Il 13 marzo 1911 nasceva in Nebraska Lafayette Ronald Hubbard, più noto nel mondo nei 110 successivi fino ad oggi come Ron Hubbard: il fondatore di Scientology viene oggi “affrontato” da un lungo articolo di Carlo Nordio (ex magistrato di lungo corso) sul Messaggero proprio in occasione della ricorrenza del “capo” e fondatore della “Chiesa di Scientology”, la religione nata sul sistema di “auto-aiuto” denominato Dianetics. Per anni considerata una “nuova religione” pronta a scalzare le grandi fedi monoteiste in tutto l’Occidente, con conversioni molto famose (Tom Cruise e John Travolta su tutti) ma anche con dubbi sempre più frequenti su possibile “setta truffaldina” e quantità assai notevole di denunce da ogni parte del mondo.
Nordio prende proprio questa seconda parte per provare a raccontare più da vicino cos’è stato e cos’è ancora oggi Scientology: «una dottrina che, nella progressiva scristianizzazione della civiltà occidentale, ha introdotto un surrogato di religione accattivante e tentacolare», così la definisce l’ex magistrato e procuratore. Le imputazioni per Ron Hubbard (morto nel 1986, ndr) e altri personaggi della Chiesa di Scientology negli ultimi decenni hanno ricevuto diverse denunce per imputazioni dalla truffa alla circonvenzione d’incapace, ma anche per violenza privata, esercizio abusivo della professione, pubblicità ingannevole: sempre Nordio ricorda come le accuse si fondassero sempre su un concetto, «la subordinazione della mente del neofita alla volontà del precettore».
TUTTI I DUBBI SU RON HUBBARD
La Chiesa di Scientology, che in Italia conta una sede prestigiosa a Milano e qualche migliaio di adepto, vive ancora oggi di luci e ombre in ogni parte del mondo: «essa si propone di attuare un clearing, cioè una pulizia dell’anima, attraverso un’educazione progressiva sotto la regia di un maestro. Peccato che queste sedute siano costosissime, e spesso orientate a ottenere dall’adepto la cessione parziale o totale dei propri beni. È stato questo depauperamento a orientare molti parenti a rivolgersi ai tribunali per bloccare l’allarmante emorragia», attacca ancora Carlo Nordio nel suo duro editoriale sul Messaggero.
Dai beni materiali al problema degli affetti familiari, secondo il magistrato uno dei problemi di Scientology è anche la “conversione” degli adepti che dimostrano poi ostilità e spesso scontri durissimi a livello familiare: «negli Stati Uniti, il giudice Breckenridge, al termine di un lungo processo, definì “decisamente schizofrenica e paranoica, una bizzarra combinazione che sembra essere un riflesso del suo autore, un bugiardo patologico”».
LA GNOSI E IL CRISTIANESIMO
La “scienza della conoscenza” – da cui proviene proprio il nome della Chiesa di Ron Hubbard – ha un forte connotato di “gnosi” che già il Cristianesimo ai suoi tempi cercò di combatterne la deriva all’interno dei propri stessi fedeli: «I padri della Chiesa ne intuirono il pericolo, e reagirono con Ireneo, Clemente e Tertulliano alle stravaganze di Carpocrate, di Valentino e di Marcione, che predicavano teorie non molto diverse da quelle di Ron Hubbard. Qualcuno di questi eretici esagerò, e sconfinò nella licenza sessuale: anticipando Oscar Wilde, Isidoro, figlio di Basilide, sosteneva che se non riesci a pregare perché sei distratto dagli impulsi carnali devi darvi immediata soddisfazione, “per poterti poi accostare a Dio con animo lieto”».
La lettura di Nordio è molto netta e si presta ovviamente ad essere confutata e attaccata da chi invece crede nella teoria di Ron Hubbard: quello che però resta di pregnante è l’appello che il magistrato e scrittore compie al mondo occidentale, richiamandosi alla rivoluzionaria testimonianza della fede cattolica, «uno dei meriti della Chiesa fu proprio quello di metter ordine in quelle sfrenate fantasie. Il culto dei santi non fu affatto, come sostennero gli illuministi, un alimento alla superstizione, ma piuttosto una forma di controllo al caotico sincretismo di mitologie grezze e di suggestioni enfatiche […] Scientology ha spesso superato l’incerto confine tra la soccorrevole comprensione delle nostre debolezze e il loro sfruttamento ingannevole. Dimostrando il detto attribuito a Chesterton che chi smette di credere in Dio, finisce per credere a tutto».