Nella introduzione gli autori dicono: «Viviamo infatti un momento straordinario della storia della conoscenza. I progressi della matematica e della fisica sono stati tali che argomenti considerati fuori dal sapere umano come il tempo, l’eternità, l’inizio e la fine dell’Universo, l’improbabilità delle leggi dell’Universo e della comparsa della vita, sono diventati oggetti di studio da parte della scienza». E ancora: «la nostra capacità di accettare una tesi, scientifica o meno, non dipende dalle prove razionali che la sostengono, ma anche dalla posta emotiva legata alle sue conclusioni […]. Per stabilire chiaramente il valore delle prove che presenteremo, inizieremo con l’esaminare che cos’è una prova in generale, e nell’ambito scientifico in particolare».
Nella prima parte viene presentato il sommario delle prove scientifiche più recenti: morte termica dell’Universo, Big Bang, constatazione della regolazione fine dell’Universo con il principio antropico che ne consegue e per ultimo passaggio dalla materia inerte a quella vivente.
Nella seconda parte viene presentato l’inventario delle prove razionali esterne all’ambito scientifico. Rientrano in questo ambito domande come: «quale è l’origine delle verità inspiegabili della Bibbia?», «Chi può essere Gesù?», «Che cosa è davvero successo a Fatima nel 1917?», «L’umanità può davvero scegliere tra il bene e il male?».
La terza parte vuole controbattere una volta per tutte alle obiezioni più comuni quali: «Dio non è necessario per spiegare l’Universo», «La Bibbia è solo un insieme di leggende primitive intessute di errori», «Le religioni causano le guerre», «Se Dio esiste come si spiega il male?».
«Quando si entra in argomenti sensibili che, per quanto scientifici, hanno assunto in parte anche un significato politico, come il cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente, l’interesse per l’energia nucleare e il marxismo economico, solo per citarne alcuni, l’intelletto non è più libero di ragionare normalmente perché le opinioni politiche, le passioni e gli interessi personali interferiscono con la ragione. Questo fenomeno è particolarmente evidente quando si affronta la questione dell’esistenza di un dio creatore […] Alla fine di una ricerca, essere costretti a riconoscere che potremmo essere nient’altro che creature nate e dipendenti da un creatore equivale per molti a mettere seriamente in discussione la propria autonomia […] Non sorprende quindi che questo argomento , invece di una discussione razionale, susciti reazioni che vanno spesso dall’indifferenza annoiata alla derisione fino al disprezzo e persino alla violenza […] L’ideologia e le emozioni possono quindi rendere difficile accettare la verità e l’analisi imparziale delle prove in grado di rivoluzionare la nostra concezione del mondo».
Paradigmatico da questo punto di vista è quanto riportato nel capitolo 5 a proposito della teoria del Big Bang proposta da George Lemaître: «L’articolo di Lemaître suscitò grande scalpore. Albert Einstein lo lesse meravigliato, ma restò prigioniero dei sui pregiudizi nei confronti dell’espansione dell’Universo: ‘I suoi calcoli sono giusti ma la sua idea di fisica è abominevole’, gli rispose nel 1927 in occasione del famoso congresso Solvay che riuniva a Bruxelles i più importanti fisici dell’epoca. ‘Una fisica da curato’ ironizzava Einstein in privato.»
Molto più pesante e gravida di conseguenze per la vita dei cosmologi fu la critica alla teoria del Big Bang nel mondo sovietico. «Nel 1934 uno di fedelissimi di Stalin, Andrej Zdanov, viene nominato segretario generale del partito comunista di Leningrado […] riassume le posizioni sovietiche sul Big Bang in poche parole al vetriolo: ‘I falsari della scienza vogliono far rivivere la favola dell’origine del mondo a partire dal nulla!’ Il suo obiettivo? Dare la caccia senza pietà e scovare: ‘gli agenti dell’abate Lemaître’. Tutti coloro che hanno la sventura di dire o scrivere che l’Universo è in espansione vengono quindi sistematicamente eliminati».
