Dopo una lunga evoluzione dell’idea di scienza si è arrivati alla visione attuale dove il concetto di verità diventa superfluo e la conoscenza ha valore solo se e in quanto conduce al successo pratico. Dall’interno delle scienze contemporanee emerge l’urgenza di una Teoria dei Fondamenti che abiliti la scienza come libera ricerca della verità, non ridotta a un puro fatto tecnico.



 

Premessa sull’evoluzione del concetto di scienza”

All’inizio della nostra riflessione non si può, a mio avviso, non partire da una premessa sul “realismo”. Non si può non constatare chela rinuncia al “realismo”:

– metafisico, che si colloca a livello di una domanda del tipo: esiste una realtà al di fuori della nostra mente?;



– conoscitivo: che si colloca a livello della domanda: possiamo avere una conoscenza oggettiva della realtà?,

nel rispondere negativamente a questi due interrogativi filosofici di fondo, di fatto ha comportato, come conseguenza inevitabile, una duplice ideologia – ovvero un’erronea “concezione delle cose” – anche in merito alla “scienza”.

Un primo versante di questa ideologia, potremmo qualificarlo “per eccesso”, dal momento che attribuisce alla scienza più valore conoscitivo di quello che essa ha. Questo conduce direttamente allo “scientismo”.

L’altro versante che, al contrario, potremmo qualificare “per difetto”, dal momento che attribuisce alla scienza meno valore conoscitivo di quello che ha, conducendo al “convenzionalismo” epistemologico, che rientra nel più ampio quadro del “soggettivismo” e del “relativismo” oggi imperante. Come non ricordare che già il Card. Joseph Ratzinger, prima ancora della sua elezione al soglio pontificio che lo portò a divenire Benedetto XVI, parlò di una «dittatura del relativismo» (Omelia della Missa pro eligendo romano pontifice, 18 aprile 2005).



Si tratta di due ideologie che si presentano come opposte tra loro, ma che finiscono, paradossalmente, per coesistere grazie al “successo” delle scienza moderna. Se “funziona” nel fare previsioni merita di essere esaltata come la migliore, se non l’unica, forma di conoscenza applicata “certa” (scientismo) e poca importanza ha se in essa c’è qualche aspetto di “verità” o è solo una nostra geniale invenzione per dominare l’universo (soggettivismo, relativismo, convenzionalismo).

A questo punto, però, arrivano alcune “sorprese” del tutto impreviste… Sorprese che quasi “costringono”, gli scienziati, che per loro compito professionale devono far progredire la scienza “ampliandola”, quanto al suo stesso “oggetto” di indagine e al suo “metodo”, ad occuparsi del “problema dei fondamenti” comuni a tutte le discipline che siamo abituati a qualificare come “scienze”. Per progredire e non finire per “bloccarsi” inceppandosi in contraddizioni, in tutti gli ambiti scientifici è nata l’esigenza di mettere a punto una Teoria dei Fondamenti.

 

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Alberto Strumia
(Già ordinario di Fisica Matematica, docente di Teologia Fondamentale presso ISSRA Roma, docente di Filosofia alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna Bologna,   www.albertostrumia.it)

 

© Rivista Emmeciquadro

 

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