Una riflessione intorno a esperienze di didattica realizzate sul campo nella scuola secondaria, in una prospettiva naturalistica-ecologica.
Coordinate dalla Associazione Scuole Outdoor in Rete sono impostate facendo riferimento ai principi del costruttivismo utilizzati peraltro in una versione soft e solo per il versante comportamentale.
Interessante il racconto esperienziale, più problematica la base teorica su cui si fonda la progettazione educativa.
Curiosità suscita il titolo di questo saggio, per capire come si possa utilizzare la metodologia outdoor, tanto diffusa nella scuola dell’infanzia, in progetti formativi alla scuola secondaria. Anche il sottotitolo, Modelli formativi ed esperienze didattiche di Scuole outdoor in Rete: dall’Arcipelago Toscano alle Alpi, è invitante, promette la presentazione di «modelli» pedagogici e il racconto di «esperienze» didattiche realizzate. In effetti, venticinque pagine di Allegati contengono la cronistoria delle esperienze realizzate a partire dal 2006, anno in cui un gruppo di scuole del Veneto, identificate come Scuole outdoor in rete, si costituisce in Rete di scopo. Sono elencate le scuole che hanno partecipato ai progetti – 3 di secondaria di primo grado su 32 totali – e documentate le attività svolte attraverso testimonianze degli studenti, fotografie e schede «tecniche» utilizzate durante le attività.
Il saggio è «curato» da Pier Paolo Traversari, oggi coordinatore e di fatto iniziatore di Scuole outdoor in rete, a cui si devono i quattro capitoli centrali del libro, e da Andrea Porcarelli, pedagogista all’Università di Padova e «teorico» del gruppo che scrive il primo capitolo, Dalla progettazione per competenze agli strumenti di valutazione e le Riflessioni conclusive per rilanciare un’avventura.
Nel terzo capitolo, Nascita ed evoluzione di scuole outdoor in rete, Traversari racconta la storia del gruppo, dai primi «campus di lavoro» (CdL) alla articolata struttura odierna. A pagina 75 si legge: «Il file [sic!] rouge che collega i CDL sopra citati è la strutturazione delle attività con una metodologia, identificata come outdoor, che ben si inserisce nella logica dell’Alternanza Scuola Lavoro in seguito definita come Percorsi per lo sviluppo delle Competenze Trasversali e di Orientamento (PCTO).» I riferimenti «pratici» dei progetti attuati si leggono poi tra le righe del quarto capitolo, La metodologia outdoor: i principi di riferimento e del sesto capitolo, La progettazione di un percorso formativo outdoor.
Completano il libro altri due contributi. In un corposo secondo capitolo (La didattica outdoor: progettare nella scuola dell’autonomia) Antonia Piva, già Dirigente scolastica e «per 11 anni capofila nazionale della Rete Outdoor» illustra il nesso tra didattica tradizionale («scuola d’aula», pagina 39) e attività sul campo attraverso suggestioni che vanno dalla Montessori, a don Milani, alle sensate esperienze galileiane e alle manifestazioni degli studenti per il clima e indica le norme ministeriali che permettono la realizzazione di progetti come quelli proposti. Invece, nel settimo capitolo, Didattica outdoor per conoscere l’ambiente naturale e favorire la spinta alla tutela della biodiversità negli adulti di domani, Franca Zanichelli, esperta di etologia, ecologia e conservazione della Natura, rilegge i percorsi in chiave di citizen science, per la difesa degli ambienti naturali.
Da quanto accennato si può intuire che vengono messi in campo temi fondamentali per chi ha una preoccupazione educativa e spunti interessanti per entrare in relazione con l’ambiente. Tuttavia, alcune scelte «di principio» richiederebbero forse qualche approfondimento sul versante della didattica, e in particolare della didattica delle Scienze alla scuola secondaria.
Nel primo capitolo il pedagogista Porcarelli ragiona sulla «valutazione per competenze» nella prospettiva socio-costruttivista che sta alla radice della outdoor education, metodologia che, come dichiarato nella Introduzione, è il fondamento della «praxis applicata nel campus di lavoro» (pagina 16). Le strategie di apprendimento sono numerose: dai «Compiti di Realtà» alle attività all’aria aperta chiamando in causa addirittura Aristotele, poi Rousseau (un classico) e, infine, Baden-Powell e lo scoutismo (cfr.: pagine 26-27). Per valutare le competenze si privilegia la «dimensione soggettiva» in cui gli studenti verbalizzano in modo spontaneo e l’insegnante è solo un facilitatore (cfr. pagina 32) ma Porcarelli sottolinea l’importanza anche della dimensione oggettiva e di quella intersoggettiva (giudizio di un osservatore esterno).
I riferimenti alla metodologia outdoor diventano più espliciti nel quarto capitolo, scritto da Traversari. La proposta di un «nuovo modo di apprendere ed insegnare che, oltrepassando gli stretti alvei disciplinari, coinvolge sia studenti sia docenti, in un dinamico e polivalente intreccio cognitivo, culturale, psicologico, emotivo ed etico.» (pagina 83) si fonda su quattro criteri pedagogici: learning by doing, situated learning, service learning e lifelong learning. Traversari segnala anche il particolare ruolo che il docente deve conquistare (attraverso corsi di formazione) in un percorso outdoor: «deve essere un exemplum, che si rifà alla coerenza e alle scelte che vengono condivise dal gruppo senza ricadere nella supremazia del ruolo […]» (pagina 103).
In sintesi: gli autori sembrano aderire a un costruttivismo soft – soprattutto perché ne evidenziano solo il riferimento al processo di conoscenza di una persona – e analogamente a una Outdoor Education che oggi ha connotazioni diverse da quelle delle origini. Ma le loro considerazioni suscitano alcune domande che, come detto, chiederebbero qualche approfondimento. Come si intende la «conoscenza» della realtà naturale, dei dati di realtà, se è il soggetto che «costruisce» tale realtà? Per conoscere il mondo, l’ambiente di cui tutti siamo parte, è sufficiente vivere delle «esperienze» per quanto gratificanti e socialmente utili? Che spazio ha nella outdoor education, a qualsiasi livello scolastico, un approccio significativo e significante come quello proprio della ricerca scientifica, basato sulle azioni tipiche della scienza?
Pier Paolo Traversari e Andrea Porcarelli (a cura di)
Progettare l’outdoor education nella scuola secondaria
Marcianum Press, Venezia 2023
168 pagine euro 18,00
Recensione di Maria Cristina Speciani
© Pubblicato sul n° 85 di Emmeciquadro