«Fate quello che potete, se non riuscite a fare qualcosa che volevate fare, sarete perdonati, ma se non volete provare a fare qualcosa, non sarete perdonati». Questa citazione di Nikolaj Vavilov (1887-1943) ha i connotati dello spirito che lo animava e dell’intraprendenza che gli è stata d’aiuto per superare i diversi ostacoli che ha dovuto affrontare nella vita, a partire dallo sconvolgimento provocato dalla rivoluzione russa, dalle carestie del suo paese e dalle guerre mondiali.



La sua determinazione derivava dall’idea sacrale che la scienza fosse un’immensa forza volta al perseguimento del bene comune universale che, nella sua professione, si identificava con l’applicazione dei metodi della genetica agraria alla risoluzione della piaga della fame in Russia e sulla Terra.

Laureatosi alla prestigiosa Accademia Agraria Petrovskaja di Mosca nel 1910, decise che la sua vita sarebbe stata dedicata alla ricerca e alla selezione delle piante e fu influenzato da figure di spicco dell’epoca quali William Bateson (1861-1926) e Robert E. Regel (1867-1920). Il primo, propugnatore delle teorie dell’ereditarietà di mendeliana memoria e il secondo, direttore dell’Orto Botanico di San Pietroburgo – avviò la prima raccolta di piante coltivate russe – permisero a Vavilov di assumere un lavoro all’Ufficio di Botanica Applicata di San Pietroburgo. Contemporaneamente iniziarono, per Vavilov, i viaggi all’estero che gli permisero di conoscere l’Istituto Botanico di Cambridge, che conteneva la biblioteca personale di Darwin, e l’Istituto Pasteur di Parigi che conduceva esperimenti nelle aziende agricole alla periferia della capitale. Lo scoppio della prima guerra mondiale restrinse la sua possibilità di viaggiare sul continente, ma non impedì a Vavilov di attraversare la Persia alla ricerca di specie vegetali adatte alla coltivazione i cui semi portò a Mosca. Nell’estate del 1917 due università entrarono in competizione per assicurarsi il talento di Vavilov: quella di Saratov e di Voronèz. Vavilov scelse Saratov e un mese dopo la rivoluzione di ottobre del 1917, proprio quando il paese stava avviandosi verso una carestia, riuscì a piantare oltre dodicimila ibridi di grano e di orzo tra i quali quelli che aveva raccolto nelle sue spedizioni recenti.



Si trasferì a Pietrogrado (la odierna San Pietroburgo che dal 1924 al 1991 si chiamò Leningrado) per assumere la guida dell’Ufficio di Botanica applicata proprio quando Lenin legalizzò il libero commercio dei generi alimentari. Ciò portò una relativa pace nelle aree rurali anche se non impedì la terribile carestia del 1922. Tornato da un viaggio in America con 61 scatole di semi facili da trovare nel resto del mondo ma ignoti in Russia, moltiplicò le stazioni riproduttive sperimentali dove coltivare le specie vegetali giunte dall’estero. Viaggiò sempre molto e nel 1924 toccò per la prima volta l’Afghanistan dove scoprì la segale selvatica, l’erba medica e il trifoglio persiano. Inoltre raccolse semi di varietà di grano a resa elevata, oltre a fagioli e cotone che consentivano una produttività superiori alle varietà di cui era a conoscenza.



Era essenziale proseguire su questa strada e, nel 1926, Vavilov viaggiò nei paesi africani del Mediterraneo dall’Algeria al Libano recuperando varietà locali di diverse specie da coltivare nelle stazioni sperimentali sovietiche che avevano raggiunto il numero di 115 dal Turkmenistan a Sud a Murmansk a Nord, da Kaunas a Ovest a Vladivostock a Est.

Nel gennaio del 1929 – lo stesso anno in cui salì al potere Stalin – Vavilov, che nel frattempo era diventato responsabile di 111 centri di ricerca e di 300 stazioni sperimentali, organizzò a Leningrado il Primo Congresso Internazionale di Genetica in cui si sarebbe discusso di selezione e riproduzione di piante e animali. Lo stato sovietico sosteneva la ricerca dei biologi sovietici, ma occorre notare che aveva un intento politico, ossia proclamare gli obiettivi del nuovo piano quinquennale staliniano in campo agricolo: un aumento del 35% della produzione cerealicola media per ettaro! Il 1929 è anche l’anno in cui inizia un’aspra disputa tra i sostenitori del lamarckismo e i genetisti che affermavano la realtà del gene come sostanza ereditaria. Il lamarckismo aveva fascino su chi aveva una scarsa preparazione teorica come Trofim Lysenko (1898-1976) che ipotizzava come il fattore ambientale più importante nello sviluppo di una pianta fosse la temperatura. Quello che Lysenko non voleva vedere è che le varietà invernali delle piante che studiava (frumento e segale) possono produrre un raccolto maggiore rispetto a quelle primaverili, ma potevano anche perire durante gli inverni troppo rigidi. In ogni caso furono programmati, anche grazie all’intervento di Vavilov, tre interventi sui metodi di trattamento dei semi con un periodo freddo.

A Mosca però tutto questo non bastava, si volle puntare a un obiettivo che, secondo la linea governativa, avrebbe potuto essere raggiunto solo grazie alla collettivizzazione e a un sistema pianificato dell’agricoltura in cui doveva essere coinvolta l’ampia massa dei contadini delle fattorie statali. E così i normali dieci anni necessari per sviluppare nuove varietà colturali – come suggerito da Vavilov – dovevano essere ridotti a quattro e per il grano addirittura a due anni! Naturalmente Lysenko, in questo tormentato periodo, vide aprirsi delle opportunità e così, senza fornire alcun dato sperimentale, nel 1934 riferì di aver portato al 40% la produzione di grano dell’Azerbaigian coltivato a Odessa per mezzo del suo metodo di vernalizzazione, cioè variando la temperatura durante la crescita delle piante. Lysenko legava i suoi esperimenti (quando erano eseguiti) alla variazione della temperatura, luce e umidità dell’ambiente per spingere modificazioni nella pianta. Ma tutto ciò si opponeva alle tecniche di Vavilov che sperimentava metodi legati alla teoria della genetica.

