Una pubblicazione arrivata casualmente in redazione ha suscitato il mio interesse di biologa ricordando le scoperte, realizzate alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, sulle uova del riccio di mare, così importanti per gli studi di embriologia del secolo scorso.
Fondata nel 1872 da Anton Dohrn, la Stazione Zoologica di Napoli è una delle più antiche strutture di ricerca in biologia marina esistenti al mondo. Il fondatore, nato a Stettino, allora tedesca, aveva immaginato una rete globale di «stazioni» in cui gli scienziati potessero condurre ricerche liberamente e condividere le loro conoscenze. Così si spiega – utilizzando la definizione che ne aveva dato Benedetto Croce – anche il «nuovo» titolo del saggio, Il grande albergo degli scienziati, che è in realtà la riedizione, aggiornata per i centocinquanta anni dalla fondazione, del libro del 1996 L’avventura nella Stazione di Napoli – Anton Dohrn. (Edizioni Scientifiche Italiane).
L’autore, Piero Antonio Toma, giornalista e saggista dell’informazione di lunghissimo corso (nato a Tuglie, in Salento, nel 1935) e vincitore di numerosissimi premi, presenta la figura scientifica e umana di Dohrn in modo appassionante, mettendo in evidenza le origini famigliari (il padre collezionava farfalle e la madre gli faceva ascoltare Beethoven), la sua storia scolastica e accademica. La gran parte del testo racconta i percorsi seguiti da Dohrn per raccogliere fondi e appoggi prima per la localizzazione e la costruzione della Stazione, poi per la partecipazione e il sostentamento delle ricerche pionieristiche che si svolgono al suo interno: una intensa attività di incontri per coinvolgere nel suo progetto le istituzioni della città di Napoli. Così si spiega anche il registro narrativo, molto particolare: le conversazioni – vere e proprie richieste di aiuto – sostenute da Dohrn con gli interlocutori più vari che, in ogni caso, testimoniano la ricchezza culturale di Napoli verso la fine del diciannovesimo secolo.
Il sociologo Domenico De Masi (1938-2023), anch’egli autore di un libro su Dohrn del 1987 (Anton Dohrn e la stazione zoologica di Napoli la fabbrica della scienza, Milano, IBM Semea), nella Prefazione si dichiara un grande studioso e ammiratore di Dohrn e traccia, in poche pagine e in paragrafi particolarmente incisivi, le caratteristiche principali del personaggio come scienziato e come comunicatore di scienza. Una introduzione che invita a leggere il libro «bello e intrigante» (pagina 10).
Arte’m di Napoli, impresa editoriale e di servizi nata nel 1980, ha tra le sue mission l’editoria scientifica e la divulgazione culturale, con particolare attenzione al patrimonio culturale e ambientale. Un compito importante di cui questa pubblicazione è un buon esempio.
Particolarmente interessanti alcuni capitoli collocati verso la fine del libro. Il retaggio di Darwin (pagine 151-161) racconta l’incontro tra Dohrn e Charles Darwin avvenuto nel 1870 a Liverpool e rivela i rapporti di stima tra i due scienziati. Nei due capitoli successivi, Dopo (pagine 162-165) e La Stazione dalle mille rinascite, si racconta in termini sintetici, ma con dettagli importanti, la storia della Stazione dopo la morte di Dohrn nel 1909. Così veniamo a sapere che tra gli scienziati che hanno lavorato nel corso degli anni alla Stazione, ben 23 sono stati premiati con il Nobel. E scopriamo che già dagli anni Cinquanta la Stazione è diventata sede di convegni internazionali, che si è aperta ai nuovi campi di studio della Biologia, per esempio con un laboratorio di evoluzione molecolare, che nel 2017 è nato il Centro ricerche per le tartarughe marine … e molto altro.
Il grande albergo degli scienziati.
Centocinquanta anni della Stazione Zoologica Anton Dohrn
Arte’m, Napoli 2022
Pagine 184 euro 15,00
Recensione di Maria Cristina Speciani