Un’introduzione storica sulle neurotecnologie. Si intende con questo termine ogni tecnica per fornire maggiori informazioni sull’attività del sistema nervoso centrale e per influire sulle funzioni cerebrali e del sistema nervoso in generale. L’esplorazione dei meccanismi del funzionamento cerebrale ha visto progressi recenti, nel ventunesimo secolo, con l’introduzione di varie forme di neurotecnologie. Possono essere di tipo diagnostico o di tipo terapeutico o anche di potenziamento delle funzioni cerebrali. Ci sono forme come la neuromodulazione e la protesica che modificano attività cerebrali, con conseguenti possibili implicanze etiche. Di conseguenza si dà avvio a un’era nuova dell’evoluzione umana in cui i confini tra tecnologia e biologia tendono a cadere e ciò renderà necessaria una seria riflessione a livello etico.



 

Per millenni il cervello umano è stata una frontiera inesplorata. Solo negli ultimi due secoli, con un’accelerazione a partire dalla metà del Novecento, si è iniziato a comprendere struttura, fisiologia e patologia dell’encefalo e della mente. Rispetto all’intera storia umana, studiare, capire e modificare i meccanismi di funzionamento cerebrale ed esplorare, influenzare il pensiero dell’uomo hanno costituito uno sforzo radicalmente nuovo. Solo nel ventunesimo secolo le neuroscienze hanno compiuto progressi tali perché iniziassero a prendere forma neurotecnologie efficaci in grado di intervenire per modulare il funzionamento del cervello e della mente in condizioni fisiologiche e/o patologiche.



Le implicazioni mediche e sociali delle neurotecnologie sono vaste e stanno diventando sempre più importanti nel processo di conoscenza di noi stessi, nella capacità di intervenire per risolvere condizioni patologiche in favore della salute e in quella di sfruttare le funzioni del sistema nervoso centrale per promuovere una migliore qualità di vita potenziando le possibilità cognitive della mente.

 

Le neurotecnologie

«Neurotecnologia» è un termine che definisce qualsiasi tecnologia in grado di fornire maggiori informazioni sull’attività del sistema nervoso centrale o che sia in grado di influire sulle funzioni cerebrali e del sistema nervoso in generale. Esistono quindi neurotecnologie che possono essere utilizzate con finalità diagnostiche e/o di ricerca scientifica (diagnostic neurotechnologies) oppure per applicazioni in grado di influenzare il funzionamento del cervello e del sistema nervoso nel suo complesso in contesti terapeutici o riabilitativi in pazienti malati (therapeutic neurotechnologies). Da alcuni anni a queste due modalità di utilizzo delle neurotecnologie si inizia ad affiancare un terzo tipo d’impiego delle neurotecnologie per realizzare il potenziamento cerebrale e mentale in soggetti sani (enhancing neurotechnologies).



Le «neurotecnologie diagnostiche» si sono sviluppate negli ultimi cinquant’anni, quando sono nate le tecniche di imaging  cerebrale, in particolare con l’impiego della Risonanza Magnetica (RM) che mappa la struttura e l’attività cerebrale attraverso la registrazione dei campi magnetici prodotti dall’attività elettrica del sistema nervoso. Si possono in tal modo identificare lesioni cerebrali e/o midollari (tumori, danni vascolari, malformazioni, etc.) con l’uso della RM di base e/o con mezzo di contrasto, mappare le modiche del cervello durante l’esecuzione di particolari funzioni specifiche (attività motoria, compiti cognitivi, percezioni sensoriali ecc) mediante la RM funzionale, registrare l’attività elettrica cerebrale di profondità mediante la MagnetoEEG.

Le «neurotecnologie terapeutiche» utilizzano interfacce neurali per leggere o inviare informazioni nel sistema nervoso centrale, nel sistema nervoso periferico o nel sistema nervoso autonomo. Per farlo esistono diversi metodi, sia non invasivi che invasivi, che si possono classificare in tre categorie: neuromodulazione (Neuromodulation), neuroprotesica (Neuroprosthetics), interfaccia cervello-macchina (Brain Computer Interface). Questa terza modalità è impiegata in maniera sempre più crescente in questi ultimi anni. Tutti questi sistemi possono essere impiegati non solo in soggetti malati, ma anche in individui sani nell’ambito delle cosiddette «neurotecnologie di potenziamento».


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Vittorio A. Sironi
(docente di Storia della Medicina, della Sanità e di Antropologia medica presso l’Università di Milano-Bicocca)

 

© Rivista Emmeciquadro

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