Con linguaggio semplice ma ricco ed espressivo Paolo Merlo, insegnante di Matematica e Scienze, ci fa incontrare l’esperienza significativa che ha caratterizzato la sua attività alla Scuola Secondaria di Primo Grado della Fondazione “Mandelli Rodari” di Milano.
Nelle prime pagine l’autore ci mostra che argomenti trattati nello svolgimento del programma sono stati spunto per approfondimenti che sono andati ben oltre la «normale» attività didattica. Lo studio delle misure di lunghezza ha suggerito la realizzazione della pianta in scala della Chiesa di San Nicola, sita a Dergano in prossimità della scuola. Durante una lezione sulle operazioni e sulle loro proprietà, la classe è giunta quasi naturalmente a discutere sull’infinito in matematica. Lo studio dei solidi regolari e del modello kepleriano di Universo ha portato alla realizzazione dei cinque solidi platonici.
Da queste prime ricche esperienze è nata in Merlo l’idea di strutturare una libera attività pomeridiana di laboratorio di Matematica e Tecnologia da proporre a tutti gli alunni dalla prima alla terza classe; l’attività consisteva in un progetto, spesso ambizioso, che mirava ad approfondire concetti rilevanti in ambito matematico con anche la realizzazione di modelli in scala. Ecco allora alcuni esempi; lo studio dei poligoni regolari e la riproduzione di un particolare del pavimento della Basilica di San Vitale a Ravenna; la costruzione di un modello in scala 1:100 del ponte di San Michele a Paderno d’Adda che ha portato alla realizzazione di un manufatto di 2,66 metri di lunghezza e di 0,85 metri di altezza; la costruzione del plastico di Grigna, Grignetta e Resegone, cime delle Prealpi Lombarde, realizzata a partire da cartine 1:10000, con un interessante passaggio da una rappresentazione bidimensionale a un modello tridimensionale; lo studio delle coniche e la costruzione dei modelli dei ponti progettati dall’architetto Santiago Calatrava per l’Autostrada A1 e l’Alta Velocità a Reggio Emilia.
Il libro non è solamente la descrizione di quanto realizzato e del percorso secondo cui si sono sviluppati i diversi progetti (e già questo giustificherebbe la sua pubblicazione) ma si caratterizza anche per una serie di riflessioni personali che mettono in evidenza la ricchezza dell’esperienza professionale dell’autore e che costituiscono un interessante spunto di riflessione. Sono osservazioni distribuite lungo il testo, sollecitate dalle diverse situazioni via via descritte, ma legate da un preciso filo conduttore.
L’attenzione ai ragazzi e alla loro crescita è costantemente presente nel lavoro di Merlo: «Qui capii che prima dei programmi, delle spiegazioni, delle interrogazioni c’è anche una questione affettiva che i ragazzi avvertono; lo scopo non è la disciplina in quanto tale […], ma questa è lo strumento attraverso il quale ognuno, lavorando come può, dentro i suoi condizionamenti, può scoprire qualcosa di sé e trovare la sua strada anche se il suo atteggiamento o il suo lavoro non corrispondono ai nostri modelli.» (p. 79).
In questa crescita dei ragazzi la figura del docente gioca un ruolo determinante: «Spesso mi è capitato di verificare che, quando trovano davanti a sé qualcuno in cui intravedono la possibilità di una strada bella e adeguata a loro, sono disposti a mettersi in gioco senza paura di essere giudicati. E prendono quota nel cammino della vita, non solo in una particolare disciplina.» (p. 54).
Il docente però deve avere uno sguardo personale, attento alle caratteristiche di ognuno: «Credo che in classe occorra molta pazienza, calibrare bene il lavoro, non “mollare” mai e recuperare sempre, un passo alla volta. Credo che, dove si può, si debba spingere, altre volte frenare, ma soprattutto esserci: stare con i ragazzi con tutta la nostra persona.» (p. 104).
Altro aspetto importante, spesso evidenziato, è l’unità tra i docenti, il loro lavorare insieme, che ha ricadute importanti sulla classe: «[…] l’unità ideale o perlomeno un atteggiamento di empatia, il dialogo sincero con i colleghi, anche se si hanno opinioni o idee diverse, è subito apprezzato dai ragazzi e per loro è sostegno per un cammino in cui vedono in atto qualcosa che poi possono vivere anche fra di loro.» (p. 71).
Nelle ultime pagine Merlo ci propone due osservazioni che mettono in evidenza la validità generale dell’esperienza descritta nel libro: «Ora dopo diversi anni di questi lavori […] mi sento di poter dire che abbiamo elaborato un metodo di lavoro […] che possiamo lasciare in eredità alla nostra scuola […]; d’altra parte credo anche che questi lavori possano offrire spunti utili allo svolgimento della normale attività didattica.» (p. 148).
E ancora: «Un’altra cosa che mi ha impressionato è il rapporto professori-alunni […], non c’era quel timore reverenziale che tante volte porta il ragazzo a cercare di dare un’immagine di sé che tende a corrispondere alle aspettative dell’insegnante, neppure c’era, però, quella sorta di sentimentale familiarità che poi rischia di portare a una mancanza di rispetto. Dentro il lavoro insieme si è creato quel giusto rapporto dove, stando ognuno al proprio posto, si sono visti ragazzi desiderosi di imparare a svolgere ciascuno il proprio compito senza paura delle difficoltà. Liberi di chiedere un aiuto agli adulti per poter essere contenti di realizzare la propria parte e stupirsi al termine nel vedere l’opera completata.» (p. 145).
Ripercorrendo, accompagnati dal vivace racconto di Merlo, la ricca e varia attività dei pomeriggi di laboratorio, si comprende il significato della domanda presente nel titolo che percorre sotto traccia tutto il libro. Lo stesso autore ce lo spiega: «Credo che nelle nostre proposte didattiche ed educative si debba partire sempre da una domanda presente sullo sfondo del nostro cuore: Che ne sarà di loro? Noi non possiamo pensare di sapere cosa sarà di quello che vediamo oggi. Ogni ragazzo si presenta a noi come mistero, […], la cui storia noi possiamo accompagnare, ma non pretendere di sapere già.» (p. 56).
Paolo Merlo
Che ne sarà di loro?
La bellezza di conoscere facendo
Editrice Mimep-Docete, Pessano con Bornago 2022
Pagine 191 euro 12,00
Recensione di Mario Guzzi
© Pubblicato sul n° 82 di Emmeciquadro