosimiglianza estrema” all’ipotesi della manipolazione avanzata dalla perizia del Tribunale di Bolzano? I casi sono due: o a dicembre ci è stata propinata una fake news o il Tribunale federale si è contraddetto entrando nel merito a dicembre e adducendo invece ora motivi procedurali;
2. il Tribunale federale finge di non sapere quanto spazio di arbitrarietà è connaturato all’organizzazione sportiva: nell’anno olimpico chi ti fa un prelievo il 1° gennaio 2016 ci mette quasi 6 mesi a dirti che è positivo al doping e ti porta a giudizio abbreviato con procedura d’urgenza quando le Olimpiadi sono già iniziate da 5 giorni;
3. finge di non sapere anche che nel caso tu atleta rifiutassi la procedura d’urgenza e l’arbitrato, oltre a saltare quindi inevitabilmente le Olimpiadi, perderesti anche quelle successive perché in un processo sportivo normale la Iaaf o la Wada si rifiutano di darti le urine incriminate per un’analisi del Dna. Schwazer ci ha messo 18 mesi di battaglie giudiziarie per averle e le ha avute solo perché si è rivolto alla magistratura ordinaria. Come avrebbe potuto portare una perizia come quella del Tribunale di Bolzano in un normale procedimento giudiziario sportivo?
4. Abbiamo finalmente l’ammissione nero su bianco dal sommo grado di giudizio che se anche a Bolzano un Tribunale della Repubblica italiana stabilisse la manipolazione delle urine di Schwazer e la sua innocenza, la squalifica non potrebbe essere annullata per via giudiziaria, in quanto la prova sarebbe stata prodotta fuori dall’arbitrato. Solo un provvedimento di grazia del presidente del Cio potrebbe togliere una ingiusta squalifica.
E la chiamano Giustizia. Kiss…