E identicamente l’ideologia che sostiene i teorici del nazismo per la «‘cosmogonia glaciale’ […] L’Universo esiste dall’eternità perché poggia da sempre sul regno senza inizio e senza fine del ghiaccio eterno […] dal cuore del ghiaccio emergerà una razza superiore, dei giganti biondi dagli occhi azzurri, i germogli di una nuova umanità. Questa idea folle di un Universo eterno suscita subito l’entusiasmo di Hitler. Di conseguenza, nel marzo del 1933 l’assurda ‘cosmogonia glaciale’ diventa la teoria ufficiale del Terzo Reich e Hitler in un incontro con Plank dirà: ‘la scienza ebraica corrompe le idee dell’Universo e tenta di farci credere che questo non esista da sempre’». L’opposizione ai sostenitori della finitudine dell’Universo coinvolgerà Einstein, Stern, Born e molti eminenti fisici e matematici che saranno costretti a lasciare la Germania.
Ma anche in tempi più recenti gli attacchi alla teoria del Big Bang non sono mancati fino a quando nel 1964 Penzias e Wilson non scopriranno la famosa radiazione fossile, la misteriosa eco dell’inizio che diventerà il primo pilastro nella costruzione definitiva di una teoria del Big Bang. I capitoli dal 4 al 16 illustrano le prove legate alla scienza a cui fa da sfondo la premessa citazione di Karl Popper: «Nelle scienze empiriche, che sono le sole a poter fornire delle informazioni sul mondo in cui viviamo, le prove non esistono, se con prova intendiamo un fatto che stabilisca una volta per tutte la verità di una teoria». Sulla base di questa osservazione, se è sicuramente da apprezzare lo sforzo degli autori nella rassegna delle prove pro e contro l’esistenza di Dio, ci sembra di dover concordare con gli autori che: «questo libro non ha la pretesa di dimostrare l’esistenza di Dio». Negli ultimi mesi del 2024 sul quotidiano Avvenire e sul suo nuovo inserto Gulliver è comparsa la pubblicità di questo libro a piena pagina. In data 13/12/2024 è poi comparso un contributo dell’astrofisico Piero Benvenuti (Professore Emerito dell’Università di Padova) che raccomando per il suo contenuto di chiarezza anche rispetto alle tesi esposte nel libro di Bollorè e Bonassier.
Nell’articolo vien citata una frase del De Coelo di San Tommaso: «Le ipotesi alle quali gli astronomi antichi sono giunti, non sono necessariamente vere; anche se sembra che ammesse tali ipotesi esse siano risolutive non c’è bisogno di dire che sono vere. Perché può darsi che le osservazioni astronomiche si possano descrivere in un altro modo non ancora afferrato dagli uomini». Nella storia della scienza questo è avvenuto e avviene continuamente.
Risulta quindi un’illusione inseguire una definitiva e risolutiva Teoria del tutto come fatto da Stephen Hawking in uno dei suoi celebrati best seller. Risulta inoltre altrettanto pericoloso e fuorviante utilizzare i risultati di una teoria scientifica per trarre conclusioni filosofiche e teologiche definitive. Un’altra illuminante citazione è tratta dalla Summa contra Gentiles: «Risulta con chiarezza l’incongruenza di chi cerca la creazione con argomenti desunti dalla natura dell’Universo o dalla sua evoluzione. Come se la creazione, al pari delle altre mutazioni, dovesse prodursi in un soggetto; e come se il non-essere dovesse trasformarsi nell’essere nello stesso modo in cui l’acqua si trasforma in vapore. La creazione infatti non è una mutazione, ma è la dipendenza stessa dell’essere creato in rapporto al principio che lo fa esistere.
Essa appartiene quindi alla categoria di relazione». La creazione non può più essere considerata come un evento che avviene una volta per tutte nello spazio e nel tempo ma piuttosto come una relazione a-temporale, una Creatio continua, che mantiene in esistenza tutta la realtà, fisica e metafisica, in ogni istante. Conclude Benvenuti: «Meditare sulla creazione come relazione, come suggerisce Tommaso, mi sembra molto più interessante e salvifico che ricercare improbabili prove scientifiche della creazione come inizio dell’Universo».
Michel-Yves Bolloré, Olivier Bonassies
Dio La scienza Le prove
Sonda Editore, 2024
Pagine 612 euro 24,00
Recensione di Renzo Gorla