La partecipazione al VI Congresso interazionale di Genetica del 1932 a cui era presente il gotha mondiale della scienza di questa disciplina permise a Vavilov di visitare il Canada, dove raccolse varietà di grano a rapida maturazione e resistenti a diverse malattie, e il Sud America dove si occupò di selezionare diverse varietà di patate assieme alle migliori varietà di lino e mais. Nonostante stesse portando in patria una quantità enorme di semi, gli agenti di Stalin aprirono un fascicolo per accusare Vavilov di operare come agente antisovietico nel corso delle sue spedizioni.

Nel 1933 in Russia scoppiò un’altra carestia che avrebbe portato 5.000.000 di vittime in Ucraina. Questa carestia era il frutto delle confische forzate di cereali nelle fattorie, ma nonostante questo Lysenko rivendicò una serie di nuovi successi nella selezione delle varietà vegetali, ognuno meno credibile del precedente perché collegati alle richieste di Stalin di avere risultati in tempi brevi.

Mentre Vavilov insisteva perché tutti gli incroci tra piante per produrre ibridi venissero eseguiti seguendo i dettami della genetica mendeliana, Lysenko si rifiutò di adeguarvisi perché ciò avrebbe reso evidente la mancanza di scientificità delle sue teorie. Ora appoggiava vecchie teorie ottocentesche, come quelle di Lamarck dell’eredità dei caratteri acquisiti, ora respingeva le teorie genetiche sostenendo pervicacemente le variazioni operate dall’ambiente sui geni. Ma il governo si schierò con Lysenko che cercò di contrastare i risultati contenuti nella pubblicazione di Vavilov intitolata Principi teorici della selezione del grano affermando, senza un minimo di pudore scientifico, che poteva modellare l’eredità di un vegetale e portando l’esempio di una pianta di grano invernale costretta nel corso di diverse generazioni – mediante la modificazione del suo ambiente – a diventare grano primaverile. In questa spietata lotta tra accademici la stampa di partito parteggiava per Lysenko e i neolamarckiani arrivando ad accostare le credenze dei genetisti a quelle dei preti: il concetto di gene, dicevano, era equivalente all’idea di «corpo dell’anima» e indicava Vavilov come capofila di questa scienza definita inaccettabile per il partito. I mendeliani furono attaccati come antidarwiniani nonostante la considerazione della comunità scientifica internazionale sulla genetica.

Quando dal Cremlino Stalin ordinò di «combattere i grandi sacerdoti della scienza» Lysenko ne approfittò per attaccare Vavilov quale dirigente dell’Istituto di Leningrado nominando i suoi uomini in posizioni di vertice. Era la premessa necessaria all’arresto di Vavilov che, spogliato del suo ruolo, non avrebbe potuto più difendersi perché la possibilità di ogni discussione scientifica si era chiusa. Lysenko non era interessato al costruttivo dialogo scientifico che un tempo Vavilov gli aveva offerto, voleva solo umiliarlo come scienziato e sconfiggerlo definitivamente affermando che l’unica vera scienza da rispettare era il marxismo e non certamente la genetica. Nonostante l’enorme mole di pubblicazioni scientifiche fornite da Vavilov e dai membri del suo Istituto la polizia arrestò Vavilov mentre dirigeva una spedizione scientifica sulle pendici dei Carpazi nell’agosto del 1940. Iniziò il calvario di Vavilov e della sua famiglia che lo accompagnò sempre stabilendosi in abitazioni prossime al gulag. Accusato di essere un membro attivo di un’organizzazione che promuoveva la distruzione del potere sovietico, nonché una spia dei servizi segreti esteri, fu condannato a morte, pena commutata al carcere in una regione remota alla fine di ottobre del 1941 dove, probabilmente, morì di fame. Quando la notizia trapelò in Occidente le più importanti riviste scientifiche tra cui Nature scrissero necrologi che lo ricordarono come un botanico di eccezionale valore che aveva gettato le fondamenta di ogni futuro progresso nel campo delle piante coltivate.

Lysenko sopravvisse nel suo ruolo anche alla scoperta del DNA da parte di Watson e Crick e alla nuova era della genetica molecolare, ma la riscoperta del valore di Vavilov e la sua conseguente riabilitazione non tardarono a venire: Vavilov era da considerarsi in «Occidente e Unione Sovietica uno dei massimi genetisti del XX secolo, un simbolo dei migliori aspetti della scienza sovietica e un martire della verità scientifica». (Dictionary of Scientific Biography, XV, Supplement I, Topical Essays, Charlers Scribner’s Sons, New York 1978, pagina 505). Ma era ormai il 1978 …

La collezione mondiale di Vavilov rappresenta la sua più duratura eredità: i semi della collezione dell’Istituto di Botanica di San Pietroburgo sono attualmente richiesti da quanti vogliono proteggere e preservare la variabilità genetica delle piante alimentari mondiali.

 

Peter Pringle

Il Genio dei semi. Nikolaj Vavilov, pioniere della biodiversità

Donzelli Editore, Roma 2023

318 pagine, euro 28,00

ePub con social DRM euro 14,99

Recensione di Gianluca Visconti

 

© Pubblicato sul n° 85 di Emmeciquadro

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